Il calcio, il futuro televisivo, il mancato ingresso dei fondi: ecco perché l’Atalanta ora è alleata delle grandi società

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C’ era una volta l’Atalanta, la regina delle provinciali: fatta eccezione per i club dei capoluoghi di regione (Torino, Milano, Roma, Firenze, Bologna e Napoli) nessun altra società vantava (e vanta tuttora) più campionati di Serie A a girone unico. Salvo rari casi, però, la permanenza nella massima serie era contraddistinta da piazzamenti nella parte destra della classifica: addirittura 40 su 60 partecipazioni. Dall’introduzione del girone unico, nel 1929/30, solo nel biennio 1988-1990 con Emiliano Mondonico il club nerazzurro era riuscito a piazzarsi per 2 stagioni di fila tra le prime 7 della Serie A. Questo, unito alla scarsità numerica della propria tifoseria rispetto a una dozzina di altri club, comportava un ridotto peso «a palazzo», nel momento di scegliere per chi o cosa votare in Lega o Federcalcio. Da quando invece Gian Piero Gasperini è sbarcato a Bergamo l’Atalanta ha infilato 4 campionati di fila fra le prime 7 e un quinto sta per essere aritmeticamente raggiunto grazie ai 18 punti di vantaggio sul Sassuolo, ottava forza del torneo. Ciò ha considerevolmente aumentato i diritti tv incassati dal club orobico, come abbiamo visto in un altro approfondimento. Essendo diventato un avversario scomodo sono emerse anche antipatie da parte delle altre società. Tredici mesi fa Andrea Agnelli, presidente della Juventus, se ne uscì con questa frase in occasione di Business of Football Summit, il forum organizzato dal Financial Times: «Ho grande rispetto per quello che sta facendo l’Atalanta ma senza storia internazionale e con una grande prestazione sportiva ha avuto accesso diretto alla massima competizione europea per club. È giusto o no?». Decisamente più prolungati gli screzi con la Lazio, intensificatisi dopo la finale di Coppa Italia del 2019, quella del rigore non concesso per il mani di Bastos. Dagli insulti post partita di Claudio Lotito a Gasperini al rifiuto di concedere l’anticipo dello scontro diretto del marzo 2020 che avrebbe permesso all’Atalanta di riposare un giorno in più prima del ritorno degli ottavi di Champions League con il Valencia. Ma un conto sono i litigi per quanto avviene in campo, un altro gli interessi economici. Per realizzare questi ultimi infatti l’Atalanta ha stretto alleanze con società di cui dovrebbe essere nemica, almeno a leggere le polemiche a mezzo stampa. Parliamo per esempio delle citate Juventus e Lazio, ma anche di altre, come dimostra l’atto di sfiducia presentato ieri nei confronti di Paolo Dal Pino (presidente della Lega di Serie A) da Juventus, Inter, Lazio, Napoli, Atalanta, Fiorentina e Verona. L’accusa è il colpevole ritardo sull’assegnazione dei diritti tv a Dazn per il prossimo triennio. Approfondiamo ulteriormente.