Il calcio e i diritti tv: ecco perché l’Italia è messa peggio di tutti (e quanto incidono quei soldi per l’Atalanta)

scheda. L’approfondimento di Enrico Mazza/2

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N el precedente approfondimento, che potete leggere QUI , abbiamo descritto la situazione dei diritti Tv in Francia ed Inghilterra, due situazioni opposte tra loro, da una parte un campionato che non trova compratori, dall’altro la Premier League che ha blindato i ricavi per i prossimi 5 anni. Ci occupiamo ora della Spagna per raccontare uno scenario ancora differente: la Liga infatti guidata da Javier Tebas è stata l’unica associazione ad istituire una nuova media company per la gestione dei diritti cedendone una partecipazione pari al 8% al fondo di investimenti Cvc Capital Partners ed incassando circa 2 miliardi di euro, concedendo come corrispettivo una quota sempre dell’8% sull’incasso dei diritti fino al 2071. Quello spagnolo è stato tra i campionati Top quello che ha negoziato meglio il rinnovo fino al 2029, in questo caso con esclusiva a Dazn, per un incasso di 1,6 miliardi, compresi i diritti internazionali, senza subire cali dal precedente contratto. Ma torniamo all’accordo del dicembre 2021 denominato La Liga Impulso: “E’ un progetto per crescere e non per indebitarsi, è logico che non trovi i favori del Real Madrid perché è un progetto contro la SuperLega” queste le parole di Tebas dopo la firma che non bastarono a smorzare le polemiche. Per comprendere meglio occorre ritornare a quel periodo: gli stadi sono chiusi e le società spagnole pesantemente indebitate, la liquidità fornita da Cvc, sia alla Premiera che alla Segunda Liga, risultò una boccata d’ossigeno pur avendo accettato i termini secondo i quali le nuove risorse devono essere investite per il 70% nelle infrastrutture, per il 15% per il tesseramento dei giocatori e per il residuo 15% per ripianare i debiti.