Dopo l’approvazione nell’assemblea dell’11 aprile, cominciamo una serie di tre approfondimenti sui conti dell’Atalanta. Una vera analisi di bilancio, che non si limiterà ai conti del 2021 ma li confronterà con quelli degli esercizi precedenti. Appuntamento per oggi, giovedì 14 e venerdì 15 aprile.
È meglio essere ottimisti ed avere torto, piuttosto che pessimisti ed avere ragione. Lo sosteneva Albert Einstein che invitava a guardare al futuro con fiducia ma non occupava il ruolo di amministratore d’azienda e pertanto non doveva attenersi al principio di prudenza. L’articolo 2423 bis del Codice Civile stabilisce infatti che nella redazione del bilancio si debba tener conto dei rischi dell’esercizio anche se conosciuti dopo la chiusura di questo. Non a caso, nella Relazione sulla Gestione che accompagna i bilanci aziendali, inclusi quelli delle società calcistiche, è presente una sezione intitolata “Principali rischi e incertezze”. Dopo aver esposto i vari rischi, la Relazione che un anno fa accompagnava il bilancio consolidato 2020 dell’Atalanta, firmata da Antonio Percassi, presidente del Consiglio di Amministrazione, si concludeva con queste parole: «È pertanto prevedibile che i dati del 2021 saranno significativamente influenzati dall’evoluzione delle politiche contenitive del virus Covid-19». Un pessimismo che, con il senno di poi, non aveva ragione di esistere perché anche nel 2021 la società nerazzurra è riuscita a mettere insieme una serie di valori che non hanno eguali nel calcio italiano. L’utile al netto delle tasse è infatti di 35.142.575 euro, il secondo più alto della storia dell’Atalanta, inferiore solo ai 51.738.249 euro del 2020. Per il club bergamasco è il sesto utile consecutivo: nel 2019 fu di 26.497.451 euro, l’anno prima di 23.958.355 euro, nel 2017 di 26.682.658 euro e nel 2016 di 256.916 euro. Il totale di questi sei anni è di oltre 164 milioni di euro, un altro record senza precedenti tra le altre società di Serie A e difficilmente eguagliabile a breve termine.