T erzo giro e ultima corsa. Dopo un’attesa durata oltre 2 anni e mezzo è ripreso il cantiere al Gewiss Stadium dove all’appello manca solo la nuova curva Sud. Lo scorso 5 giugno, poche ore dopo il fischio finale di un’Atalanta-Monza che ha riconsegnato l’Europa (League) ai nerazzurri, è scesa in campo l’artiglieria pesante: ruspe, gru, escavatori, giganteschi mezzi da demolizione per scrivere una nuova pagina della storia del vetusto impianto inaugurato nel 1928. Non proprio altroieri. La Sud è l’ultimo pezzo che manca a un restyling tecnicamente iniziato nell’estate del 2015, ma completamente in capo alla società nerazzurra solo da quella del 2019 quando si è cominciato a mettere mano alla Nord. Il primo intervento era stato difatti effettuato con l’impianto ancora di proprietà del Comune che l’avrebbe ceduto da lì a 2 anni: la sistemazione della tribuna centrale con tanto di pitch view, soluzione poi copiata in diversi stadi del Belpaese, dove comunque le trasformazioni sono ancora ferme al palo.
Ecco, ripartiamo ancora da qui, da quanto fatto nelle altre piazze italiane. O meglio, non fatto, perché la situazione generale è una “Spoon river” di progetti. Tanta carta, zero cantieri. La querelle su San Siro, per esempio, sta raggiungendo livelli da sitcom: si parla di un possibile (c’è chi dice probabile e chi certo…) intervento della Sovrintendenza per un vincolo al secondo ordine di anelli dell’impianto, il che porta a due (almeno) considerazioni. La prima: dove era quando per Italia ’90 è stato costruito il terzo anello che ha alterato in modo irrimediabile l’architettura degli anni 50, quelli del primo ampliamento? La seconda: ma una volta messo un vincolo che sostanzialmente cristallizza l’assetto di una struttura significativa e bella come poche, chi ci va a giocare, considerando che ora come ora San Siro non è assolutamente adatto alle esigenze (e al business) del calcio moderno? Il Milan sta palleggiando tra le ipotesi Sesto San Giovanni e San Donato (in pole), l’Inter guarda a Rozzano, il rischio è quello di salvare uno stadio destinato comunque a venire abbandonato perché nessuna delle due squadre della capitale italiana del calcio ci vuole più giocare.
A Firenze puntavano (un mezzo azzardo, va detto…) sui fondi del Pnrr e ora sono rimasti con il classico cerino in mano. Idem a Venezia. Da Bologna le ultime dicono di un via ai lavori l’anno prossimo con termine previsto per il 2027, a Cagliari (dove c’è in campo la bergamasca Costim) la Conferenza di servizi è convocata per inizio luglio, lo stadio sarà intitolato a Gigi Riva, ma sui tempi in pochi si pronunciano. Salvo la prospettiva degli Europei del 2032, se verranno assegnati all’Italia. A Napoli Aurelio De Laurentis ogni tanto tira fuori l’idea di rimettere mano al San Paolo, alternata alla minaccia - nel caso di mancata collaborazione del Comune - di costruirne uno nuovo nel casertano. Nella vicina Salerno, infine, un’intera curva è chiusa da mo’ perché priva delle necessarie misure di sicurezza e prefiltraggio.