C ome ogni economista può confermare, non tutti i debiti sono uguali: ci sono debiti buoni e debiti cattivi. A quest’ultima fattispecie appartengono i debiti delle società calcistiche per gli stipendi troppo alti, anche se non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. I 555 milioni di euro che il Barcellona sta elargendo in questo quadriennio a Lionel Messi sembrano un importo esagerato, eppure nello stesso arco di tempo secondo la società Diagonal Investments l’argentino ha fruttato al club blaugrana il 30 per cento dei suoi ricavi. Il saldo è quindi positivo per 235,61 milioni di euro. Naturalmente, escludendo le prestazioni sportive che per loro natura sono imprevedibili, si contano sulle dita di una mano i calciatori in grado di garantire introiti aggiuntivi superiori al proprio stipendio. Sotto la voce debiti buoni rientrano invece tutte quelle operazioni che richiedono un prestito per un investimento che andrà a beneficiare il club per decenni: è il caso, per esempio, della costruzione di un nuovo stadio. Non a caso nel calcolo del Fair Play Finanziario non rientrano i debiti attinentI alla costruzione e alla modifica sostanziale dello stadio o delle strutture di allenamento per i primi 25 anni in cui questa infrastruttura è pronta per l’uso. Ed è proprio ciò che differenzia in questo momento le due grandi di Spagna: il Barcellona ha un miliardo e 173 milioni di euro di debito per lo più dovuto a salari e stipendi esagerati e ad operazioni di mercato dagli importi inimmaginabili. Dai 145 milioni al Liverpool per il cartellino di Philippe Coutinho ai 120 milioni di euro per quello di Antoine Griezmann, passando per i 140 milioni di euro per Ousmane Dembélé e gli 86 milioni di euro per Frenkie De Jong. Diverso è il caso del Real Madrid il cui debito lordo è di 901 milioni di euro, una parte del quale serve a ristrutturare il Santiago Bernabeu. Vediamo i dettagli di questo tema.