O ltre 50 milioni di euro che facilmente dovrebbero diventare almeno 55 milioni di euro: è quanto ha generato finora la partecipazione dell’Atalanta alla Champions League attuale. Più quindi di quanto il club orobico ha incassato per l’edizione 2020/21 in cui concluse il suo cammino agli ottavi di finale contro il Real Madrid: in quell’occasione la partecipazione alla coppa dalle grandi orecchie le fruttò, solo dall’Uefa, 50,685 milioni di euro. Per l’edizione 2019/20, invece, grazie all’approdo ai quarti di finale, che il club nerazzurro giocò in gara secca sul neutro di Lisbona contro il Paris Saint-Germain, ricevette dalla confederazione europea una serie di bonifici per complessivi 56,54 milioni di euro. A questi si aggiunsero 6,89 milioni di euro per gli incassi di San Siro delle quattro partite casalinghe, contro Shakhtar Donetsk, Manchester City, Dinamo Zagabria e Valencia.
Ricavi in crescita
Quest’anno, invece, se dovesse approdare agli ottavi, anche uscendone subito, supererebbe i 75 milioni di euro. Merito del montepremi più ricco dei precedenti, sia in termini assoluti che sotto forma di distribuzione dei ricavi commerciali, un tempo definiti market pool e legati a tre variabili, gli sponsor del Paese, la posizione nell’ultimo campionato nazionale e il numero di gare giocate in quell’edizione della Champions League. A partire da quest’anno il reddito complessivo di Champions League, Europa League e Conference League è di 4,4 miliardi di euro annui, da cui vanno dedotti 387 milioni di euro per coprire le spese organizzative e amministrative delle competizioni. Dopo la deduzione di ulteriori somme, rimangono 3,317 miliardi di euro, a fronte dei 2,732 miliardi di euro della stagione sportiva 2023/24, per un aumento del 21 per cento.