I conti in perfetto ordine dell’Atalanta discendono indubbiamente dal vertiginoso incremento dei ricavi, passati in un solo triennio da 147,7 milioni di euro a 242 milioni di euro, ma anche dalla capacità del Consiglio di Amministrazione (nel quale il prossimo giugno entrerà a far parte Alessandro Michetti al posto di Matteo Percassi) di contenere l’aumento dei costi. La nostra analisi del bilancio dell’Atalanta, di cui abbiamo già pubblicato la parte sui ricavi (leggila QUI ) prosegue con la parte sui costi, che è interessantissima. Quando infatti migliorano i risultati sportivi, crescono inevitabilmente i costi, sia a causa dei premi di rendimento pagati ai calciatori e allo staff, sia per gli incrementi di stipendio che pretendono i tesserati per rinnovare, così come per i diversi valori dei cartellini dei giocatori acquistati: più si sale in classifica più è difficile che un club, anche estero, ceda giocatori a cifre basse. Nell’ultimo anno, il Valore della Produzione dell’Atalanta è cresciuto di 53,3 milioni di euro mentre il totale dei costi della produzione è aumentato di solo 18,8 milioni di euro, passando da 147,7 milioni di euro a 166.464.934 euro. Il rapporto tra i due aumenti è quindi del 35 per cento, un quoziente sognato dalla maggior parte dei club europei perché non stressa in alcun modo i conti.