Zone 30, Palafrizzoni punta al 55% di strade entro il 2029

MOBILITÀ. Nei 5 anni di mandato si passerà da 193,7 a 206,8 chilometri. Verranno privilegiate le vie interne ai quartieri.

Troppo ambizioso il piano di estensione delle zone 30 in città che aveva in mente la precedente amministrazione. E così la nuova Giunta ha rivisto al ribasso il numero degli interventi. La seconda Giunta Gori aveva posizionato l’asticella all’80% (ma un programma dettagliato di strade e di quartieri per arrivare a questa percentuale non era mai stato comunicato), mentre ora l’obiettivo dichiarato è «appena» il 55%. E neppure subito, com’era invece nelle intenzioni della passata amministrazione, bensì da qui ai prossimi cinque anni di mandato. Il nuovo piano di estensione delle zone 30 escluderà alcune arterie di passaggio da un quartiere all’altro della città, puntando piuttosto sull’istituzione del nuovo limite a trenta all’ora nelle strade più interne. Intenzioni che, in un certo senso, appaiono più concilianti rispetto alle dichiarazioni del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che si è sempre dichiarato contrario all’idea di «chiudere le città a suon di limitazioni e multe».

Il nuovo piano di estensione delle zone 30 escluderà alcune arterie di passaggio da un quartiere all’altro della città, puntando piuttosto sull’istituzione del nuovo limite a trenta all’ora nelle strade più interne.

In città le ultime zone 30, in ordine di tempo, sono state attivate nei quartieri di Carnovali e Conca Fiorita. Per le prossime si dovrà aspettare almeno il 2025. Nel programma della Giunta Carnevali gli obiettivi sono chiari: entro il 2029, come detto, il 55% delle strade del capoluogo di competenza del Comune saranno zone 30, con un incremento del 7% rispetto ad oggi, «dopodiché – spiega l’assessore alla Mobilità Marco Berlanda il programma potrebbe considerarsi concluso, a meno che non sorgano altri quartieri, o non sopraggiungano nel frattempo nuove esigenze». Il ridimensionamento rispetto alle aspettative della passata amministrazione è dunque evidente. «Quando si parla di zone 30, va fatta innanzitutto una premessa – rileva Berlanda –: si possono istituire, come prevedono le regole del ministero, nei quartieri a più alta densità abitativa, vicino alle scuole e ad altri luoghi da preservare, oppure in aree particolari, che rispondono alle caratteristiche delle nostre periferie. Sulle altre strade, e in particolare quelle che collegano più quartieri, il limite di velocità resterà quello attuale. Quello che ci siamo posti da qui ai prossimi 5 anni mi sembra un obiettivo di buonsenso».

Tredici km in più in 5 anni

Ad oggi in città ci sono 193,7 chilometri a zona 30 sui 402 chilometri di competenza comunale, pari al 48%. La rete stradale complessiva è di 442 chilometri, ma 30 chilometri ricadono sotto la competenza provinciale mentre altri 9,5 in quella di Autostrade per l’Italia. Lo scenario di piano, ovvero la previsione entro il 2029 porterà dunque all’aggiunta di altri 13,1 chilometri di zone 30, portando così il totale a 206,8 chilometri. Quando e dove saranno previste con esattezza le prossime zone 30 è ancora presto per saperlo: «Al momento non c’è un cronoprogramma – puntualizza Berlanda–; le ultime sono state attivate in aprile e per quest’anno non ce ne saranno altre». L’attivazione di nuove zone 30 è una delle richieste che la sindaca Elena Carnevali ha raccolto nei quartieri durante la campagna elettorale, insieme a quella relativa all’attivazione di più parcheggi dedicati ai residenti.

I quartieri interessati

Le zone della città sono già state individuate e riguardano alcune strade di quartieri, anche centrali, dove la presenza delle zone 30 è minore. Si parla dunque di Colognola (il quartiere che in assoluto ha meno zone 30 di tutta la città), San Tomaso, Malpensata, Celadina e altre vie più centrali comprese tra viale Papa Giovanni XXIII e Borgo Santa Caterina, escluse le strade principali. Ma non c’è ancora un calendario preciso. Per attivarle, l’amministrazione dovrà prima trovare i fondi da inserire nel Piano delle opere pubbliche. «Realizzare una zona 30 non significa soltanto mettere un bollo per terra e un cartello all’inizio e alla fine della strada – fa presente Berlanda –. In ogni situazione è necessario valutare interventi di vario genere, come il restringimento della corsia o la realizzazione di chicanes, dossi o piattaforme pedonali per proteggere i pedoni e i ciclisti. Parliamo di interventi più impegnativi e costosi, che necessitano di investimenti ad hoc».

Le prime furono istituite nel 2011

Le prime zone 30 hanno fatto capolino in città nel 2011 a Monterosso, Villaggio Sposi, San Tomaso, Longuelo, Colognola, Campagnola, Boccaleone e sui Colli. Dopo due anni, nel 2013, è stata istituita la prima zona 30 alla Malpensata. Nel 2016 l’arrivo in centro e in Pignolo, poi alla Celadina (2017), in Borgo Palazzo (2018) e Redona (2020). Negli ultimi tre anni il programma si è completato con l’estensione delle zone 30 a Loreto, Valtesse, Santa Lucia, Carnovali e Conca Fiorita. Resta aperto il tema del rispetto dei limiti in alcune strade (via Campagnola, via Rovelli e via Lochis): «Per la verità non registriamo obiezioni o contestazioni da parte dei residenti – conclude l’assessore –, perché c’è stata una gestione graduale o forse perché, rispetto ad altri interventi, le zone 30 incidono sui quartieri dove la velocità media è già piuttosto bassa. Il limite si attua non tanto per diminuire la velocità media dei veicoli, ma per contrastare gli eccessi di velocità».

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