Cronaca / Bergamo Città
Sabato 06 Agosto 2022
West Nile, in Lombardia virus «sorvegliato speciale»
L’allerta Solo due casi, ma Regione attenta: «Meglio giocare d’anticipo». L’infettivologo Benatti: numeri sottostimati, pochi sintomi per 8 infetti su 10.
Si chiama West Nile ed è una malattia provocata dall’omonimo virus che ha come serbatoi uccelli e zanzare del tipo Culex, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri veicoli di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi e trasfusioni di sangue. Nelle ultime settimane si è sviluppato un focolaio in Veneto (epicentro a Padova) con una quarantina di contagiati e 3 morti da giugno ad oggi, mentre in Lombardia – stando ai dati dell’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità – sono stati identificati 2 casi in donatori di sangue, ma è stata attivata la sorveglianza integrata su forme cliniche e donazioni di sangue e organi, per evidenziare la circolazione del virus prima della comparsa di infezione o malattia nell’uomo.
La sorveglianza
Dinanzi ai numeri del virus (in Italia 5 morti nel 2020, nessuno nel 2021 e già 5 nel 2022), cresce l’importanza dell’attività di sorveglianza e prevenzione. Nella maggior parte delle persone l’infezione non si manifesta con sintomi. Nel 20% si manifesta invece con sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea e nell’1% con febbre alta, convulsioni ed encefalomieliti, soprattutto tra anziani e fragili.
«Tramite il monitoraggio vengono allertati i dipartimenti medici e i centri sangue, unità operative che giocano d’anticipo su potenziali situazioni di criticità», rende noto l’assessorato regionale al Welfare dopo i primi casi registrati in Lombardia nel 2022. Una collaborazione multidisciplinare che spazia dalla sorveglianza su forme neuro-invasive nell’uomo e sui donatori, alla sorveglianza entomologica su zanzare e avifauna selvatica. Il virus, trasmesso all’uomo con la puntura di zanzare che si sono infettate con il sangue di uccelli infetti, sembra espandersi con il passare delle settimane: al 29 luglio sono 42 i casi confermati dall’Istituto Superiore di Sanità e 5 i decessi (3 in Veneto, uno in Piemonte e uno in Emilia Romagna).
Il vettore? Le zanzare
«Con gli uccelli migratori, spesso portatori di questa malattia e serbatoio naturale, insieme al vettore zanzara sul territorio nazionale, si è creata una circolazione in un Paese non
endemico come l’Italia, anche se l’uomo viene interessato tangenzialmente – spiega l’infettivologo Simone Benatti, dirigente medico dell’Unità di Malattie Infettive dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Ma i casi segnalati sono la punta di un iceberg. Almeno l’80% delle persone che si infettano con il virus del West Nile hanno un decorso paucisintomatico e non chiedono assistenza medica. L’incubazione del virus varia dai 2 ai 14 giorni e i sintomi dai 3 ai 10 giorni, spesso con stanchezza e mal di testa. Non esiste attualmente un vaccino per la febbre West Nile, la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare e usare repellenti per evitare che le zanzare si riproducano facilmente».
Le precauzioni
È consigliabile anche lo svuotamento frequente di vasi di fiori o contenitori con acqua stagnante, il cambio continuo di acqua nelle ciotole per gli animali e il posizionamento delle piscinette per i bambini in posizione verticale, quando non sono usate. «La donazione di sangue è fondamentale – ribadisce Benatti - ma se una persona non si sente bene e ha febbre o mal di testa è meglio che non doni il sangue. La malattia da West Nile dipende strettamente dalla presenza di zanzare in fase di attività e con l’aumento delle temperature e del riscaldamento globale aumentano i periodi di attività delle zanzare. La zanzara Culex resta l’attore fondamentale, l’anello di congiunzione tra una malattia virale degli uccelli e gli esseri umani, e gli anziani e i fragili sono i più esposti a un’evoluzione severa della malattia». Il virus West Nile, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda (distretto West Nile), si è diffuso in seguito anche in Europa, non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette ed è in grado di infettare altre specie animali, come i cavalli.
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