«Voglio riportare Bergamo in Europa»
Atalanta, intervista a Josip Ilicic

«Ho fiducia, il gioco c’è sempre stato, la nostra non era la posizione giusta
Questa è la serie A più difficile da quando sono in Italia: le piccole hanno imparato a difendersi»

Io voglio fare come l’anno scorso… Voglio portare la gente da Bergamo in giro per l’Europa…». Il bello di Josip Ilicic arriva sul fondo, quando l’intervista dell’antivigilia – che prima s’era allargata a più voci e poi è diventata una conferenza stampa – porta lo sloveno a sbilanciarsi. L’addetto stampa Andrea Lazzaroni è lì fermo sulla porta, ma non può nulla, capisce al volo che quella dello sloveno è una scelta. Perché fino a quel momento Ilicic aveva dribblato con disinvoltura tutte le domande pericolose, sembrava che fosse in campo a Verona non davanti a un microfono.

Ovvio che Josip ha parlato consapevolmente di Europa. Poi ha spiegato. «Io ho grande fiducia in questa squadra, perché ha qualità. È chiaro che quella della settimana scorsa non era la posizione giusta». E a seguire: «La squadra da tempo sta facendo le cose per bene. Il gioco c’è sempre stato, mancavano solo i gol. Li abbiamo trovati, adesso c’è il Parma e noi cerchiamo anzitutto conferme».

Quante conferme? Una contro il Parma? Due con la trasferta a Bologna? Poi arriverà l’Inter...
«Tutte le conferme possibili, noi giochiamo per vincere sempre. Ma non parlatemi di Bologna, quella è una partita lontanissima. Io penso al Parma, so che troveremo una squadra tosta che si chiude bene e riparte, so che dovremo giocare al meglio, Come dal Chievo».

Il Chievo, per la verità, ha ricordato a tutti il Frosinone...
«Io non guardo mai la classifica. Voglio solo vincere, ogni volta che gioco. Ma vi posso dire che sono in Italia dal 2011 e questo lo considero il campionato più difficile di sempre».

Ci spieghi. Cos’è cambiato?
«È cambiata l’attenzione difensiva soprattutto delle piccole squadre. Prima giocavano più aperte, cercando di attaccare. Oggi tutti hanno migliorato la fase difensiva e diventa complicato fare gol, quindi vincere. Anche perché poi magari gli altri arrivano una volta alla tua porta e hanno la fortuna di fare gol...».

L’Atalanta ne sa qualcosa.
«Appunto. Infatti dico che noi ci dobbiamo aggrappare al gioco, perché facendo calcio sarà meno difficile arrivare ai risultati. Questo è un gruppo competitivo, su questo non ho dubbi».

E adesso finalmente può di nuovo contare su Ilicic.
«Io sono uno come gli altri. Se sto bene posso dare il mio contributo, adesso sto bene e lo capisco perché sul campo riesco a fare quello che so fare...».

Quindi adesso Ilicic sta bene?
«Sì, non posso dire se all’80 o al 100%, ma sto bene. Prima soffrivo, non ero pronto fisicamente. Poi giocare due partite di fila con la Nazionale mi è servito tantissimo per ritrovare il ritmo. Adesso le cose vanno molto meglio».

Quindi non è servito il confronto con il mister?
«Con il mister bene, il mio programma di lavoro l’abbiamo fatto insieme, con lui e tutto lo staff. Adesso sono qui per dare il mio contributo».

Provi a guardare indietro.
«Ah, vengo da un periodo complicato, penso di poter dire che vengo dal momento più difficile della mia vita».

Addirittura?
«Non mi era mai capitato un problema del genere, già lo scorso anno restar fuori qualche partita per un problema muscolare mi era sembrato difficilissimo. E questa volta...».

...era una malattia.
«Appunto. Io, fino all’estate scorsa sempre in campo, costretto in un letto senza poter fare niente, imbottito di antibiotici che mi hanno mandato sottoterra. Risalire è stato molto complicato, e poi trovare una condizione fisica adeguata è stato altrettanto difficile».

E sul piano psicologico?
«È come se avessi vissuto due vite diverse, perché sei alle prese con una malattia e questo ti spaventa, non si tratta di un infortunio. E allora in quei momenti pensi, capisci tante cose, dai importanza ai valori veri della vita. Per fortuna c’era la mia famiglia. Anche se devo ringraziare tutti per le prove d’affetto che ho ricevuto: società, mister, compagni, staff, i tifosi...».

Intanto per la squadra è arrivata la beffa di Copenaghen. Se ci fosse stato Ilicic in quelle due partite...
«Devo essere sincero: non ci ho pensato proprio, perché quello è stato il momento più difficile della malattia. Non riuscivo a mettere la testa sul lavoro, il calcio veniva dopo...».

Poi quando si è ripreso?
«Quando la cura ha cominciato a funzionare davvero. Allora mi è cambiata la prospettiva. E tutto questo passa dalla testa, per questo dico che oggi col pensiero credo di essere più forte di prima».

E adesso dove ci porterà Ilicic?
«Non penso possa dipendere da un solo giocatore. Ovunque si arrivi, ci arriverà la squadra. Nel calcio è così».

E dove arriverà la squadra?
«Io ho grande fiducia in questo gruppo, perché ha qualità. È chiaro che quella della settimana scorsa non era la posizione giusta in classifica. Adesso dobbiamo continuare a crescere. Segnando di più, subendo di meno, commettendo meno errori nelle giocate. Mettendo più qualità possibile».

Domenica a Verona lei ha giocato da attaccante con Gomez trequartista alle sue spalle. Che ne pensa?
«Mi piace giocare lì, e il Papu ha qualità e sa fare tutto, come me. Tutto è più facile se siamo più vicini».

E sul piano personale, invece, che obiettivi si pone Ilicic?
«Sul piano personale?... Beh... Io voglio fare sempre di più... Io vorrei fare come l’anno scorso, vorrei portare la gente da Bergamo in giro negli stadi più belli, in Europa...».

Oh, ci siamo: l’Europa.
«Ne riparleremo più avanti, mancano 29 partite, c’è tempo per tutto. Ma io voglio quello, adesso ci serve fiducia, non dobbiamo sbagliare il passaggio semplice... servono vittorie... Ma questo è un campionato strano, c’è grande equilibrio, vedo che tutti possono vincere contro tutti».

Ma lei negli obiettivi non ha il trasferimento a una big? L’estate scorsa nessuno ha chiesto Ilicic? O magari, in Cina...
«Io adesso sto bene qui, penso all’Atalanta. Io so che tutti da quando sono in Italia mi chiedono quando vado in una big, ma in tanti anni io in una big non sono mai andato...».

E un gol su punizione quando ce lo regala?
«Ecco, quello sì che mi manca... Se ci penso mi arrabbio, quindi aspetto il momento giusto».

Tornato lei, l’Atalanta è tornata a segnare da fuori area.
«E io vi dico che fare gol da fuori adesso è meno difficile, perché oggi i palloni sono diventati leggeri e se li metti nello specchio per i portieri diventa difficilissimo leggere le traiettorie...».

Col Parma ci riprova?
«Ecco, pensiamo al Parma. Perché a noi servono conferme».

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