Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 17 Ottobre 2022
Visite ed esami, si spende uno stipendio all’anno
Il report della Cgil. È il dato che emerge in provincia dall’analisi sulle detrazioni di 58.907 dichiarazioni del 2021. Si tratta di 1.236,85 euro a contribuente rispetto ai 1.038 della media nazionale: il 12,6% in più rispetto al 2020.
Praticamente, è l’equivalente di uno stipendio. Una mensilità all’anno se ne va per la spesa più preziosa, quella per la salute: ed è una spesa in ulteriore aumento, anche perché sempre più spesso si deve ricorrere al privato per trovare una scorciatoia (salata) alle liste d’attesa pubbliche. In Bergamasca nel 2021 per la salute si sono spesi 1.236,85 euro a testa in media, 138 euro in più (+12,6%) rispetto al 2020. È uno dei temi più significativi che emerge dalla dettagliata analisi della Cgil di Bergamo su un campione rappresentativo (58.907) di dichiarazioni dei redditi elaborate finora nel 2022 (e dunque riferite all’anno d’imposta 2021) dai Caf bergamaschi del sindacato. E da questi 730 si ricava una fotografia profonda di quella che è la quotidianità di cittadini e famiglie, dalle detrazioni per le spese sanitarie a quelle per l’istruzione, dai mutui agli affitti.
«Cresce la sanità a pagamento»
Per Orazio Amboni dell’Ufficio studi della Cgil di Bergamo, che ha curato l’analisi, l’incremento delle detrazioni per le spese mediche è un dato «di un certo interesse»: è un «segnale evidente», spiega il sindacalista, «delle ormai insopportabili liste d’attesa che spingono i cittadini a rivolgersi, a pagamento, alla sanità privata». Tra l’altro, «sia la percentuale di dichiarazioni con detrazioni per spese sanitarie che la spesa media a Bergamo hanno valori più elevati della media nazionale»: nel 75,64% dei 730 elaborati dal Caf della Cgil Bergamo si segnalano detrazioni per spese mediche, contro il 68,4% della media nazionale (stando ai dati della Consulta nazionale Caf); analogamente, i 1.236,85 euro di detrazione media in Bergamasca superano la tendenza nazionale che si attesta invece a 1.038 euro. La traiettoria, sia su scala locale sia nell’intero Paese, è comunque quella di un aumento dell’esborso per la salute: «È assai probabile che il blocco delle prestazioni ambulatoriali nelle strutture pubbliche, dovuto agli effetti della pandemia anche nel 2021 oltre che nel 2020, abbia spinto una parte consistente di pazienti verso ambulatori privati a pagamento», rimarca il sindacalista.
Capitolo istruzione
Altra spesa d’impatto è quella legata all’istruzione: «Paiono particolarmente significativi alcuni dati come l’aumento del 38% del valore medio delle detrazioni per le spese scolastiche dei ragazzi, segno che la gratuità dell’istruzione è un obiettivo ancora lontano», aggiunge Amboni. Le dichiarazioni dei redditi della Cgil bergamasca evidenziano che mediamente le detrazioni per l’istruzione (esclusa l’università) ammontano a 729,46 euro (dato dei 730/2022, dunque per l’anno d’imposta 2021), in rialzo del 38% sull’anno precedente: si tratta di costi legati a mense scolastiche, servizi scolastici integrativi (pre e post scuola, per esempio), gite scolastiche, assicurazioni scolastiche, trasporti.
Casa, tanti anche i mutui
Nel 17% dei 730 si osserva poi la detrazione relativa ai mutui sulla prima casa, con un importo medio di 904 euro: «Anche l’aumento del 3,9% dei beneficiari rispetto all’anno precedente – ragiona Amboni – è un segnale che a Bergamo resta molto alta la propensione all’acquisto invece che all’affitto soprattutto per una tradizionale stabilità territoriale e per la relativa facilità a trovare lavoro». E ancora: crescono del 44,9% le dichiarazioni con detrazioni per le spese per attività sportive praticate dai ragazzi e aumenta (+19,5%) l’importo medio delle detrazioni che nel 2022 ha superato il tetto massimo detraibile (210 euro per ciascun figlio), mentre il numero di dichiarazioni con richiesta di detrazioni per spese universitarie è in diminuzione (-5,2%).
Il boom degli Isee
Guardando agli Isee, nel 2022 (da gennaio al 14 ottobre) i Caf della Cgil bergamasca ne hanno compilati 30.680, con una crescita del 21,5% rispetto ai 25.257 dell’anno precedente. Un balzo, conclude Amboni, «dovuto alla necessità di essere in possesso della dichiarazione Isee per poter accedere al nuovo assegno unico e alle misure di aiuto adottate dal governo per fronteggiare le conseguenze dell’emergenza Covid».
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