Via Moroni, il casello dei treni sarà abbattuto: «Qui tutta la mia vita»

LA STORIA. È dal 1968 che Angela Tino abita nella casa affacciata sui binari: il marito era casellante. Ora i lavori del raddoppio porteranno dei cambiamenti.

«I treni per me erano belli, come una musica. E ora che non ci sono più mi mancano». Per qualcuno vivere accanto ai binari di una ferrovia sarebbe un incubo, non per Angela Tino. Lei ha passato quasi tutta la sua vita lì, proprio di fronte alle rotaie e accanto al passaggio a livello di via Moroni, nella casa che un tempo era il casello ferroviario. Di origini calabresi, nel 1968 vi si trasferì insieme al marito Antonio Lipari, che di mestiere faceva il casellante e che come molti ferrovieri aveva un’abitazione messa a disposizione dall’azienda. Era lui, dalla piccola casetta fuori dalla loro abitazione, a permettere di fatto il passaggio dei treni alzando e abbassando la sbarra attraverso una manovella dopo avere ricevuto il comando. La loro vita è stata scandita dagli orari e dal suono dei treni. «Quante persone ci salutavano con la mano – racconta Angela con un po’ di nostalgia –. La cosa più bella per noi è stata vivere insieme a tante persone, ai colleghi di mio marito. Spesso si fermavano qui dopo il turno a chiacchierare e a bere il caffè. Si immagini i bambini com’erano contenti».

Lungo i binari si intrecciavano le storie, quelle che in molti forse hanno letto soltanto nei romanzi del Novecento. Una magia un poco affievolita con l’arrivo dell’automazione dei passaggi a livello, a seguito della quale al marito Antonio - che dal 2006 non c’è più - venne trovato un altro impiego come capotecnico alla stazione di Bergamo.

I lavori

L’abitazione di Angela Tino è un pezzo di storia nel pieno centro della città. Ma nei prossimi anni anche l’ex casello, di proprietà di Rfi, sarà interessato dai lavori per il raddoppio ferroviario sulla linea Bergamo-Curno, già iniziati a febbraio. Proprio per i lavori in corso, ora il passaggio dei treni è sospeso. «Mi hanno detto che finché ci sono potrò stare qui e che la casa non verrà abbattuta», le hanno assicurato da Rfi. La distanza tra la casa e il binario esistente è infatti tale da permettere l’aggiunta del secondo binario. Gli unici cambiamenti previsti dovrebbero riguardare la superficie esterna all’ingresso dell’abitazione, che affaccia proprio sulla rotaia e verrà quindi leggermente ridotta; e la casetta del casellante, ormai abbandonata, che invece verrà demolita. «Ma non sappiamo ancora niente dei lavori, nessuno è venuto ad avvisarci di nulla» puntualizza Angela con una lieve punta polemica. L’area di via Moroni subirà una trasformazione non indifferente, a cominciare dalla soppressione del passaggio a livello (lo stesso avverrà per quello di via King) e la conseguente chiusura al transito delle auto per un tratto in entrambi i sensi di marcia. Una decisione criticata dai residenti anche in considerazione delle alte barriere che verranno alzate lungo il tracciato dei binari e che divideranno il quartiere. Per il passaggio di pedoni e biciclette è invece prevista la realizzazione di un sottopasso ciclopedonale. Proprio in questi giorni è stata avviata la procedura di esproprio per 71 privati: le aree serviranno appunto per realizzare il sottopasso.

Il cancellino sull’entrata anteriore della casa di Angela Tino, quello «vista treno», è già stato sigillato con i lucchetti in previsione dei lavori. Di quel periodo che sembra ormai così lontano non resta molto, nemmeno una fotografia da mostrare. «Mio marito non le amava molto» dice. Il passato riemerge solo dalle pareti esterne di casa: muri - oggi non in buonissimo stato - di un colore rosa tenue che nasconde quello di una volta, un grigio simile a quello della casetta dei casellanti. Per Angela quella casa è tutto, e le piacerebbe che lo fosse un giorno anche per figli e nipoti. «È da una vita che sono qui e finché vivo resterò qui. Ma dopo non so cosa ne faranno, magari un museo. Per questo in passato abbiamo pensato di acquistarla da Rfi, ma ci hanno detto che per ora non è in vendita». Eppure lei ci spera. «Il mio sogno? È comprarla».

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