Cronaca / Bergamo Città
Sabato 26 Giugno 2021
Vasche anti-allagamento a Longuelo: i lavori vanno a rilento, la protesta dei residenti
Cinque anni fa esatti il quartiere veniva colpito da una forte bomba d’acqua. Gli abitanti scrivono al sindaco. Il Comune: «Parte di terreno ancora inquinata e da bonificare».
Cinque anni fa fango e detriti scendevano torrenziali dalla valletta di Astino, palesando la fragilità del sistema idrogeologico. E a distanza di 5 anni, con una lettera aperta al sindaco Giorgio Gori, i residenti uniti nel comitato alluvionati Longuelo e nell’associazione Vivere Longuelo chiedono al Comune di Bergamo perché gli interventi di messa in sicurezza non sono ancora terminati.
La ragione si chiama inquinamento del terreno. Almeno per quanto riguarda la prima vasca di laminazione (ne sono previste tre), i cui lavori (2,6 milioni di euro) sono stati avviati lo scorso ottobre e ora sono bloccati, fanno sapere il Comune e il Consorzio di bonifica della media pianura bergamasca. Le operazioni di bonifica già eseguite non sono state sufficienti: «Non posso dar torto ai residenti, mi rendo conto che sono passati cinque anni – premette l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla -. Ma Arpa ha fatto altre analisi e una piccola porzione di terreno, verso la roggia, è risultata ancora inquinata. Si tratta principalmente di vecchi residui delle aziende che un tempo si sviluppavano lungo la roggia, tracce di zinco e piombo rimasti sulle sponde. Intanto non possiamo andare avanti, neanche sulla porzione non inquinata. I tempi della burocrazia sono lunghi, è una follia tutta italiana».
Dal Consorzio il presidente Franco Gatti è fiducioso: «Arpa potrebbe pronunciarsi già la prossima settimana, se ce lo consentirà andremo a subito a fare la bonifica, l’impresa scalpita per proseguire i lavori – dice -. Se così sarà, contiamo di chiudere il cantiere a settembre, il periodo estivo è il più congeniale per eseguire queste lavorazioni. Da quando abbiamo iniziato la progettazione non abbiamo perso un minuto di tempo, sulla messa in sicurezza della valletta abbiamo investito, insieme al Comune, oltre 5 milioni di euro (di cui 2 milioni di finanziamento statale, ndr). Ma bisogna fare i conti con la legge e i protocolli».
Intanto i residenti ricordano come quel 26 giugno 2016 «piani terra e interrati di moltissimi immobili furono allagati – scrivono nella lettera indirizzata al sindaco -. Oltre 200 famiglie furono colpite, i danni furono di svariati milioni, fortunatamente non vi furono vittime o feriti gravi, nonostante diverse situazioni di rischio concreto». La richiesta è chiara, che «le opere vengano realizzate nei tempi più brevi possibili, per mettere in sicurezza il quartiere». L’assessore Brembilla ricorda i passi avanti fatti insieme al Consorzio (i costi sono divisi al 50%): «La situazione non è ancora ottimale, ma non è quella di cinque anni fa. La roggia Curna, che non esisteva più in quel tratto, è stata recuperata nel suo alveo originale creando un invaso di 5-6mila metri cubi d’acqua. È stato modificato il passaggio del rio Lavanderio su via Astino, con uno scatolare di un metro e mezzo. È stata realizzata una “terra armata” tra via Madonna del bosco e Astino, che consente all’acqua di disperdersi nel terreno».
Gli interventi si fermano però alla cascina Bechela, al confine con il golf club, «all’orizzonte – scrivono i residenti nella lettera – non risultano ipotesi risolutive». Ma Brembilla aggiorna: «Alla cascina Bechela la roggia si interrompe e l’acqua torna indietro verso via Madonna del bosco. Il problema si andrà a risolvere con la seconda vasca di laminazione, poco profonda e dal basso impatto ambientale: la stiamo progettando chiedendo già valutazioni al Parco dei Colli. Sarà così possibile intercettare l’acqua riportandola in questa nuova vasca».
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