Valesini: «Altri 5 anni per cambiare volto alla città. Nuovo palasport, i permessi a metà luglio»

L’INTERVISTA. L’assessore Francesco Valesini al terzo mandato: una scelta di continuità per portare a termine i grandi progetti. Con un occhio sul futuro: «Chiudiamo il lavoro con l’ortomercato, l’ex Sace e gli interventi al Parco ovest 1 e 2».

È il «profilo tecnico» che tiene insieme le giunte Gori e l’Amministrazione Carnevali. Riconfermatissimo nel ruolo cruciale di regista dei più importanti interventi di rigenerazione urbana della città – delega che conserva insieme alla Pianificazione urbanistica, all’Edilizia privata e al Patrimonio –, Francesco Valesini è rientrato nel suo ufficio al primo piano di piazza Matteotti dopo meno di una settimana di «vacanza» forzata, vale a dire il tempo tecnico del passaggio tra la proclamazione del nuovo sindaco e la composizione della sua nuova giunta. Sul tavolo restano i progetti che Valesini ha portato avanti negli ultimi dieci anni insieme a Giorgio Gori e che sarà chiamato a portare a termine da qui alla fine del suo terzo mandato.

Insieme al vicesindaco Sergio Gandi, lei rappresenta un elemento di forte continuità rispetto alla squadra precedente.

«Sì, anche se in questo caso parliamo di una continuità più di natura tecnica, motivata anche – credo – dal lavoro che è stato fatto fino ad ora e dalle partite ancora aperte, che sono molto complesse. Negli anni abbiamo costruito un sistema di rapporti e di relazioni con enti ed istituzioni di caratura nazionale, dal Demanio a Cassa Depositi e Prestiti, Rfi, Sistemi Urbani, Fondazione Cariplo, Banca Intesa, Redo e altri ancora. Si tratta d’interlocuzioni tuttora in corso e che proseguiranno per la gestione dei grandi progetti a medio e lungo termine. La continuità, in questo senso, penso che sia un valore aggiunto».

Il suo ruolo, d’altronde, non è mai stato messo in discussione.

«Non è una considerazione da rivolgere a me, però penso che il tema della continuità su queste partite sia sempre stato tenuto in considerazione».

Nella sua riconferma c’è anche lo «zampino» di Giorgio Gori?

«Non parlerei di zampino. Direi piuttosto che nel dialogo che c’è stato in questi mesi, e che mi ha portato anche alla scelta di non candidarmi, ho sempre visto una piena condivisione da parte di Elena Carnevali e Giorgio Gori. Non credo, dunque, che ci sia stata la necessità di fare qualcosa in più. La partita è eccezionale, stiamo parlando di progetti che ricevono finanziamenti anche dal Pnrr o che hanno una complessità intrinseca elevata, come la nuova Gamec, ChorusLife e il nuovo palazzetto dello sport».

Ecco, apriamo una parentesi sul palazzetto dello sport, un argomento caldo in campagna elettorale. Doveva essere pronto a settembre 2024, ovvero tra tre mesi, invece si è ancora fermi alla demolizione. A che punto siamo?

«Abbiamo chiuso la fase di valutazione del permesso di costruire e credo che entro metà luglio verrà rilasciato. A quel punto Costim, che è la stazione appaltante, potrà procedere con la gara d’appalto. Ricordiamo che si tratta di un’opera di urbanizzazione secondaria realizzata nell’ambito di ChorusLife. C’è stato uno slittamento dei tempi, è vero, ma ci siamo fatti carico delle conseguenze, per esempio riconoscendo un finanziamento alle associazioni sportive per consentire loro di sostenere i costi di trasferimento per un altro anno. Questa però è una situazione che riguarda tutti i cantieri di una certa dimensione; ciò che non si è colto a sufficienza, forse, è che la gestione dei progetti in questi ultimi tre anni è stata devastante, con i costi che sono aumentati in maniera considerevole».

Torniamo alla politica. Lei non si è candidato però ha fatto campagna elettorale, soprattutto accanto alla lista Gori.

«In realtà mi sono speso come un tecnico della coalizione. Il mio impegno civico nasce al Circolo 5 del Pd, poi c’è stata la nomina diretta del sindaco nel 2014 e questo mi ha portato ad avvicinarmi anche alla lista Gori. Ma per il mio profilo professionale, credo di poter parlare al mondo civico e in questo senso mi sono speso».

Qual è la ragione che l’ha spinta a non candidarsi?

«Io mi sento un tecnico a tutti gli effetti e credo che la ricetta che ha portato al successo reiterato delle precedenti amministrazioni sia stato proprio il rapporto tra le nomine tecniche e i ruoli politici, che hanno saputo radicarsi sul territorio e nei quartieri, anche attraverso un’attività molto intensa. Basti pensare, ad esempio, che nelle ultime settimane abbiamo chiuso l’atto integrativo della Montelungo e l’accordo di Porta Sud, e aperto Parco Ovest. Questo rapporto tra nomine tecniche e parti politiche è una delle chiavi di successo; sono due anime che si sono sostenute vicendevolmente all’interno della giunta, ognuno facendo il proprio mestiere».

Questa però è una giunta più politica rispetto alle precedenti; di fatto a rappresentare l’area tecnica della squadra è rimasto solo lei.

«Col tempo le cose possono cambiare, anche perché cambiano le condizioni».

Stiamo comunque parlando di un’Amministrazione diversa dalla seconda giunta Gori.

«Io vedo nella determinazione un tratto comune dei due sindaci e me ne sto rendendo conto già in questi giorni. Elena Carnevali e Giorgio Gori hanno un approccio diverso, ma è giusto così perché i tempi e gli scenari sono cambiati rispetto al 2019. Ed è giusto anche cambiare alcuni atteggiamenti, privilegiando oggi un approccio più inclusivo. Per quel che riguarda la giunta, penso che la sindaca abbia saputo guardare con attenzione ai giusti equilibri di rappresentanza politica, anche in considerazione dell’esito delle urne, senza tuttavia perdere il filo sulle necessarie competenze. I componenti della squadra sono persone equilibrate, con esperienze di civismo e d’impegno politico, e fortemente motivate a fare l’interesse della città».

I prossimi anni saranno dedicati solo a realizzare i progetti in corso o vi porrete nuovi obiettivi?

«Se porteremo a termine il progetto dello scalo ferroviario, e quelli dell’ex Reggiani e dell’ex Gres, fatico a pensare ad altri interventi significativi in una città come Bergamo. Abbiamo avviato un quadro che darà nei prossimi cinque anni un riassetto complessivo della città. Ci sono però altre operazioni che non hanno una particolare centralità nel dibattito pubblico, penso all’ortomercato e all’area molto ampia dell’ex Fervet, che merita di essere risolta perché è un tema che da 25 anni non trova una soluzione. Ci sono poi interventi più specifici, come quello della ex Sace, l’operazione Parco ovest e Parco ovest 2 e la “T38” verso Azzano (il progetto legato all’area dell’ex centro servizi, ndr); con questi interventi penso di poter chiudere avendo sistemato tutte le questioni sulle quali la città attendeva una risposta nel 2014, quando abbiamo iniziato».

Nel frattempo ci sarà da gestire anche il nuovo Pgt.

«È in fase di avvio uno strumento rivoluzionato, rispetto al Piano precedente. Questa è una fase di rodaggio importante, che porterà anche ad inevitabili aggiustamenti, quando inizieremo a misurarci con i primi interventi».

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