«Vaccino sicuro, i ragazzi lo facciano». E la terza dose? «Prima proteggere gli over 60»

L’immunologo Sergio Abrignani (Cts) in vista della ripresa a settembre: «I benefici sono enormemente superiori ai rischi. Immunizzando i giovani si combattono le varianti».

Con Israele ad avere già avviato le somministrazioni, Francia e Germania pronte a fare altrettanto da settembre, la domanda è di quelle ricorrenti ma inevitabili: in Italia si farà la terza dose del vaccino anti-Covid? «Sì, è molto probabile. Ma solo, per ora, ai cittadini cosiddetti fragili. Parliamo di una platea contenuta, fra le 500 mila e un milione di persone». Sergio Abrignani, ordinario di Patologia generale all’Università degli studi di Milano e direttore scientifico dell’Istituto nazionale di genetica molecolare Romeo ed Enrica Invernizzi, è fra i massimi esperti di immunologia in Italia. Atteso a Bergamo per un incontro aperto al pubblico il 22 settembre, ospite del festival Sapiens, Abrignani è uno dei dodici «saggi» voluti da Mario Draghi nel Comitato tecnico scientifico.

Professore, partiamo dalle notizie in chiaroscuro. Circa il 12% di chi si vaccina ha la possibilità di infettarsi e contagiare. Una delusione per cittadini e scienziati?

«Assolutamente no, e per un motivo estremamente semplice: nella storia dei vaccini e della medicina non esiste alcun vaccino o farmaco efficace al 100%. Lo sappiamo bene, nessuno si aspettava che il composto contro il Covid-19 facesse eccezione. E difatti i dati ci dicono che in Italia c’è attualmente una percentuale molto bassa, attorno al 12-15%, di persone vaccinate che possono essere contagiate».

D’accordo, ma la prospettiva di liberarci dal virus grazie a vaccini efficacissimi è tramontata .

«L’efficacia nel liberarci da malattia severa e decessi non solo non è tramontata, ma è assolutamente confermata. Ed è questo quel che ci aspettavamo, e che conta. Mettiamola così. Prendiamo cento persone tutte non vaccinate, e le esponiamo al virus: gli individui passibili di contagio e malattia grave sono cento, tutti. Prendiamo invece cento persone vaccinate, ancora esposte al virus. Sapete quante possono, potenzialmente, ammalarsi gravemente? Cinque, vista l’efficacia al 95% circa dei vaccini. Quante rischiano di essere infettate, senza sviluppare sintomi severi? A seconda della variante, fra le 15 e le 30. Ma, ripeto, senza sintomi severi. Sembra poco?».

Si è capito cosa succede nell’organismo di una persona sana, completamente vaccinata, che si infetta?

«No, non lo sa nessuno. Possiamo solo fare delle ipotesi, basandoci sull’esperienza. Trattandosi di un’infezione della mucosa, il virus entra per le vie aeree, dove dovrebbe incontrare anticorpi e linfociti T. Non sempre questo avviene in maniera completa, ed è lì – nelle vie aeree - che ci si infetta. Però poi, se il virus vuole causare la malattia severa, deve obbligatoriamente scendere, andare oltre le vie aeree e il naso, per approdare alle cellule interne al nostro organismo. A quel punto, trovandosi di fronte sia agli anticorpi che ai linfociti T, non riesce a fare danni. Questo ci sembra il meccanismo più realistico» .

Meccanismo che sembra molto favorito dalla variante Delta, dominante, ormai riscontrata sul 90% dei tamponi genotipizzati anche nella Bergamasca. Quanto sta dando filo da torcere ai vaccini studiati sul virus di Wuhan?

«Le mutazioni, prima Alfa e poi Delta, hanno effettivamente imposto un cambio di efficacia, il virus sfugge di più. Ma a testimonianza del fatto che i vaccini hanno comunque una buona copertura anche nei confronti del virus mutato c’è la scelta di Israele: lì la terza dose la stanno somministrando usando lo stesso vaccino impiegato per le prime due. Quello formulato contro il ceppo originario di Wuhan».

Si sta discutendo dell’ipotesi di ritardare la terza dose fino a quando non saranno disponibili i nuovi composti aggiornati contro le varianti? Le big pharma li stanno già mettendo a punto.

«Sì, ma devono ancora essere approvati, non è una passeggiata. In ogni caso, a parte i soggetti fragili, se e quando il resto dei cittadini farà la terza dose lo decide il virus e il nostro sistema immunitario. Il virus cambia a tal punto da non essere riconosciuto? Quando succederà, daremo il via alla terza somministrazione: ma non è il caso della variante Delta. La memoria immunologica tramonta? Allora faremo la terza dose. Ma, ancora, non è il nostro caso: i sanitari, primi ad essere vaccinati, non si stanno reinfettando. Insomma, non se ne vede l’urgenza».

Intanto l’Oms bacchetta i Paesi che stanno già iniziando il terzo round.

«L’Oms ha ragione. Ad oggi, sempre eccezion fatta per i fragili, è più urgente vaccinare gli over 60 nei Paesi in via di sviluppo che ancora non hanno avuto nemmeno una dose».

Altro tema caldo, la vaccinazione dei ragazzi prima del rientro a scuola. Ci sono genitori ancora perplessi...

«Vanno ricordate loro tre cose. La prima: è verissimo che i giovani non si ammalano quasi mai per via del virus. Ma quasi mai non è zero. In Italia, di Covid sono morti poco meno di trenta bambini e ragazzi. È lo stesso numero di ragazzi che muoiono in un anno a causa della meningite. Eppure contro la meningite ci si vaccina di corsa, senza nemmeno pensarci. La seconda è che i ragazzi se contagiati, e spesso lo sono in maniera asintomatica, possono infettare e mettere a grave rischio genitori e nonni affetti da patologie che hanno ridotto di molto l’efficacia del vaccino. Terza ed ultima: se i ragazzi sostengono la circolazione del virus, il virus muta. E conosciamo bene le conseguenze».

Anche per i giovani i benefici della vaccinazione superano i rischi?

«Sì, assolutamente. E risulta ancor più evidente da una recente analisi dei Cdc (Centers for disease control and prevention) statunitensi sui rarissimi casi di miocarditi, tutte facilmente curabili, nei giovani vaccinati con Pfizer. La bilancia pende enormemente a favore dei benefici».

La Commissione europea ha appena firmato un accordo con l’americana Novavax, assicurandosi duecento milioni di dosi del loro vaccino già testato sulle varianti. Non è un po’ tardi?

«L’approvazione di Novavax è attesa non prima di questo autunno. A quel punto in Europa il vaccino potrebbe essere usato sia per la terza dose sia per immunizzare i bambini. Parliamo infatti di un vaccino a base di proteine ricombinanti, in cui a differenza dei composti a mRna o ad adenovirus si introduce la proteina spike già messa a punto in laboratorio. È una tecnologia impiegata da almeno trent’anni, che sta alla base di vaccini oggi in uso anche nei neonati: quelli contro l’epatite B, il meningococco B, l’herpes zoster, il papilloma virus. Ripeto, è una tecnologia collaudata da decenni, e quindi questo vaccino può davvero essere un ottimo strumento per convincere i più scettici».

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