Vaccini in azienda, le regole per spazi e somministrazioni

Accordo tra Ats, sindacati e associazioni datoriali. Grandi imprese: servono adesioni di almeno 100 lavoratori. Ok a convenzioni con erogatori privati

Vaccinazioni nelle aziende: a Bergamo l’iter burocratico è pressoché completato, perché dopo il summit di lunedì pomeriggio tra Ats, associazioni di imprese e industrie, artigiani e cooperative e le rappresentanze sindacali, ieri il protocollo definitivo è stato consegnato a tutte le figure interessate.

Ora manca sostanzialmente solo l’ufficializzazione, prevista a brevissimo, ma le procedure per allargare i punti vaccinali anche a quelle che il coordinatore nazionale della campagna, il generale Francesco Figliuolo, ha definito «categorie produttive» sono ormai definite. Secondo le prime indicazioni, a livello nazionale, le somministrazioni potrebbero partire già dalla seconda metà di maggio o alla fine del mese, mentre diverse sono le Regioni che si stanno organizzando per la stesure di piani di intervento, sempre seguendo le linee nazionali che prevedono che siano le aziende a farsi carico della logistica e dei costi di inoculazione, mentre è il sistema sanitario che fornisce le dosi. Ma il «nodo» più cruciale da sciogliere perché, anche a Bergamo, questi accordi decollino è quello della costante fornitura di nuovi approvvigionamenti.

Costi per igienizzanti

Intanto, il protocollo messo a punto da Ats di Bergamo vede le procedure definite. Aziende, imprese, associazioni di categoria e datoriali devono elaborare un piano aziendale di vaccinazione anti Sars-Cov2, anche con la collaborazione o il coordinamento delle associazioni di categoria: i piani devono essere presentati all’Ats, che ne verificherà la conformità, e devono contenere l’adesione del medico competente (quello aziendale, in primis, se c’è), o del personale sanitario che evidentemente le aziende stesse devono reclutare. Il numero del personale addetto alle vaccinazioni varia a seconda degli spazi destinati alla somministrazione e al numero dei lavoratori che aderiscono alla vaccinazione. Anche per gli spazi da destinare alla registrazione dei vaccinandi, all’anamnesi e alla somministrazione esistono, nel protocollo, indicazioni ben precise, che prevedono anche metrature differenti a seconda delle adesioni raccolte da parte dei lavoratori, per garantire distanziamento ed evitare assembramenti, Tutti i dispositivi necessari per osservare le norme anticontagio (dai divisori ai dispositivi igienizzanti, e altro materiale) sono a carico delle aziende, mentre spetta evidentemente all’Ats effettuare controlli sui luoghi indicati come sedi vaccinali. L’Ats inoltre deve fornire ai medici e al personale sanitario individuato dalle aziende tutta la documentazione inerente ai vaccini. Non solo: è l’Ats che deve provvedere all’accreditamento dei medici e del personale sanitario alla piattaforma della Regione per la registrazione delle somministrazioni e delle persone vaccinate. Ed è sempre compito dell’Ats informare le Asst di riferimento e le strutture responsabili per l’approvvigionamento dei vaccini necessari alle somministrazioni, perché le consegne avvengano e siano assicurate secondo le modalità indicate dalla Regione.

I punti vaccinali possono essere realizzati in diverse modalità. Se un’azienda ha una struttura organizzativa e logistica adeguata può anche aderire direttamente alla campagna organizzando per esempio un punto straordinario di vaccinazione, così come le stesse associazioni datoriali possono farsi carico di individuare una sede adeguata alla campagna per farvi accedere le aziende associate. Le grandi aziende e le associazioni o i gruppi di imprese che hanno disponibilità di spazi possono procedere a piani vaccinali al proprio interno: gli accordi con Ats prevedono che le adesioni in questo caso debba essere di un minimo di 100 lavoratori, e si possono individuare anche più punti di somministrazione.

I diversi percorsi

Ma le aziende possono anche accedere a un diverso percorso organizzativo, ovvero quello di «linee vaccinali» dedicate all’interno di centri già esistenti: le modalità vanno definite con le Asst, in base alle disponibilità dei vaccini. Infine associazioni datoriali o gruppi di imprese possono promuovere anche convenzioni con erogatori privati: sarà la struttura sanitaria individuata a curare gli adempimenti per la somministrazione, compresa la registrazione delle vaccinazioni eseguite. Il protocollo, infine, prevede per le microimprese e gli artigiani accordi con le farmacie: modalità sono da definire con Federfarma in base alla disponibilità di vaccini.

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