Urio chiude dopo 76 anni in sella: «Manca il ricambio generazionale»

IN VIA PREVITALI. Il negozio dei motociclisti per eccellenza. Una storia di famiglia, fatta di tradizione, lungimiranza e passione, che è iniziata nel giugno del 1947, nel secondo dopoguerra, quando Vittorio Urio ha fondato e aperto a Bergamo il primo negozio della città dedicato alle moto.


Da allora il suo punto vendita è sempre stato un riferimento per tutti gli appassionati del mondo delle due ruote. Ma il 5 ottobre sera il negozio Urio Motoforniture di via Previtali 19 abbasserà definitivamente la saracinesca dopo 76 anni di attività. «Chiudiamo per mancanza di ricambio generazionale, necessario per affrontare le sfide del mercato di oggi, sempre più improntato sull’online - ha spiegato Duccio Masserini, titolare del negozio insieme alla moglie Luisa Urio -. Sono giorni tristi, di commiato dai clienti di sempre. Questo negozio è tutta la mia vita, lascerà un grande vuoto in me».

Classe ’52, figlio di Massimo Masserini, storico campione di moto e primo pilota al mondo a vincere con la Gilera quattro cilindri, Duccio ha sempre lavorato nel negozio aperto dal suocero Vittorio: «Ho cominciato negli Anni Settanta, quando eravamo gli importatori ufficiali delle giacche e dei capi marchiati Belstaff, che portavamo a Bergamo dall’Inghilterra - ha ricordato Duccio, che in questi giorni sta diventando nonno -. In quel periodo il settore dell’abbigliamento tecnico dedicato alle due ruote ha conosciuto il suo boom. La nostra filosofia è sempre stata quella di coniugare la qualità dei prodotti con la piena soddisfazione del cliente, tanto da coccolarlo e accompagnarlo in tutte le fasi dell’acquisto». Per quasi 80 anni lo storico negozio di motoforniture ha rappresentato la seconda casa dei bergamaschi appassionati di motori, tra caschi Nolan e calzature tecniche. «In questi giorni di liquidazione della merce molti clienti ci stanno facendo visita per un ultimo saluto - ha concluso Duccio -. Nel mio cuore c’è malinconia. Il negozio, che intendiamo vendere, mi mancherà tanto».

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