Un’ora al giorno per spostarsi, solo il 6,7% usa i mezzi pubblici: il report - Video

LO STUDIO. L’analisi commissionata dall’Agenzia del Tpl sulla mobilità dei bergamaschi. Nei giorni feriali media di 53,9 minuti. Due su tre scelgono l’auto, cresce la «micromobilità». L’approfondimento su L’Eco in edicola domenica 29 settembre.

Fermi nel traffico o a passo più sostenuto, il tema di fondo è però lo stesso: spostarsi porta via una fetta importante di tempo, tutti i giorni. Quanto? In media, nei giorni feriali, i bergamaschi «dedicano» quotidianamente 53,9 minuti alla mobilità, tra auto, trasporto pubblico o sharing, ma anche a piedi o in bici. Tradotto in distanza, ci si sposta per 26,8 chilometri al giorno. Se i dati di partenza sono abbastanza allineati alla tendenza regionale e nazionale, l’universo della mobilità bergamasca racconta di alcune peculiarità. Non proprio tutte virtuose: perché qui il trasporto pubblico locale fa meno presa che altrove (lo usa solo il 6,7% della popolazione), e una futura inversione di tendenza non pare intravedersi.

Lo studio sulla mobilità dei bergamaschi

La fotografia è impressa nella ricerca di Isfort (centro studi dedicato a mobilità e trasporti) per conto dell’Agenzia per il Trasporto pubblico locale di Bergamo, sulla base di 1.877 interviste a un campione rappresentativo della popolazione bergamasca. «Capire come si muovono i bergamaschi è il primo passo per decidere – ha spiegato Angela Ceresoli, presidente dell’Agenzia per il Tpl, introducendo ieri la presentazione –. La mancanza di risorse è un problema cronico, la ripresa del Tpl è stata lentissima dopo il Covid, e c’è una disaffezione verso il servizio». Con un paradosso apparente: «Vanno benissimo i grossi investimenti sulle infrastrutture, ma si è creata nell’utenza un’ulteriore disaffezione per via di un certo tipo di pensiero: si spendono soldi per le nuove infrastrutture, ma mio figlio oggi non riesce a salire sull’autobus perché è troppo pieno. Ciò che possiamo fare è gestire nella maniera migliore la regolazione del sistema».

Per il 43,1% tragitti brevi

Domande, risposte, numeri. Innanzitutto, perché ci si muove in Bergamasca? Soprattutto per lavoro (40,1% degli spostamenti, contro il 35,5% di media lombarda e il 32,3% di media nazionale), poi per il tempo libero (33%), per la gestione familiare (22,4%, dato molto più basso rispetto a Lombardia, 32,7%, e Italia, 33%) e per studio (4,5%). Sul «come» ci si muove, la risposta predominante resta il mezzo privato: il 67,8% dei bergamaschi (due terzi) si sposta con l’auto, il 2,7% con la moto, il 19,1% a piedi e il 3,6% con bici o «micromobilità» (monopattini, sharing), mentre solo il 6,7% usa i mezzi pubblici.

È quest’ultimo dato a destare attenzione, visto che è circa la metà della media lombarda (12,6%, ma incide ovviamente il peso del bacino di Milano) e un paio di punti sotto la media nazionale (8,6%). «Il dominio dell’uso dell’auto è evidentissimo – rileva Carlo Carminucci, direttore di Isfort, che ha illustrato l’indagine –. Il confronto col dato nazionale è un po’ preoccupante».

«Analisi di questo tipo non devono fornire necessariamente delle risposte, ma sono preziose se stimolano delle domande»

Quanto al tempo impiegato per la mobilità, i dati peggiori si osservano nella «sottorete Ovest», quella che comprende Val Brembana, Valle Imagna e Isola. E se da un lato la media delle distanze coperte ogni giorno è di quasi 27 chilometri, al tempo stesso ben il 43,1% dei bergamaschi compie tragitti tra i 2 e i 10 chilometri: significa che c’è un ventaglio decisamente ampio di tipologie di spostamenti, comprese alcune lunghe tratte di pendolarismo che trascinano la media verso l’alto. «Analisi di questo tipo – è la riflessione di Marcello Marino, direttore dell’Agenzia per il Tpl di Bergamo – non devono fornire necessariamente delle risposte, ma sono preziose se stimolano delle domande». Detto del presente, la ricerca prova anche a comprendere cosa accadrà in futuro, sempre sulla base delle risposte degli intervistati.

Tpl, tendenza in calo

Punto di partenza, il Tpl resta poco attrattivo: facendo la differenza tra quanti pensano di utilizzare di più i mezzi pubblici nel «futuro prossimo» e quanti invece affermano che lo faranno di meno, filtra un potenziale calo del 10,5% nelle ore di punta, dell’8,3% nelle ore di morbida e del 6,3% nel fine settimana. «Il dato più preoccupante – rimarca appunto Carminucci – è che anche per il futuro non sembra prospettarsi un recupero del Tpl. Incide ancora molto la percezione piuttosto negativa sui mezzi pubblici, un’eredità del Covid: c’è un mood ancora negativo verso il Tpl che va al di là dell’oggettiva qualità dei servizi offerti». Allo stesso tempo, però, emerge anche un potenziale calo del 4,6% dell’uso delle auto o delle moto nelle ore di punta, e cali più contenuti nelle altre fasce. Cosa crescerà? La bici e la «micromobilità»: le «intenzioni» degli intervistati portano a un delta del +3,2% nel maggior uso di questi mezzi.

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