Università, lezioni fino all’11 giugno
«Diamo più tempo agli studenti»

Didattica in modalità mista dal 22 febbraio, slitta di una settimana il via agli esami. I rettori lombardi chiedono alla Regione di vaccinare studenti e personale. Presentata una ricerca sugli universitari italiani realizzata dall’ateneo orobico.

Le università lombarde sono pronte a far tornare gli studenti in presenza – con modalità diverse, stabilite dai singoli atenei – e a far slittare la fine del secondo semestre. «Ognuno adotterà il piano didattico più opportuno – spiega il rettore di UniBg Remo Morzenti Pellegrini, che ieri ha presieduto la riunione del Crul, il Comitato regionale di coordinamento delle università lombarde –. A Bergamo le lezioni riprenderanno il 22 febbraio in modalità mista, parte in presenza, parte da remoto, e proseguiranno sino all’11 giugno, così da dare agli studenti, in particolare a quelli del primo anno, la possibilità di seguire qualche lezione in più in aula. Anche gli esami slitteranno di una settimana».

Le richieste a Sala

All’assessore regionale all’Università, Ricerca, Innovazione e Semplificazione, Fabrizio Sala, i rettori hanno presentato le linee guida per la ripresa delle attività universitarie, nel rispetto delle regole anti Covid. Il Crul ha stabilito che ciascuna Università e Istituzione di alta formazione artistica musicale e coreutica, possa predisporre «in autonomia il piano di organizzazione della didattica e delle attività curriculari di tipo frontale (lezioni, esami e lauree), a seconda dell’andamento del quadro epidemiologico e nel rispetto delle normative vigenti». Gli atenei si impegnano a garantire agi studenti l’opportunità di seguire anche a distanza le lezioni erogate in presenza, con particolare attenzione alle esigenze degli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento.

Sul fronte delle misure anti-contagio, il Consiglio nazionale degli studenti universitari ha chiesto di sottoporre a vaccinazione gli universitari impegnati in attività di tirocinio in area medico-sanitaria, mentre i rappresentanti degli studenti lombardi hanno sollecitato tamponi anti-Covid gratuiti. Il Crul ha avanzato la richiesta che tutti gli studenti, i docenti e il personale tecnico-amministrativo vengano favoriti nella campagna vaccinale. L’assessore Sala si è impegnato a portare queste istanze all’attenzione della Giunta regionale, e in merito ai finanziamenti statali agli atenei ha annunciato l’intenzione «di richiedere al governo una revisione dei criteri di riparto del Fondo integrativo statale, facendo leva sull’attrattività delle università lombarde».

La ricerca di UniBg

L’Università di Bergamo ha presentato al Comitato un lavoro – compiuto da un gruppo internazionale di ricercatori coordinati dal professor Stefano Paleari – sugli iscritti delle università italiane. Lo studio ha individuato quattro macro aree regionali. Le regioni del Nord – guidate dalla Lombardia – sono caratterizzate da bassi accessi alla formazione universitaria da parte dalla popolazione residente (circa il 30% contro una media nazionale del 36%, con il Lazio e le regioni del Sud ben oltre il 40%,), compensati da una fortissima attrattività degli studenti provenienti da altre regioni. Tra gli iscritti agli atenei del Nord è scarsa la propensione alle facoltà di Giurisprudenza e Medicina. Il secondo gruppo – rappresentato dal Lazio e dalla capitale in particolare – registra una tendenza a seguire studi universitari in tutte le discipline e una forte attrattività per gli studenti provenienti da altre regioni. La terza area comprende le regioni del Sud, Campania esclusa: qui il tasso di iscritti agli atenei è alto con una spiccata vocazione per le discipline giuridiche e per la Medicina e una elevata propensione a studiare in università delle regioni del Nord e del Lazio. L’ultimo gruppo, rappresentato dalla sola Campania, mostra un’alta propensione agli studi universitari (con la città di Napoli catalizzatrice), soprattutto in ambito giuridico, e una forte capacità attrattiva di giovani da altre regioni. «Sono risultati davvero sorprendenti – commenta Morzenti Pellegrini –. La bassa propensione dei lombardi a iscriversi all’Università può essere vista come una debolezza che porta a interrogarci anche sui servizi offerti agli studenti. E preoccupa la debolezza nelle scienze dure e in Medicina. Questi dati devono far riflettere. Se confrontati con quelli di altri Paesi consegnano l’Italia alle posizioni di coda. Dovremo recuperare se vogliamo riprenderci dalla difficile situazione che stiamo vivendo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA