Università, «acampada» studentesca per la Palestina: tende in Sant’Agostino

CITTÀ ALTA. Il presidio nel chiostro grande della sede universitaria è iniziato nel pomeriggio di lunedì 13 maggio.

Anche all’Università di Bergamo, come in altri atenei italiani, è iniziata l’«acampada» studentesca in solidarietà con la Palestina. Il presidio degli studenti con le tende è stato allestito lunedì pomeriggio, 13 maggio, nel chiostro grande della sede di Sant’Agostino dopo un sit-in alla sede universitaria di via Dei Caniana dove era in corso il Senato Accademico.

La protesta è organizzata da Unibgforpalestine, GiovanipalestinesiBergamo, CollettivaRiot, C.S.A. Pacì Paciana, FridaysforfutureBergamo, Lep. Il gruppo in un documento chiede alle università italiane di «denunciare l’aggressione militare israeliana in corso nella Striscia di Gaza, esprimere solidarietà alla popolazione palestinese e fornire assistenza con tutti i mezzi possibili per sostenere le comunità accademiche e tutte le persone colpite», e «la risoluzione immediata di tutti gli accordi con atenei e aziende e in Israele, oltre che gli accordi con aziende che sono direttamente complici del genocidio». Al governo italiano si chiede «la risoluzione immediata dell’Accordo di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientico e Tecnologico tra Italia e Israele siglato nel 2000», al Mur «l’istituzione di un fondo per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti palestinesi affinché possano continuare a svolgere la propria attività accademica presso enti di ricerca italiani». All’Università di Bergamo la richiesta di «rescissione di tutti gli accordi con l’università di Bar Ilan, Hebrew University of Jerusalem e con l’Ort Braude College che collaborano con l’entità sionista attraverso finanziamenti, ricerca e borse di studio». Si chiede anche lo stop agli accordi con tutte le aziende che collaborano con l’industria bellica.

La mozione del Senato Accademico

L’Università in una nota spiega che il Senato Accademico lunedì 13 maggio ha approvato all’unanimità una mozione sulla tragica situazione relativa al conflitto in Medio Oriente nella quale «si unisce a tutti gli appelli al cessate il fuoco immediato per porre fine al conflitto, la liberazione degli ostaggi israeliani e dei detenuti palestinesi e dare la possibilità alla comunità internazionale e all’ONU di affrontare al meglio la crisi umanitaria a Gaza». L’Ateneo orobico si impegna fattivamente nella raccolta di generi di prima necessità per i sopravvissuti di Gaza, attivare accordi bilaterali con le università palestinesi per poter offrire mezzi per proseguire il percorso di studio tramite l’erogazione di borse di studio e corsi di didattica in remoto.

La mozione dell’ateneo orobico, spiega l’Università, è l’esito di diverse componenti che hanno portato a riflettere la comunità sin dallo scoppio del terribile conflitto in Medio Oriente lo scorso 7 ottobre. Si è lavorato in continuità e in piena adesione allo spirito che ha mosso la CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane nella stesura del documento di «Buone prassi, principi e proposte per affrontare nelle università italiane le tematiche delle crisi internazionali e umanitarie», per ribadire la sua posizione in conformità ai principi costituzionali e alle norme internazionali che riconoscono i diritti innati delle persone umane, che sanciscono il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e che promuovono la cooperazione fra i popoli; riconoscendo la pace come un diritto fondamentale.

«Oltre alla volontà espressa dalla CRUI – sottolinea il Rettore Sergio Cavalieri - l’Università di Bergamo è stata sempre convinta che ciò non può che avvenire mediante un’azione di diplomazia scientifica rappresentata da iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione. Proprio in quest’ottica, si sono ospitate conferenze e momenti di riflessione organizzate sia dai docenti che dalla rappresentanza studentesca affinché si verificassero occasioni di scambio e dialogo. La mozione è l’esito di un lavoro di sintesi che unisce, da un lato, contenuti riportati in una lettera firmata da un gruppo di docenti e personale tecnico-amministrativo presentata nel Senato Accademico dello scorso marzo; dall’altro, richieste avanzate dalla Consulta degli studenti e delle studentesse con la quale abbiamo svolto svariati incontri di dialogo e scambio proficui: l’approvazione del testo della mozione si configura come il risultato di un dialogo instauratosi in queste settimane tra l’Ateneo e i suoi studenti e studentesse».

«L’Università degli studi di Bergamo – aggiunge il prof. Gabriele Cocco, Delegato del Rettore ai rapporti con studentesse e studenti – è in costante ascolto della comunità studentesca, con la quale si impegna a mantenere un dialogo aperto e costruttivo. La seduta del Senato accademico di oggi ha confermato la linea comunicativa continua e trasparente dell’Ateneo, improntata sulla libertà di espressione e sull’attenzione rivolta ai principi costituzionali e alle normative internazionali che promuovono i diritti umani e la pace come diritto fondamentale. La nostra Università continua la propria missione di comunità dove praticare e favorire la diplomazia scientifica. La mozione approvata rende testimonianza all’esito fecondo di quel dialogo sempre teso all’ascolto reciproco e attento per costruire dei ponti e mai per erigere dei muri».

«Educare alla comprensione reciproca e alla diplomazia – afferma Gianluca Messina, Presidente della Consulta degli studenti – è fondamentale per costruire ponti di pace in Medio Oriente. Solo attraverso il dialogo è stato possibile raggiungere una visione unitaria della comunità studentesca, avendo lavorato insieme, anche con attivismo, raggiungendo momenti in cui ci si è confrontati per riflettere sull’urgenza di colmare il divario di potere di chi non ha una voce. La Consulta degli Studenti e delle Studentesse crede che soltanto unendo tutti questi fattori è possibile forgiare un futuro di armonia, prosperità e trasparenza nella regione per cui noi, oggi, come comunità studentesca di UniBg, abbiamo dato il nostro contributo in prima linea per difendere quel futuro».

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