UniBg, i 50 anni di Economia e commercio: oltre 20mila gli studenti laureati

UNIVERSITÀ. Il primo corso, nato su richiesta delle aziende, partì con 264 iscritti. Ora più di 4mila. Cavalieri: «Formula vincente per il territorio». Mercoledì la festa nella sede di via dei Caniana. L’approfondimento su L’Eco di sabato 19 ottobre.

Era il 29 ottobre 1974 quando un decreto dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone istituiva la laurea in «Economia e commercio» a Bergamo. Un tempo lontano, in cui UniBg si chiamava «Libero Istituto Universitario», non era ancora un ateneo statale e la stessa laurea in Economia nasceva sotto la facoltà di Lingue e con «soli» 264 iscritti trovando spazio nelle aule di via Salvecchio. Da quel momento sono passati 50 anni ed «Economia e commercio» ha fatto tanta strada, fino a laureare un numero di studenti quasi cento volte più grande: 20.808 per la precisione. L’Università celebrerà il 50° anniversario mercoledì 23 ottobre con un evento aperto alla cittadinanza nella sede di via dei Caniana, nell’aula intitolata a Serio Galeotti, preside sotto il quale il corso vide la luce.

«Legame forte con le aziende»

Mezzo secolo di trasformazioni, dalla creazione della facoltà di Economia e commercio nel 1987 fino alla struttura odierna della Scuola di Economia e management, che raggruppa i corsi dei dipartimenti di Scienze economiche e Scienze aziendali. Una storia contraddistinta dalla capacità di rispondere alle esigenze formative del territorio e a quelle di un sistema economico-produttivo innovativo. Ricerca, multidisciplinarietà, internazionalizzazione e un legame forte con le aziende del territorio: la chiave del successo dei 50 anni di Economia e commercio il rettore dell’Università, Sergio Cavalieri, la identifica così: «La formula vincente è stata questa. Quando oggi si parla di mismatch tra domanda e offerta nel lavoro noi diamo prova, con i nostri numeri, che il mismatch almeno a Bergamo non esiste», afferma Cavalieri, secondo cui l’ambito accademico economico-aziendale ha fatto la sua fortuna perché «nacque dalla volontà del territorio di innalzare il proprio livello manageriale, e ha trovato riscontro nella nostra missione di contribuire alla formazione degli economisti, formando persone che hanno avuto un impatto forte nel mondo del lavoro».

Una storia contraddistinta dalla capacità di rispondere alle esigenze formative del territorio e a quelle di un sistema economico-produttivo innovativo: ricerca, multidisciplinarietà, internazionalizzazione e un legame forte con le aziende

Lo dimostrano i tanti laureati eccellenti provenienti dall’ateneo orobico, ma anche il peso stesso che i dottori in Economia aziendale ha sul totale annuale dei laureati di UniBg: circa 900 su 4.400. «Questo significa non solo che quasi un quarto degli studenti viene dal corso da Scienze aziendali, ma che il nostro impatto sulle aziende del territorio è fortissimo», commenta la professoressa Daniela Andreini, direttrice del dipartimento di Scienze aziendali. «I nostri studenti diventano manager, arricchiscono il capitale umano delle aziende e ne favoriscono lo sviluppo economico».

Ricerca e internazionalizzazione

È la qualità della ricerca il collante del rapporto fra mondo accademico e dell’impresa. Un pregio che è valso a Scienze aziendali la menzione di «Dipartimento d’eccellenza» del ministero. «È un circolo di grande valore reciproco – spiega Andreini –. Da mero fornitore di risorse umane l’Università è diventata un centro di competenze specifiche per le aziende grazie alla ricerca applicata. Quando queste non riescono a trovare soluzioni vengono in Università, dove possono trovare metodi di ricerca e una capacità di leggere i problemi molto diversi da una società di consulenza».

Il rettore Sergio Cavalieri: «L’ambito accademico economico-aziendale nacque dalla volontà del territorio di innalzare il proprio livello manageriale, e ha trovato riscontro nella nostra missione di contribuire alla formazione degli economisti, formando persone che hanno avuto un impatto forte nel mondo del lavoro»

Oltre 4.000 studenti, 110 docenti, 3 lauree triennali, 8 magistrali e 4 dottorati: Scienze aziendali e Scienze economiche sono un fiore all’occhiello di un’Università che investe sempre più anche in un’offerta didattica di respiro europeo e non solo. «Il dipartimento di Scienze economiche è una finestra aperta sul palcoscenico internazionale – spiega il neo direttore Gianmaria Martini –, lo testimonia il fatto che due corsi di laurea magistrale su tre sono in inglese, con classi con elevate percentuali di studenti non italiani. La presenza di visiting professors provenienti da atenei di tutti i continenti, le conferenze internazionali, gli speakers nella ricca serie di seminari in lingua inglese, un dottorato in Economics su 4 anni con un periodo di ricerca all’estero, l’elevata domanda degli studenti per le borse Erasmus. E – aggiunge – la nuova magistrale in Geopolitica, economia e strategie globali, che ha il focus nelle relazioni internazionali e negli scenari geopolitici mondiali, i quali determinano i tassi di sviluppo e di recessione delle varie economie».

Lo sguardo al futuro

Il futuro sorride a una scuola, quella di Economia e management, che punta alla qualità più che alla quantità. «La smania di dover crescere non ci appartiene, non fa parte del nostro dna. A noi interessa la qualità della formazione. La nostra Università – specifica il rettore – non si colloca in un tessuto urbano a livello di un capoluogo come Milano. La dimensione dei 20mila studenti è la nostra. Del resto – aggiunge, senza temere paragoni importanti – anche Oxford e Cambridge non vantano centinaia di migliaia di studenti ma hanno mantenuto una dimensione simile alla nostra, facendo della qualità il loro valore». Gli obiettivi per il futuro, sottolinea Cavalieri, sono invece gli investimenti sull’organico, sulla disponibilità di aule e spazi, e continuare a leggere il presente per capire il futuro. «Cercheremo, tramite le analisi dei nostri economisti, di studiare le professioni del futuro e di capire i trend economici. L’Università sta attenzionando il mondo del digital e delle intelligenze artificiali: sono questi – conclude il rettore –  gli ambiti dove in futuro si giocheranno le sfide sulle nuove professionalità».

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