Una vita dedicata alla politica e al bene comune: addio al leader Dc Filippo Maria Pandolfi - Foto

IL LUTTO. Con la sua lunga leadership nella Democrazia Cristiana ha formato la società bergamasca: la scomparsa sabato 22 marzo all’età di 97 anni. Fu più volte ministro e commissario europeo. La sindaca Carnevali: «Dobbiamo tutti essergli grati ed esserne orgogliosi come bergamaschi».

Una vita dedicata alla politica e a servizio del bene comune nelle file della Democrazia Cristiana: si è spento all’età di 97 anni Filippo Maria Pandolfi, più volte ministro e commissario europeo. Con la sua lunga leadership, dal ’64 in poi, Pandolfi, ha plasmato la società bergamasca.

Il legame con Bergamo

Cresciuto nelle file dell’Azione Cattolica e poi sui banchi del liceo Sarpi di Bergamo ha partecipato poi alla Resistenza nelle file del Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà. Laureatosi in filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano fu poi insegnante presso il Collegio di Celana.

Nel 1945 Pandolfi si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Nel 1950 Giuseppe Dossetti lo chiamò come suo collaboratore all’interno della segreteria politica del partito. Nel 1960 Pandolfi divenne segretario della DC a Bergamo, consigliere comunale e capo della maggioranza consiliare. Dal 1964 al 1968 fu segretario provinciale del partito. Fu membro della Camera dei deputati ininterrottamente dal 28 maggio 1968 al 19 dicembre 1988, sempre eletto nel collegio di Brescia-Bergamo.

Incarichi di governo

Dal 1974 al 1988 Pandolfi ha ricoperto quasi senza interruzioni incarichi di governo. Venne nominato sottosegretario alle Finanze nel governo Moro e poi ministro delle Finanze e poi del Tesoro nei governi Andreotti. Pandolfi rimase ministro del Tesoro nei governi Cossiga I e II. Nel dicembre 1980 Pandolfi venne nominato Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato nell’ambito del governo Forlani, fino al giugno 1981. Dopo una breve interruzione, dal 1º dicembre 1982 Pandolfi tornò a svolgere il medesimo incarico nell’ambito del governo Fanfani V.

Commissario europeo

Alla fine del 1988 Pandolfi si dimise dalla Camera dei deputati, dopo essere stato indicato dal governo De Mita come commissario europeo dell’Italia. A partire dal 6 gennaio 1989 fece parte della Commissione Delors II come commissario europeo per la scienza, la ricerca, lo sviluppo, le telecomunicazioni e l’innovazione e la tecnologia dell’informazione e vicepresidente della Commissione. Rimase in carica fino al 6 gennaio 1993. Pandolfi venne nominato anche dal presidente Giorgio Napolitano Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Successivamente si ritirò dalla vita politica.

Il cordoglio del mondo politico

«Mi unisco alla città di Bergamo, e a quanti hanno vissuto l’esperienza democratico cristiana, nel ricordo di Filippo Maria Pandolfi, deceduto in queste ore. Nella sua lunga attività politica ha impersonificato la vocazione europeista dell’Italia. Da ministro delle Finanze e dell’Agricoltura e da Commissario europeo, ha presidiato settori strategici per imprimere una spinta al processo di unificazione europea» scrive Pier Ferdinando Casini.

«Dobbiamo tutti essergli grati ed esserne orgogliosi come bergamaschi. Personalmente, ritengo che Pandolfi debba essere considerato una delle maggiori personalità politico-istituzionale di Bergamo degli ultimi secoli, anzi forse la maggiore in senso assoluto» ha ricordato la sindaca Elena Carnevali.

Anche la sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, ha voluto esprimere il cordoglio della città e dell’amministrazione comunale per la scomparsa dell’onorevole Pandolfi. «Dobbiamo tutti essergli grati ed esserne orgogliosi come bergamaschi. Personalmente, ritengo che Pandolfi debba essere considerato una delle maggiori personalità politico-istituzionale di Bergamo degli ultimi secoli, anzi forse la maggiore in senso assoluto - ha ricordato Carnevali -. Lo ricordo per la sua raffinata cultura e eloquenza, per le doti di mediazione, per la capacità di rappresentare Bergamo in forma non campanilistica ma in un contesto di unità nazionale ed europea. Persona integerrima, dalle grandi doti umane e rigore morale. La sua passione e contributo incessante nei confronti dell’integrazione Europea è il lascito più forte che ci consegna».

«Per chi come me fa parte della nuova generazione impegnata in politica, Filippo Maria Pandolfi è stato un protagonista della storia del nostro Paese e sempre sarà un riferimento per l’immensa levatura politica e intellettuale, per la competenza, la capacità di ascolto e la sua autorevolezza» ha ricordato Pandolfi Davide Casati (Pd). «Pandolfi aveva ‘visione’, con il suo sguardo lungo rivolto all’Europa, e i piedi ben piantati nei territori in raccordo con le sezioni del partito e i Comuni, anche i più piccoli; ha saputo coniugare valori, competenze tecniche e abilità politica, indicando la direzione e diventando un punto di riferimento della vita politica locale, nazionale ed europea».

Un ricordo anche del ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Da Commissario Ue, anche come ex ministro delle Finanze e dell’Agricoltura in Italia, ha saputo iscrivere il disegno che serviva gli interessi dell’Italia nella costruzione europea. Aveva capito perfettamente che il patriottismo italiano viene protetto ed esaltato dalla fiducia convinta nell’Europa. Il Governo italiano lo ricorda come un uomo che ha servito le istituzioni e il popolo in maniera esemplare. Io personalmente lo considero uno di quegli italiani che meglio hanno promosso la nostra nazione, facendo più grandi e forti l’Italia e l’Europa», ha detto Tajani.

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