Cronaca / Bergamo Città
Sabato 08 Febbraio 2025
Una «stanza tutta per sè» per le vittime di violenza
L’AULA PROTETTA. Inaugurata a Bergamo presso il Comando provinciale Carabinieri: un luogo sicuro per le vittime di maltrattamenti.
Un luogo accogliente e protetto dove sentirsi al sicuro nel raccontare il proprio vissuto doloroso. Il progetto «Una stanza tutta per sé» nasce per offrire alle vittime di violenza un ambiente in cui trovare il clima migliore possibile per affrontare un momento difficile: quello della testimonianza di un maltrattamento. Il comando provinciale dei Carabinieri di Bergamo ha voluto dare un segno tangibile nella vicinanza a chi ha subito una violenza inaugurando questa mattina, sabato 8 febbraio, la nuova aula per le audizioni protette in collaborazione con l’associazione Soroptimist International. Una saletta interna al Comando di via delle Valli, riservata e arredata in maniera confortevole, in cui il personale della caserma appositamente formato si occuperà di ascoltare donne e bambini che hanno subito o assistito a un’aggressione fisica, psicologica, economica ma anche in rete.
«È un momento molto importante per noi - ha dichiarato il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Salvatore Sauco -. Siamo consapevoli che la violenza è un fenomeno insidioso, che talvolta si annida tra le mura domestiche e si nutre della paura delle vittime, spesso indotte al silenzioso per la paura di essere ulteriormente umiliate e abbandonate. Da qui nasce la volontà di creare ambienti confortevoli, dove nulla è lasciato al caso - dai colori agli arredi - che colmino quel distacco che potrebbe crearsi tra l’operatore di polizia e chi purtroppo ha subito violenza». Sono 290 le stanze per l’ascolto create negli ultimi dieci anni in tutta Italia con il contributo di Soroptimist. Uno strumento utile che insieme a un quadro normativo nazionale, dove «siamo ben messi» ha spiegato la presidente dell’Unione italiana di Soroptimist, Adriana Macchi, ma che ancora non basta.
«È un risultato ottimo, ma è un punto di partenza, non basta creare una stanza - afferma Macchi -. Serve un cambio di cultura e le associazioni, come la nostra, hanno un ruolo importantissimo nel diffondere consapevolezza sul problema della violenza e stimolare le istituzioni a lavorare. Abbiamo bisogno di più formazione, ma anche di diffondere l’informazione alla comunità. E di farlo in rete - ha concluso la presidente -, affinché il contrasto alla violenza di genere non rimanga solo la condivisione di bei principi».
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