Cronaca / Bergamo Città
Domenica 29 Dicembre 2024
Turismo, conto alla rovescia per il «Cin». L’85% delle strutture è già in regola
LA SCADENZA. Entro il 1° gennaio le strutture ricettive devono dotarsi del codice identificativo ed esporlo. In Bergamasca solo 548 non hanno ancora fatto la pratica.
La scadenza è ormai dietro l’angolo. Quasi tutti si sono messi in regola: ma, appunto, non proprio tutti. Entro il 1° gennaio, tutte le strutture turistico-ricettive (alberghi, ma anche B&B e case vacanze) dovranno dotarsi del «Cin», il «codice identificativo nazionale»: un codice rilasciato dal ministero del Turismo con l’obiettivo di «garantire la trasparenza del mercato, la tutela della concorrenza e la sicurezza del territorio, contrastando le forme di ospitalità irregolare»; andrà esposto all’esterno di ogni struttura (hotel) o di ogni edificio che accoglie attività di questo tipo (in sostanza, andrà affisso anche al di fuori di un palazzo che ospita un appartamento adibito a casa vacanze). Dal 2 gennaio scatteranno formalmente i controlli e le sanzioni.
La procedura
La procedura, aperta ormai da diversi mesi, è tutta online. E a pochi giorni dalla scadenza, secondo il «contatore» reso disponibile dallo stesso ministero e aggiornato a ieri mattina, in Bergamasca sono stati rilasciati 3.176 Cin a fronte delle 3.724 presenti nella banca dati del ministero del Turismo; in sostanza, l’85,28% delle attività ricettive della provincia di Bergamo si è messa in regola. È una delle «coperture» più alte del Paese: la media nazionale, sempre a ieri, si attestava al 76,47%; tra le singole province, Bergamo è al 10° posto in Italia (sul podio ci sono Matera al 93,39%, Enna al 92,43% e Bolzano al 92,10%) e al 2° in Lombardia (fa meglio solo Cremona con l’87,06%, la media regionale è del 79,27%). Al netto di ciò, restano comunque 548 strutture bergamasche senza codice: sono registrate sì nella banca dati di settore del ministero, ma non hanno ancora richiesto (o ottenuto) il Cin.
La Lombardia già negli anni scorsi aveva lanciato una sorta di «prototipo» del Cin: era il «Cir», il «codice identificativo di riferimento», un analogo codice regionale dedicato a tutte le strutture ricettive. «La procedura per il Cin non ha avuto grandi intoppi – spiega Paolo Prestini, presidente di Aigo Confesercenti Bergamo, l’Associazione dei gestori dell’ospitalità e ricettività diffusa –. È stata un po’ macchinosa nelle prime settimane, dopodiché il sistema è stato migliorato ed è diventato più fluido e semplice: in mezz’ora-un’ora, la procedura veniva completata. Certo occorre essere precisi e disporre di tutta la documentazione, da quella legale a quella catastale, ma non è particolarmente complesso». L’obbligo del Cin sarebbe dovuto scattare da settembre 2024, poi la scadenza è stata spostata, sino al termine ultime del 1° gennaio. «Come associazione – spiega Alessandro Capozzi, presidente di Federalberghi Bergamo – c’è stato un lavoro di sensibilizzazione sulle strutture, per ricordare questa scadenza e accompagnare gli operatori nella procedura. Nella prima fase ci sono state delle difficoltà, ora chi si è attardato rischia di essere in difficoltà». La documentazione richiesta dal Cin riguarda infatti degli atti e delle informazioni su aspetti di competenza di più uffici (dagli aspetti imprenditoriali a quelli catastali). Il principio di questa novità «è condivisibile – riflette Capozzi –: da anni siamo impegnati nel contrastare l’abusivismo, ci auguriamo che questa ulteriore misura vada nella direzione giusta».
Le nuove norme
Sempre con la stessa scadenza entrano in vigore nuove norme sulla sicurezza: ad esempio, ricorda il ministero del Turismo nelle «Faq», «tutte le unità immobiliari destinate alla locazione breve o per finalità turistiche, gestite in qualunque forma (imprenditoriale e non imprenditoriale), devono essere munite di dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio funzionanti nonché di estintori portatili a norma di legge». Per chi non si mette in regola sono previste sanzioni pecuniarie da 500 a 5mila euro per la mancata esposizione del Cin fuori dall’edificio, e da 800 a 8mila euro per chi proprio non ne è in possesso. Booking e Airbnb hanno già annunciato che dal 2 gennaio non pubblicheranno più gli annunci delle strutture sprovviste di Cin.
© RIPRODUZIONE RISERVATA