Tumori, oltre tremila vittime ogni anno. Ma screening e cure riducono la mortalità

SANITÀ. Tondini: «Diagnosi in aumento per effetto dell’invecchiamento e dei ritardi dovuti agli anni del Covid». L’Ats: la prevenzione ha fatto abbassare il tasso dei casi mortali per le patologie a mammella e colon retto.

Quasi 3.300 persone ogni anno. È il tributo di vite che la Bergamasca paga a causa dei tumori: dal 2012 al 2021 (ultimo dato disponibile dell’Istat sulle cause dei decessi), in provincia di Bergamo sono morte complessivamente 32.842 persone per tumore, una media di 3.284 ogni anno. Un dato che nel decennio si è mantenuto sostanzialmente stabile, con oscillazioni tra un minimo di 3.102 decessi nel 2015 e un picco di 3.407 nel 2019; i tumori sono così la causa di circa un terzo di tutti i decessi che annualmente si registrano in Bergamasca.

L’esperienza concreta dei medici racconta poi l’evoluzione più recente. «Negli ultimi anni si è registrato un lieve aumento dell’incidenza», cioè delle nuove diagnosi, spiega Carlo Tondini, direttore dell’Unità di Oncologia del «Papa Giovanni» e direttore del Dipo, il Dipartimento interaziendale provinciale oncologico: «Tra il 2020 e il 2023 in Italia sono stati riscontrati in media 395mila tumori all’anno, contro la media precedente di 380mila casi – approfondisce Tondini, rilevando un aumento vicino al 4% –. I dati vanno però contestualizzati secondo due possibili variabili.

La prima: durante gli anni del Covid potrebbe esserci stato un ritardo diagnostico con relativo accumulo di casi, in particolare per le patologie a evoluzione più lenta. Secondariamente, c’è un aumento dell’insorgenza per via dell’invecchiamento della popolazione. Non c’è dunque un allarme legato a fattori ambientali, ma una situazione insita soprattutto nell’invecchiamento». Lo sguardo si restringe sul contesto bergamasco: «A Bergamo possiamo applicare lo stesso ragionamento – prosegue Tondini –. Ci sono alcuni dati di maggiore incidenza per alcuni tumori, ad esempio i carcinomi pancreatici, i tumori dello stomaco e gli epatocarcinomi (tumori del fegato, ndr): i motivi sono ancora da indagare, ma può incidere anche la miglior capacità di diagnostica delle neoplasie. I tumori più diffusi sono comunque in linea con la situazione nazionale: mammella tra le donne, colon-retto in entrambi i generi, polmone con una prevalenza maggiore tra gli uomini, prostata e vescica tra gli uomini».

Negli anni del Covid potrebbe esserci stato un ritardo diagnostico con relativo accumulo di casi, in particolare per le patologie a evoluzione più lenta. E c’è un aumento dell’insorgenza per via dell’invecchiamento della popolazione.

I dati dell’Istat indicano ad esempio che nel 2021 la Bergamasca ha registrato 556 decessi per tumore al polmone (quello con i numeri più alti), poi 306 per il tumore del pancreas (tra 2012 e 2014 si era invece attorno ai 230 decessi annui in media), 290 per i tumori del colon-retto, 235 per i tumori del seno, 128 per i tumori della prostata.

Tumori e screening

Secondo il Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats di Bergamo, in generale la mortalità tumorale è in calo. L’analisi si è focalizzata poi nello specifico sul tumore della mammella femminile e sul tumore del colon-retto (maschi e femmine), patologie per cui è attivo lo screening: il tasso standardizzato di mortalità (calibrato sulla variazione dell’età della popolazione, per tener conto dell’invecchiamento) del tumore della mammella nelle donne superava il 45% nel 1999 ed è sceso sotto il 30% tra 2021 e 2022; per il tumore del colon-retto, il tasso standardizzato di mortalità si avvicinava al 35% nel 1999 ed è invece sceso sotto al 25% dal 2016. «Grazie allo screening e alla maggior consapevolezza delle donne – spiega l’Ats –, la maggior parte dei tumori maligni mammari è diagnosticata in fase iniziale, quando il trattamento chirurgico può essere più spesso conservativo e la terapia adottata più efficace permettendo di ottenere sopravvivenze molto elevate. Grazie ai progressi diagnostico-terapeutici, alla disponibilità di nuovi farmaci antitumorali, alle migliori terapie di supporto e alla migliore integrazione delle terapie sistemiche con le terapie locali, la sopravvivenza globale delle pazienti con malattia metastatica è notevolmente aumentata. La sopravvivenza a 5 anni in Italia è dell’87% ed è una delle più alte registrate in Europa». Quanto ai tumori del colon-retto, proseguono gli epidemiologi dell’Ats, «l’introduzione dello screening e il progresso dei trattamenti hanno prodotto un significativo miglioramento nelle percentuali di guarigioni e nella sopravvivenza in questa patologia neoplastica».

«C’è la prevenzione primaria, quella legata agli stili di vita e che serve a ridurre i casi di tumore, e la prevenzione secondaria, alla quale appartengono gli screening e che consentono diagnosi precoci di tumori ormai insorti».

Guardando al futuro, «attualmente stiamo studiando l’effetto della pandemia Covid sulle patologie tumorali, perché a causa della pandemia ci sono state dei ritardi diagnostici sulle stesse, in particolare per il blocco degli screening e in generale per la riduzione dell’attività ordinaria negli ospedali. La conseguenza è stata una forte riduzione delle diagnosi della maggior parte delle sedi tumorali. In particolare, durante il lockdown sono diminuite le diagnosi di un buon numero di patologie tumorali, tra cui quelle di mammella e colon-retto».

La prevenzione

La prevenzione è doppia: «C’è la prevenzione primaria, quella legata agli stili di vita e che serve a ridurre i casi di tumore, e la prevenzione secondaria, alla quale appartengono gli screening e che consentono diagnosi precoci di tumori ormai insorti», ricorda Carlo Tondini. Sugli stili di vita, «la grossa battaglia che stiamo perdendo è quella del fumo, soprattutto tra gli adolescenti – sottolinea l’oncologo –. Sull’alimentazione e l’attività fisica dobbiamo investire ancora: se lavorassimo bene sulla prevenzione primaria riusciremmo a evitare un tumore su tre o su quattro, ma è un obiettivo utopistico. Il consumo di carne? È un falso problema: il problema è l’eccesso di consumo di carni processate e insaccate, non la carne rossa in sé». Quanto alla prevenzione secondaria, «in Bergamasca le adesioni sono buone per gli screening di mammella e colon-retto, mentre siamo su valori non ottimali per il pap test». In un tema così delicato c’è comunque un messaggio incoraggiante: «Se è vero che aumenta lievemente l’incidenza dei tumori, allo stesso tempo aumenta di molto la prevalenza, cioè le persone che vivono con o dopo essere guarite da un tumore – conclude Tondini –. Vediamo più malati oncologici anche perché ne curiamo di più; e se non si riesce a guarire una parte di questi pazienti, si riesce a farli vivere di più. La mortalità da cancro sta diminuendo».

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