Tumori, lo screening ai livelli pre-Covid. «Ma va aumentato il tasso di adesione»

Lotta al cancro. Le mammografie (72.846) e gli esami per il colon retto (111.490) sono tornati ai numeri del 2019. Rinaldi (Ats): «Le risposte ai nostri inviti sono superiori alla media». De Ponti (Lilt): «Si può fare ancora meglio».

Giocare d’anticipo. Quando di mezzo c’è la salute (e dunque la vita), è questa la tattica vincente. Lo tsunami pandemico ha toccato anche la sfera della prevenzione, con un crollo delle visite nel 2020: il recupero degli screening oncologici s’è però poi innescato consistente, e ora si è tornati ai livelli pre-Covid. È la fotografia degli screening promossi dalla Regione e dall’Ats per mammografia e colon retto, le «lettere» che arrivano nelle case di donne e uomini delle fasce d’età target per prevenire due dei tumori più frequenti.

Il bilancio del 2022 è positivo. Lo scorso anno, come emerge dai dati «rendicontati» dall’Ats, in Bergamasca sono stati eseguiti 72.846 esami di primo livello per gli screening mammografici dedicati alle donne dai 45 ai 74 anni, in linea con i 73.221 del 2019, ma già nel 2021 si era tornati ai volumi prepandemici. Per quanto riguarda lo screening del colon retto, il cui invito è rivolto alle persone tra i 50 e i 74 anni, l’incremento è più marcato: nel 2022 sono stati eseguiti 111.490 esami di primo livello, contro i 104.873 del 2019; nel 2020 erano crollati invece a quota 22.996, nel 2021 il recupero s’era avviato ma non era stato completo (89.005 gli esami effettuati). Il tasso di adesione – cioè la quota di cittadini che risponde all’invito ed effettua i test – è però al di sotto del pre-Covid, anche perché nel frattempo il numero di «inviti» (cioè la popolazione cui è stata offerta la possibilità dello screening) è invece aumentato.

«Il dato significativo è il recupero rispetto al rallentamento della pandemia – premette Oliviero Rinaldi, direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria dell’Ats di Bergamo -: era già iniziato nel 2021, dopo lo stop parziale del 2020. C’è una forte cooperazione e collaborazione con gli erogatori pubblici e privati (nelle cui strutture si svolgono gli esami, ndr). Per ogni screening c’è un tavolo, coordinato da Ats, che guida gli erogatori nella pianificazione e gli esiti sono estremamente positivi. I risultati sono soddisfacenti in particolare per quanto riguarda la popolazione raggiunta dagli inviti: per lo screening del tumore della mammella siamo al 100% della popolazione target, ed è la performance migliore tra le Ats lombarde. Per lo screening del colon retto raggiungiamo il 98 per cento della popolazione target, secondo miglior risultato dopo l’Ats della Montagna che ha però una popolazione decisamente inferiore».

Il tasso di adesione

«Anche i tassi di adesione – aggiunge Rinaldi – sono buoni: per lo screening della mammella il nostro 66% è leggermente superiore alla media regionale (che è attorno al 64%, ndr), per il colon retto siamo al 58% contro una media regionale del 48 per cento».

L’importanza dell’adesione è nei fatti: rispondere positivamente all’invito significa correre meno rischi. «Si tratta di due tumori – sottolinea Rinaldi – che se individuati precocemente sono nella maggior parte dei casi curabili e anche guaribili. Aderire alla campagna permette di effettuare gli esami secondo una corretta periodicità».

«Dal 18 al 25 marzo – segnala Lucia De Ponti – cade la settimana nazionale di prevenzione oncologica promossa dalla Lilt. Saremo in alcune realtà sanitarie a distribuire materiale informativo, per fare ancor più sensibilizzazione»

«Diagnosi precoce salvavita»

Se praticamente l’intera popolazione target è raggiunta dalla lettera e potrebbe dunque sottoporsi al test, c’è appunto una quota di cittadini che ignora l’invito. Sulla sensibilizzazione si gioca una partita importante: «È positivo che l’attività di screening sia ripresa ai livelli precedenti alla pandemia, perché questo è uno degli strumenti più importanti per avere una diagnosi precoce, e la diagnosi precoce è un salvavita – ribadisce Lucia De Ponti, presidente della Lilt Bergamo, la Lega italiana per la lotta contro i tumori -. Sullo screening mammografico il tasso di adesione è alto, mentre c’è da far di più sul colon retto: mediamente, gli uomini si sottopongono con più difficoltà a questo esame». Tra l’altro, segnala De Ponti, alcuni dati recenti forniti dall’Aiom (l’Associazione italiana di oncologia medica) indicano che «il tumore del colon retto si sta riacutizzando, e si nota l’abbassamento dell’età di manifestazione della patologia. Non solo è importante che i 50-74enni partecipino alla chiamata, ma che insieme alle società scientifiche si possa fare un lavoro per ampliare gli screening. È stato fatto in passato per la mammografia, con l’abbassamento dell’età dai 50 ai 45 anni».

Il tessuto associativo bergamasco è impegnato a costruire una cultura della prevenzione sempre più ampia. All’interno di «Insieme si può, insieme funziona» – percorso promosso da diverse realtà bergamasche – il prossimo 24 marzo (ore 18, presso il Teatro Aurora di Seriate e in diretta streaming) si terrà uno specifico convegno sul cancro del colon retto. «Dal 18 al 25 marzo – segnala Lucia De Ponti – cade la settimana nazionale di prevenzione oncologica promossa dalla Lilt. Saremo in alcune realtà sanitarie a distribuire materiale informativo, per fare ancor più sensibilizzazione».

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