Troppo caldo, ghiacciai in ritirata. Il Presena scomparirà entro il 2050

Ambiente. E il Mandrone arretra di 128 metri: è il dato delle misurazioni di luglio della commissione glaciologica sull’Adamello. È l’effetto delle temperature elevate e delle scarse precipitazioni registrate nei mesi scorsi..

Il Presena, una delle propaggini del ghiacciaio dell’Adamello, scomparirà entro il 2050; soltanto la parte coperta dai teli geotessili, che da una quindicina d’anni vengono stesi con l’obiettivo di preservarla in modo da anticipare la stagione sciistica invernale, resisterà fino al 2100. È quanto emerso dal confronto fra glaciologi, alpinisti, studiosi e operatori turistici che sabato si sono dati appuntamento al Passo Paradiso, la zona più frequentata del ghiacciaio dell’Adamello, essendo collocato sopra il passo del Tonale e punto di passaggio delle piste da sci del comprensorio Ponte di Legno Tonale.

È stato l’ente di promozione turistica di questo comprensorio, insieme all’Università della Montagna di Edolo (Unimont) che fa capo all’Università degli Studi di Milano, a promuovere il locale evento «Climbing for Climate» nell’ambito dell’iniziativa, giunta alla quarta edizione, organizzata su tutto il territorio nazionale dalla Rete delle Università Sostenibili e dal Club Alpino Italiano. Prendendo spunto dalla tragedia avvenuta in Marmolada, il glaciologo Claudio Smiraglia ha parlato dell’incremento dei rischi per chi frequenta l’alta montagna causati proprio dall’arretramento dei ghiacciai: «Diminuiscono di spessore e perdono massa– ha spiegato – e temo che tali fenomeni andranno avanti a lungo anche nell’eventualità, ahimé improbabile, che le temperature estive calino e che le precipitazioni invernali aumentino. I ghiacciai infatti reagiscono con tempi di risposta molto lunghi alle variazioni meteorologiche. Il regresso glaciologico continuerà per decenni, fino a quando sulle Alpi avremo un paesaggio simile a quello dei Pirenei».

Walter Belotti, anima del Museo della Guerra Bianca di Temù, ha battuto in lungo e in largo le montagne dove tanti alpini bergamaschi combatterono tra il 1915 e il 1918 contro l’impero asburgico «ma oggi rispetto ad appena due decenni fa – commenta – si rischia di non riconoscere più i luoghi perché stravolti dalla riduzione dei ghiacciai. Sembra di essere in un territorio diverso». Una parola definitiva l’ha poi pronunciata, senza timore, Christian Casarotto del Museo delle scienze (Muse) di Trento: «La lingua del Presena che viene coperta con i teli geotessili resisterà fino al 2100; tutto intorno è destinato a sparire entro il 2050. Attenzione però: non sto dicendo che bisogna stendere teli geotessili su tutti i ghiacciai d’Italia, anzi. Questa soluzione è sostenibile soltanto sui ghiacciai facilmente accessibili e già antropizzati. La vera soluzione è quella di ridurre drasticamente e rapidamente l’emissione dei gas a effetto serra».

Secondo le misurazioni effettuate ogni anno dalla commissione glaciologica della Società degli Alpinisti Tridentini, il ghiacciaio dell’Adamello, nella zona del Mandrone, verso la val di Genova, già a fine luglio era arretrato di 128 metri rispetto al punto di misurazione. Il dato spaventa se raffrontato ai parametri degli anni precedenti: nel 2021, ma a metà settembre, era indietro di 82 metri; nel 2018, sempre a metà settembre, di 47 metri. Le fluttuazioni di arretramento tra un anno e l’altro sono legate all’andamento della stagione estiva e ai depositi di neve invernali; per questa ragione si attendono con grande preoccupazione gli esiti delle rilevazioni compiute nei giorni scorsi.

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