Treni, in una settimana 349 avvisi ai pendolari per ritardi e cancellazioni

TRASPORTI. Il 13% delle corse, soprattutto nelle ore di punta, ha avuto un intoppo. Traffico, guasti e problemi sulla rete le cause principali.

Un bip. Un altro, un altro ancora. Di notifica in notifica, fanno 349 treni con un «alert»: ritardi, variazioni nelle fermate, soppressioni parziali o totali. L’odissea di chi viaggia in carrozza in Lombardia prende forma anche dalle rilevazioni empiriche. Perché puntuali sono le notifiche dell’app di Trenord, che in tempo reale dà conto dei disservizi di ogni direttrice. E monitorando per una settimana – da lunedì 13 a domenica 19 gennaio – le linee che effettuano fermate in provincia di Bergamo, il bilancio appare significativo: 349 treni con segnalazioni, in pratica una cinquantina al giorno in media, con un picco logico nei giorni feriali (mercoledì 15 gennaio, 68 notifiche) quando ne circolano di più. Calcolando che su quelle tratte negli stessi giorni erano programmate circa 2.700 corse, vuol dire che quasi il 13% ha subìto un «intoppo»: magari ritardi contenuti nei 10-15 minuti, comunque sintomi di efficienza non svizzera, ma spesso anche superiori, fino ad arrivare a cancellazioni strada facendo (soppressioni parziali) o ancora prima della partenza (soppressioni totali).

Le cause? Principalmente perché le linee sono sature o quasi, congestionate da un traffico intenso in rapporto al potenziale attuale della rete: quando un treno «rallenta» o salta per le cause più varie, dal guasto ai problemi dell’infrastruttura, s’innesca un effetto domino che intacca la puntualità delle corse legate a quello. Vale ancor di più quando ha problemi un treno che deve fare avanti e indietro sulla stessa tratta, generando ritardi o cancellazioni «a coppia», cioè con ripercussioni anche sul servizio successivo.

I dati in tempo reale

È come guardare dall’alto un immenso gioco dei trenini, popolati però da centinaia di migliaia di viaggiatori, visto che nei giorni feriali Trenord muove 762mila pendolari in tutta la Lombardia.

Per una settimana, smartphone alla mano, è stato così mappato quel che accadeva sui treni «bergamaschi». Che non sono certo pochi: ci sono la linea Bergamo-Pioltello-Milano, la Bergamo-Treviglio, il collegamento Bergamo-Brescia e Lecco-Ponte San Pietro (la fu Lecco-Bergamo, visto lo stop momentaneo causa raddoppio), la Ponte San Pietro-Carnate-Milano Porta Garibaldi, poi l’ampio ventaglio di rotte che scorrono da Treviglio e dalla Bassa (le suburbane S5 Treviglio-Varese e S6 Treviglio-Novara, la direttrice Cremona-Treviglio-Milano, la Brescia-Treviglio-Milano, ma pure il nuovo Milano-Bolzano giornaliero che ferma anche in pianura). Si è tenuta traccia di ogni segnalazione, conteggiando ovviamente una sola volta le notifiche multiple che riguardavano lo stesso treno, e depennando dalla «black list» quei convogli che dopo un primo alert sono tornati a marciare in orario.

Il bilancio in Bergamasca

Zoomando su Bergamo, il responso dell’ultima settimana racconta appunto di 349 treni con segnalazioni: 221 ritardi, 67 soppressioni parziali, 54 soppressioni totali, altri 7 convogli con variazioni nelle fermate (ad esempio, aggiunte di stop extra per far fronte a evenienze varie). È stata una sorta di saliscendi, con i primi giorni quasi in fotocopia (58 treni con alert lunedì 13 gennaio, 57 martedì 14), un picco a metà settimana (68 corse con disagi mercoledì 15) e una progressiva discesa verso il weekend (41 segnalazioni per giovedì 16, 49 per venerdì 17).

Il fine settimana, pur sgravato da una quota di convogli per i pendolari, non è filato comunque liscissimo, con 40 alert su sabato 18 gennaio e 36 per domenica 19 gennaio (soprattutto, in quest’ultima giornata, per un investimento).

Gli orari a rischio

Limitandosi alla statistica, si sfiora così il 13% di treni con un qualche tipo di inghippo. Ma la realtà è più complessa del dato secco: giocoforza i disagi si addensano soprattutto negli orari di più alta affluenza e di maggior traffico, quando la puntualità sarebbe invece più necessaria per arrivare in tempo in ufficio, università o scuola, o per tornare a casa alla svelta. Di queste 349 segnalazioni, il 12,3% ha riguardato corse in partenza dalle 6,00 alle 6,59, l’ora più critica; al secondo posto ci sono i treni in partenza dalle 18 alle 18,59, i cui alert rappresentano l’11,2% del totale. In maniera più organica: il 56,2% delle notifiche ha colpito treni in partenza tra le 6,00 e le 8,59 e dalle 17,00 alle 19,59, le fasce calde del pendolarismo.

La settimana mandata in soffitta ha visto i picchi di segnalazioni – oltre un centinaio – lungo le direttrici che fanno tappa a Treviglio, come la linea S5 Treviglio-Varese (la suburbana più usata della Lombardia con 58mila utenti nei giorni feriali, ma anche la linea con la frequenza di corse più alta tra le linee «bergamasche») che sfrutta il cruciale passante ferroviario di Milano, e poi la Verona-Brescia-Milano (che ferma sempre a Treviglio e anche a Romano: 43 alert). Per chi orbita più attorno al capoluogo, la maglia nera è andata alla Bergamo (Ponte San Pietro, in realtà, causa lavori)-Milano Porta Garibaldi via Carnate, con 40 treni segnalati, mentre la Bergamo-Milano via Pioltello ha contato 37 disservizi. Curiosità: il treno più «sfortunato» è stato il 25874 Ponte San Pietro-Milano Porta Garibaldi delle 19,30 con una soppressione totale (lunedì 13) e due parziali (mercoledì 15 e giovedì 16) in una settimana, sempre per via di un guasto.

I treni «in colonna»

Per ogni alert l’app di Trenord dà infatti conto della motivazione del ritardo o della cancellazione, e dall’analisi di una sola settimana si possono già intuire – o confermare – le variabili più delicate che determinano puntualità e disservizi. Per il 35,5% dei casi, più di uno su tre, la sintesi è chiara: il disagio è legato a una questione di «traffico». C’è una frase, la più ricorrente, che lo sintetizza: la corsa viaggia in ritardo perché è «necessario attendere il transito di altri treni». In quei casi, un complesso gioco di precedenze in uscita dalle stazioni fa sì che i convogli debbano sostare più a lungo, cumulando così minuti di ritardo concatenati ai ritardi degli altri convogli. Nel 27,8% dei casi invece il problema è del treno (guasti, controlli pre-partenza che si prolungano), mentre nel 20,3% dei casi si fa riferimento a guasti all’infrastruttura (che fa capo a Rfi e in porzione minima a Ferrovienord), tra problemi agli scambi, passaggi a livello o impianti delle stazioni. Al di là di un 4,4% di segnalazioni in cui non viene specificata la causa, c’è infine un 12% di episodi di «forza maggiore»: sono i disservizi imputabili ad atti vandalici, interventi delle forze dell’ordine o dei soccorsi sanitari, investimenti.

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