Tre sorelle, nella vita e nella fede. Il messaggio ai giovani: «Ogni attimo è prezioso, non sciupatelo»

LA STORIA. In un periodo di crisi vocazionali suor Elisabetta, Lorenzina e Maria Rosa sono un esempio di felicità. Sempre vicine ai giovani, a loro lanciano un appello: «Vivete con responsabilità, non sciupate questo dono».

Tre sorelle. Di sangue e di vocazione. L’amore di Dio e per Dio. In una mano la scelta di seguirlo e nell’altra il desiderio di aiutare i giovani e i bisognosi. Suor Elisabetta, suor Maria Rosa e suor Lorenzina Facchinetti hanno operato in realtà diverse. Il destino e la loro voglia di ritrovarsi insieme, però, le hanno poi riunite. Ora le tre religiose dell’ordine delle Suore di Carità dette di Maria Bambina si sono ritrovate nella Casa Madre Angiolina Reali di via San Bernardino 32, a Bergamo

I loro ricordi sono commossi, le loro parole fresche come acqua di ruscello. Testimonianza della felicità per una scelta d’amore per il prossimo che, a dispetto del procedere degli anni, è rimasta pura. Come lo è stata per uno dei loro fratelli, monsignor Alberto Facchinetti, parroco di Alzano per molti anni. Il diario dei loro ricordi è ricolmo di dolcezza. E comincia da quando, dalla loro Trescore Balnerario, spiccarono il volo per rispondere alla voce del Signore che le chiamava a servire i fratelli.

Suor Elisabetta

«Il Signore - spiega suor Elisabetta cui, ogni tanto, gli occhi regalano qualche lacrima di commozione – mi ha chiamato a essere suora quando avevo 19 anni, avevo il dubbio se scegliere la vita attiva o claustrale. Ho sempre sentito grande amore per i giovani e desiderio di essere loro vicino e aiutarli. Sono sempre stata a operare nelle parrocchie in mezzo a loro». Il suo apostolato d’amore ha percorso tutto lo stivale, da Bari a Villanterio, da Pianello Val Tidone a Roma fino a Castel Sant’Angelo nel Reatino. Responsabile di una comunità per trent’anni, parla dei giovani portandoli dentro uno per uno. Nel ricordo e nella preghiera. «Sono stati anni bellissimi con esperienze stupende - aggiunge -, gli oratori ancora non c’erano e abbiamo organizzato un’attività basata su catechesi, educazione religiosa, preparazione ai sacramenti».

Suor Lorenzina

Le stesse parole ardenti di felicità si respirano in suor Lorenzina: «Sono diventata religiosa nel 1953 - racconta - e terminato il postulato, ho fatto il noviziato in alcune comunità di scuola materna a Seregno, Lissone, Cesano Boscone». In quest’ultimo caso ha avuto un percorso durato ventuno anni. La sua opera di amorosa dedizione ebbe fioritura in un periodo particolare «quando - ricorda - c’era l’immigrazione dal Sud con famiglie provenienti da tutta Italia». Accanto a questo, anche un’intensa attività di catechesi: «Sono stati anni davvero bellissimi - spiega -, sono stata anche alla parrocchia di San Silvestro e in via Orti a Milano, nel 1958 in via Amadeo, sempre a Milano, dove sorgeva una scuola con 800 ragazzi. E ho visto con gioia che qualcuno dei ragazzi assistiti ha compiuto la scelta sacerdotale».

Suor Maria Rosa

Suor Maria Rosa ha cominciato il suo servizio agli altri nel 1956 e dice: «Tanto era il desiderio di entrare nella vita religiosa, tanto il dispiacere di dover lasciare la mia casa, è stato l’amore del Signore a operare in me». Anche nel suo caso la scelta compiuta ha il volto di molte mete: «Ho insegnato nelle scuole elementari per 31 anni - afferma - a Pavia, Bergamo, Caravaggio, Alzano, poi ho avuto responsabilità di comunità e poi sono andata a Prata di Pordenone e otto anni al Centro di San Donà di Piave. Nella “Casa Saretti” ho aiutato i bambini delle realtà più povere bisognosi di frequentare il doposcuola e ho anche insegnato ai profughi. Con tutti ho cercato di avvicinarli al Vangelo e di farli amare tra loro».

Un particolare fa luccicare gli occhi alle tre sorelle consacrate. «Ancora oggi - spiegano - diversi giovani ci contattano quando hanno bisogno di parlarci perché vivono situazioni di crisi e di una parola di conforto e aiuto da parte nostra, e noi ne siamo felicissime».

Giovani: una parola che racchiude la loro missione di una vita ma anche un appello accorato: «Oggi i giovani sono diversi da un tempo - concludono - hanno più insidie, a tutti loro vogliamo dire di prendere per mano la loro vita che è un dono preziosissimo, di non sciuparla ma viverla nella responsabilità e nell’amore per il Signore, li ricordiamo tutti nelle nostre preghiere, Dio li protegga».

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