Trasporti, Comune di Bergamo in allarme
Gori: «Le scuole rivedano gli orari»

Il sindaco: «Solo un terzo degli ingressi sono stati spostati dalle 8 alle 10: devono essere la metà».

Mancano ancora un paio di settimane ma Palafrizzoni suona la campanella. Anzi, un campanello d’allarme. «Siamo preoccupati, inutile negarlo, qui rischiamo il caos» commenta il sindaco Giorgio Gori. La (lunga) marcia verso il ritorno tra i banchi nelle scuole bergamasche si sta rivelando ricca di ostacoli. «Le indicazioni a livello nazionale sono tutt’altro che ferree e cambiano spesso, il che non aiuta». Come l’ipotesi di considerare «congiunti » anche i compagni di classe che pare abbia suscitato parecchie perplessità (eufemismo) a Palafrizzoni e non solo. Premesso questo «a 15 giorni dal ritorno a scuola dobbiamo avere le idee chiare almeno a livello locale». E invece visto «il dato di 15mila studenti che rischiano di rimanere a piedi per le limitazioni alla capienza dei mezzi i problemi ci sono, eccome». Problemi che, secondo il sindaco, derivano anche «dalla mancata comprensione da parte dei dirigenti scolastici della delicatezza del quadro e della necessità di dare seguito alle indicazioni che avevano concordato al tavolo della Prefettura nei mesi scorsi».

«Più didattica a distanza»

In quell’occasione, ricorda Gori, «sul tema delle superiori ci eravamo detti che sarebbe stata auspicabile una quota di formazione a distanza intorno al 40% così da ridurre la mobilità degli studenti sul territorio». Mixare cioè lezioni in aula con la didattica a distanza, con modalità tutte da definire (giorni o settimane alterne, lezioni pomeridiane, ecc...) in modo da diminuire in modo significativo gli spostamenti quotidiani degli studenti e quindi la loro presenza in primis sui mezzi pubblici.

«Ma soprattutto era stata definita una ripartizione degli ingressi negli istituti scolastici in modo equilibrato su due fasce orarie, quella delle 8 e quella delle 10 con uscite tra le 12 e le 15 ,così da dilatare ulteriormente le presenze a bordo» prosegue il sindaco.

«Invece dai dati provvisori in nostro possesso emerge come diversi istituti non abbiano dato seguito a queste indicazioni concordate al tavolo: la quota di formazione a distanza oscilla tra il 15 e il 20% , troppo poco, e lo scaglionamento tra le 8 e le 10 non è equilibrato». Nel senso che «due terzi degli ingressi sono nella prima fascia, mentre dovrebbero essere ripartiti in modo equo». E Gori mette sul tavolo qualche esempio, sulla scorta dei dati in possesso di Palafrizzoni, aggiornati a ieri: «In provincia l’Einaudi di Dalmine e il Maironi da Ponte di Presezzo così come il Rigoni Stern in città sembrerebbero orientati a fare tutti gli ingressi alle 8. Altri, importanti, istituti come Lussana, Paleocapa e Sarpi che hanno spostato alle 10 solo un terzo degli ingressi. Non mi pare sufficiente in questo momento, faccio un appello ai dirigenti scolastici, rivedete le scelte in modo che le fasce orarie siano equamente distribuite».

Il rischio del caos del traffico

Tornando alla (delicatissima) questione della didattica a distanza: «Vero che la previsione del 40% di lezioni on line era stata formulata in un momento nel quale la capienza dei mezzi pubblici era inferiore a quella attuale, tra il 25 e il 50% contro una prospettiva di arrivare al 75% attualmente al vaglio del Cts, ma la percentuale delle lezioni a distanza potrebbe arrivare almeno al 30».

Insomma, vista da Palafrizzoni «serve da parte di tutti uno sforzo in più, al di là di quello che ci dirà il ministero o il Cts» prosegue Gori. «Abbiamo degli spazi di autonomia sul territorio, usiamoli a fin di bene per tutelare al massimo la salute di tutti, in primis di studenti e operatori scolastici». Diversamente, nel caso non si riequilibrino almeno gli orari di ingresso «che ci consentirebbero di gestire due flussi da 20-25 mila persone tra le 8 e le 10 invece che uno solo da 50mila alle 8» si rischia che «almeno 15mila studenti non abbiano un mezzo per arrivare a scuola».

Con conseguenze su più piani: «Il rischio di perdere giorni di scuola, soprattutto per chi arriva da fuori capoluogo: c’è un diritto allo studio che va tutelato. In città qualche alternativa c’è, bici, moto, ma se arrivi dalla provincia è tutto molto più complicato: uno che fa, arriva alla fermata e non trova posto sul pullman? Non è una situazione gestibile». Che potrebbe essere in parte attenuata, non risolta, con il ricorso al mezzo privato «ma fermo restando che non tutti i genitori possono accompagnare i loro figli a scuola per svariati motivi, rischiamo un aumento esponenziale del traffico in ingresso a Bergamo». Per questo «la situazione è seria, abbiamo ancora 15 giorni davanti per sistemare la situazione». Un po’ come agli esami a settembre, quando ci si metteva sui libri negli ultimi giorni per il rush finale. Di solito, in un modo o nell’altro, la si sfangava

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