Torre del Gombito in Città Alta, nuove protezioni in attesa del restauro - Video

IL CANTIERE. Dopo la caduta di materiali dell’anno scorso serve un intervento risolutivo, ma mancano le risorse. Prevista una «mantovana» più adatta al contesto storico.

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A un anno dalla caduta del materiale dall’alto dei suoi 51,60 metri, la torre del Gombito è ancora avvolta, alla base, da pannelli posticci a garantire la sicurezza dei pedoni. E visto che un progetto per il suo restauro è di là da venire, Palafrizzoni ha pensato ad una nuova «mantovana» (parasassi posizionati a 45°). Servirà a raccogliere eventuali altri cedimenti di materiale, ma sarà più gradevole alla vista, per i passanti e per i turisti che entrano nell’ufficio turistico ospitato tra le mura della torre del XII secolo.

I Lavori pubblici hanno affidato l’incarico ad un professionista esterno «per la progettazione strutturale e assistenza alla progettazione architettonica della mantovana di protezione della torre di Gombito» si legge in determina. Una spesa di oltre 6mila euro (che riguarda la sola progettazione) per una struttura che dovrà ricevere il benestare della Sovrintendenza visto che ancora non si sa per quanto tempo starà agganciata alla torre medioevale a proteggere i passanti. «Abbiamo in programma un restauro complessivo della torre di Gombito – spiega l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Bergamo Ferruccio Rota -. Al momento però, non abbiamo le risorse a disposizione e difficilmente i lavori potranno essere inseriti nel prossimo Piano delle opere pubbliche. Nel frattempo abbiamo previsto una nuova mantovana, che si inserisca meglio nel contesto storico della torre».

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I Lavori pubblici hanno affidato l’incarico per la progettazione strutturale e assistenza alla progettazione architettonica della mantovana di protezione della torre di Gombito. Una spesa di oltre 6mila euro (che riguarda la sola progettazione) per una struttura che dovrà ricevere il benestare della Sovrintendenza

Dopo la caduta dei frammenti lapidei a terra (era il 16 ottobre 2023) erano intervenuti i vigili del fuoco, poi il Comune con la messa in sicurezza e un successivo intervento, ingaggiando restauratori «acrobati»: «Il problema è stato gestito nell’immediato attraverso una verifica estesa dei due lati che si affacciano su suolo pubblico, utilizzando maestranze che hanno operato in sospensione su funi, che hanno asportato le frazioni di materiale già distaccato e in procinto di precipitare» ricorda il Comune. Che sottolinea come «le lavorazioni di messa in sicurezza non si sono potute concludere con effetto risolutivo del problema di incolumità pubblica, ma solo con riduzione del rischio». Ecco perché si è giunti alla decisione di posizionare una mantovana protettiva «permanente», che resterà fino a quando non sarà effettuato, scrivono i tecnici in determina, «un intervento definitivo di consolidamento della superficie lapidea della torre e delle malte di allettamento estesa a tutta la superficie esterna, la cui spesa deve essere individuata all’interno dei programmi finanziari dell’ente».

Mancano i fondi

Tradotto, i soldi ancora non ci sono. Intanto si interviene con una situazione «tampone». Le mantovane esistenti cozzano con la torre monumentale, così come i pannelli gialli da cantiere posti a livello strada (da tempo prese di mira dai writers).

La storia della torre

Ricordiamo che la torre è la più alta della città, bagna il naso pure al Campanone. Originariamente di proprietà della famiglia Zoppo, ha vissuto diverse vite. Nel XVI secolo al pianterreno venne avviata una bottega, destinazione commerciale che tale rimase fino all’ultimo decennio del Novecento (al primo piano, ancora si vedono i ganci in ferro sui quali venivano agganciate le carni). È di proprietà del Comune di Bergamo dal 1877. I primi restauri a partire dal XX secolo, i più rilevanti dal 2001 al 2009, per il consolidamento strutturale (ben visibili le putrelle, al piano terra, dove c’è l’ufficio turistico), il restauro delle facciate e la messa in sicurezza della scalinata interna. A 15 anni da quel grosso lavoro, alla vecchia torre dalle tante vite, occorre rimettere mano.

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