Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 01 Aprile 2022
Terzi: «L’autostrada Bergamo-Treviglio è migliorabile, ma si farà»
L’intervista Claudia Terzi, assessore regionale ai Trasporti: un collegamento attrattivo anche per il traffico locale «Pedemontana nella Bergamasca? Ipotesi remota. Sui comitati dei pendolari bisogna ragionare. La Brt? Perplessa».
Avanti con la Bergamo-Treviglio «ma ci sono margini di miglioramento sul tracciato».
Forti perplessità sulla Brt, il collegamento veloce tra il capoluogo e Dalmine-Verdellino, via libera invece ai due nuovi ponti sull’Adda tra Calusco e Paderno e qualche bacchettata ai Comitati pendolari e a Trenord. Claudia Terzi, assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità, entra nel vivo di molti temi caldi.
Lunedì avete dato il via libera alla Bergamo-Treviglio. Quindi si fa?
«Che si facesse era chiaro dal 2020, come da delibera del Piano Lombardia».
Con un vostro finanziamento di 146,4 milioni di euro...
«Finalizzati all’abbattimento dei costi dell’opera e quindi delle tariffe: l’obiettivo è rendere il collegamento attrattivo anche per il traffico locale».
Sicura dell’utilità?
«Ne sono assolutamente convinta, tra l’hinterland di Bergamo e una Bassa in fortissimo sviluppo, serve un collegamento veloce come un’autostrada. L’alternativa sarebbe la realizzazione da parte della Provincia di una strada con almeno due corsie per senso di marcia».
Ecco, la Provincia: non vi ha mai presentato ipotesi alternative?
«Il presidente Pasquale Gandolfi ci ha detto che si sarebbe fatto portavoce della sensibilità di qualche territorio rispetto all’impatto di quest’ opera: gli ho detto che sono pronta ad esaminare qualsiasi alternativa. Ci sarà tutta la fase di gara per proporne: la delibera di lunedì non ha chiuso l’iter, semmai lo ha aperto. Il piano economico finanziario è stato ritenuto sostenibile, ora lavoriamo insieme su una progettazione che sia la meno impattante possibile».
Ma solo su quel corridoio individuato dai promotori: altre alternative sono possibili?
«No, su quel corridoio. Con la necessità di alleggerire il più possibile l’impatto, come dice Gandolfi, con il quale concordo. Secondo me il fatto che in questa fase si lavori solo sul collegamento nord-sud senza l’innesto sulla Pedemontana è già un elemento migliorativo».
Anche perché la Pedemontana nella Bergamasca non arriverà mai...
«In effetti le possibilità sono remote: la progettazione in corso da parte della società non comprende la tratta bergamasca».
Le dispiace?
«Non è un mistero che non fossi mai stata convinta di questa soluzione».
Restiamo in zona Adda, non se ne viene a una per il nuovo ponte tra Calusco e Paderno.
«Per noi la discussione è chiusa. Abbiamo mandato una lettera a Rfi con il benestare ai due ponti separati, uno per il traffico stradale e l’altro ferroviario, a sud del San Michele.Abbiamo già chiesto un appuntamento al ministero insieme ai presidenti delle Province di Bergamo e Lecco».
Il Comune di Paderno continua però a restare perplesso...
«Mi pare un problema della locale amministrazione più che altro. Per noi la decisione è presa». Chi li paga i ponti? «Fondi statali, se poi in capo al ministero, Anas o Rfi si vedrà».
A proposito di Anas, poche settimane fa è stata inaugurata la Treviolo-Paladina e, come prevedibile, le code si sono spostate più a nord. Come si risolve il tappo? I conti per il pezzo mancante non tornano, come se ne viene fuori?
«Con interventi di miglioramento della viabilità esistente da parte di Anas, non devono essere necessariamente di piccolo cabotaggio: penso a svincoli, allargamenti di banchine dove possibile, rotonde, corsie d’immissione dedicate. Se poi si vuole continuare a discutere l’ipotesi ben più costosa del collegamento a Sedrina si può fare, ci mancherebbe, e siamo pronti a fare da intermediari con Anas. Ma questo è l’ideale, la realtà è che servono soluzioni di sopravvivenza e in un tempo relativamente rapido».
Quindi niente secondo lotto?
«Faccio sempre l’esempio della Tremezzina, nel Comasco: ci si sta lavorando ora, ma sono serviti 20-25 anni. Ce li possiamo permettere? Io dico di no, bisogna essere pragmatici e capire che il problema delle code ce l’abbiamo ora e non tra 25 anni».
Capitolo ferrovie, come va con i comitati dei pendolari?
«Dopo una mia iniziale apertura a 360 gradi mi sono resa conto che da parte loro c’era un atteggiamento assolutamente strumentale e fazioso».
Ah...
«Quindi pur ritenendoli un interlocutore fondamentale credo si debba cominciare a ragionare in modo serio sulla loro reale rappresentatività: studiare cioè un modo per capire chi possa davvero rappresentare i pendolari».
Beh, lo decideranno loro, no?
«Per carità, ma mi sta venendo troppe volte il dubbio che chi si presenta a nome dei comitati spesso non rappresenti davvero il pensiero dei pendolari.
E il rapporto con Trenord?
«Lo definirei di necessaria collaborazione e continua discussione. Nonostante quello che dicono i comitati i il mio rapporto con Trenord non è idilliaco: siamo portatori di interessi diversi e spesso contrapposti. C’è ovviamente l’intenzione di collaborare il più possibile, ma questo non vuol dire che accettiamo acriticamente ogni cosa che ci propongono».
L’ipotesi di mettere qualche linea del servizio ferroviario regionale in gara è così peregrina?
«La escludo, già è difficile arrivare alla definizione del nuovo Contratto di servizio con Trenord con le regole dell’Autorità di regolazione dei trasporti».
Quando lo firmate?
«La proroga scade quest’ anno, quindi non c’è molto tempo».
Sarà ancora decennale? «Sì».
Ma invece di mettere 146 e rotti milioni sulla Bergamo-Treviglio non si poteva finanziare ulteriormente il trasporto pubblico locale?
«A parte il fatto che ne mettiamo comunque già oltre 400, c’è il piccolo problema che la Bergamo-Treviglio servirà anche, o soprattutto, per le merci. Che facciamo, le mettiamo sul trasporto pubblico locale? Va bene gli slogan, ma facciamo che risolviamo i problemi: consiglio a tutti di fare un giro sulla 525 per rendersi conto della situazione»
Recentemente a Bergamo c’è stato un Consiglio comunale a tratti paradossale sulle infrastrutture. Cominciamo dal treno per Orio, procede?
«Assolutamente sì, per noi resta un’opera prioritaria. Impensabile che una realtà fondamentale come l’aeroporto non sia collegata con la ferrovia».
I suoi colleghi della Lega si sono detti perplessi sul progetto...
«Mi spiace per loro. Anche se va detto che una maggiore informazione da parte del Comune di Bergamo avrebbe evitato tanti problemi. Chiaramente tutto quello che si può migliorare va migliorato».
I Comitati chiedono il seminterramento della tratta.
«Tecnicamente non impossibile ma molto difficile ed economicamente non sostenibile. Condivido comunque le preoccupazione per l’impatto ambientale delle barriere antirumore: vedremo di trovare delle soluzioni, ma ricordo a me stessa prima che agli altri che c’è una normativa sulla salute pubblica che passa sopra ogni cosa».
I Comuni hanno chiesto un servizio di carattere metropolitano nelle tratte ferroviarie interessate dal raddoppio.
«La nostra idea è assicurare collegamenti molto frequenti tra Orio, Bergamo e da qui Milano. Sarà un servizio molto frequente, ma non con una struttura da metropolitana, per evitare fraintendimenti con qualche sindaco dell’hinterland».
È vero che non le piace molto l’ipotesi del Brt, il sistema di bus elettrici in sede protetta tra Bergamo, Dalmine e Verdellino finanziato dal Pnrr?
«Non ne ho mai fatto mistero, da abitante di Dalmine prima ancora che da assessore. Condivido e sposo assolutamente la necessità di un collegamento veloce, ma questa soluzione ha troppi elementi di difficoltà. Pensare di intervenire sulle banchine della 525 dove si affacciano decine di attività produttive mi pare complicato: interrompere il flusso di traffico con semafori ogni 10 minuti francamente impossibile. Dobbiamo confrontarci a fondo perché ci sono troppi elementi di criticità, resto perplessa, diciamo così».
© RIPRODUZIONE RISERVATA