Terza dose, nuova accelerata del governo. In Bergamasca si partirà da 64 mila fragili

Probabile il via entro fine settembre: l’annuncio del ministro Speranza e del commissario Figliuolo. Dopo toccherà a ospiti delle Rsa, over 80 e operatori sanitari. Da definire la «rete» per le somministrazioni.

Si pensava novembre, si ipotizzava ottobre. Ora, probabilmente, una nuova accelerata anticipa l’orizzonte per il via della terza dose, portandolo già entro la fine di settembre.

Questione di settimane, dunque, e si partirà. Da un target che sembra ormai certo: i «fragili», e in gioco ci sono almeno 63 mila bergamaschi. Ci si è sbilanciati a tutti i livelli: lo hanno fatto il ministro della Salute Roberto Speranza e il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza, così come Letizia Moratti, vicepresidente e assessore regionale al Welfare, e prima ancora Guido Bertolaso, il consulente di Palazzo Lombardia per l’immunizzazione.

A livello decisionale c’è da mettere nero su bianco la strategia nazionale, cui seguirà la declinazione in chiave regionale (e provinciale). La Lombardia, tra l’altro, già da giugno ha predisposto uno specifico piano: dopo i fragili verosimilmente toccherà agli ospiti delle Rsa (la Regione ha avviato un apposito studio), vaccinati da gennaio 2020, quindi si ragionerà sugli altri over 80 (prime inoculazioni nella seconda metà di febbraio 2020) e sugli operatori sanitari (somministrazioni partite a gennaio 2020).

Fragili, le «sottocategorie»

Il «piano nazionale di vaccinazione Covid-19», redatto a partire da fine 2020 e poi perfezionato in particolare con l’avvicendamento tra Arcuri e Figliuolo, indicava proprio come categoria prioritaria per l’inizio della campagna massiva le «persone a elevata fragilità, ovvero estremamente vulnerabili in quanto affette da patologie valutate come particolarmente critiche se associate a Covid-19, oppure portatori di disabilità gravi».

A livello lombardo, questa categoria era stata divisa in due sottocategorie: le persone «estremamente vulnerabili», per esempio gli immunodepressi, i malati oncologici, i trapiantati, i diabetici o chi deve sottoporsi a dialisi, e accanto le persone «con disabilità grave», ossia chi rientra nell’articolo 3 comma 3 della Legge 104. Da qui, si possono stimare i numeri bergamaschi: secondo un «punto» tracciato dall’Ats lo scorso 23 giugno, gli «estremamente» vulnerabili bergamaschi sono 43.360 e a quella data in 34.494 (l’80%) aveva già ricevuto almeno la prima dose (e dunque questa platea è una base di partenza per calcolare la terza dose); nel target delle persone con disabilità grave si contavano invece 35.692 cittadini, di cui 28.627 (l’80% anche in questo caso) allora già raggiunti dalla campagna vaccinale.

Da quel momento la campagna è naturalmente proseguita, ma le percentuali non dovrebbero essersi alzate di molto: sommando le due platee, si arriva appunto a 63.121 «fragili» che necessiterebbero della terza dose, a cui aggiungere gli altri «fragili» che sono stati raggiunti dalla profilassi nel corso dell’estate (ma per chi è più «fresco» di prima dose, verosimilmente, la terza non sarà già a settembre). Si userà Pfizer o Moderna, vaccini impiegati anche per le prime due dosi.

La «rete» per le iniezioni

Ma dove sarà iniettata, la terza dose? La «mappa» ancora non è stata resa pubblica, ma qualche indizio – o riflessione – è stato messo sul tavolo. Con la chiusura progressiva di diversi grandi hub (in Bergamasca, per esempio, da agosto si sono fermati la Fiera di Bergamo e il PalaSpirà), si è parlato del coinvolgimento dei medici di base (che in realtà da mesi già lavorano negli hub, e hanno anche gestito insieme all’Adi una fetta delle vaccinazioni domiciliari) e delle farmacie (il progetto pilota è partito con 21 sedi in tutta la Lombardia, di cui due in Bergamasca); tra le ipotesi, anche dei mini-hub sulla falsariga di quelli creati per l’antinfluenzale (altra questione che si aprirà da fine novembre).

Ma anche gli ospedali dovrebbero mantenere un ruolo centrale: per la prima dose e il conseguente richiamo, infatti, gli «estremamente vulnerabili» erano stati convocati per le vaccinazioni direttamente dalle Asst (o dalle case di cura private) che li avevano in carico, ed è possibile che il meccanismo si replichi. E se altri hub saranno chiusi, la strada potrebbe essere quella dei centri prelievi (o strutture analoghe) già presenti negli stessi ospedali: un po’ come si era fatto tra gennaio e febbraio per l’immunizzazione dei sanitari, secondo un sistema «hub and spoke» che coinvolgeva anche case di cura private e Rsa.

Tra l’altro, solo tra gennaio e le prime settimane di febbraio con questo sistema si eseguirono oltre 50 mila somministrazioni: numeri in linea, grosso modo, con i fragili che da settembre partiranno con la terza dose.

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