Terrorismo, arrestato un 22enne: voleva colpire una chiesa di Bergamo

LA POLIZIA. Il giovane di origine egiziane, da poco in Italia, fermato dalle Digos di Brescia e Bergamo, stava pensando di passare all’azione dopo aver inneggiato online alla Jihad: nel mirino ci sarebbe stata una chiesa della parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna. Viveva ad Azzano San Paolo e faceva il pizzaiolo.

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Un’inchiesta di antiterrorismo tra Brescia e Bergamo ha portato all’arresto di un giovane 22enne di origini egiziane: è stato fermato nella Bergamasca per attività di proselitismo sul web nella giornata di venerdì 4 ottobre.

Apologia di terrorismo

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il 22enne, da poco in Italia e residente ad Azzano San Paolo, è stato arrestato per apologia del terrorismo in Bergamasca dalla Digos di Brescia e Bergamo nell’ambito di un’inchiesta della procura di Brescia sarebbe stato intenzionato a passare all’azione. Non si accontentava più di inneggiare alla Jihad in rete e voleva colpire i cristiani ritenuti infedeli. In particolare avrebbe messo nel mirino una chiesa della parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna in città, vicino al luogo dove lavorava, una pizzeria d’asporto dei dintorni. La complessa attività d’indagine, coordinata dalla Procura distrettuale della Repubblica di Brescia, è stata condotta dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione Ucigos e dalle Digos di Brescia e Bergamo.

Il giovane egiziano era «in Italia da pochi mesi e con un permesso di soggiorno in scadenza» ha spiegato il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete. Per il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare: «Ha dimostrato di voler programmare un atto fortemente violento e pericoloso, che si inserisce nel quadro di una personalità dalle posizioni estremamente radicali e con una ideologia intrisa di esecuzioni cruente, sparatorie».

L’attivismo sui social

Il 22enne è indiziato del delitto di apologia di delitti aggravata dalla finalità di terrorismo commesso attraverso una molteplicità di condotte, volte a propagandare ed esaltare le attività dell’Islamic State. Le attività di indagine dell’Antiterrorismo proseguono anche sul versante dell’appartenenza dell’indagato all’associazione terroristica di matrice islamica denominata «Islamic State Khorasan Province». L’attività investigativa ha avuto inizio nel mese di settembre quando, sulla base di acquisizioni dell’Aise, gli investigatori hanno avviato mirati approfondimenti nei confronti dell’indagato con uno spiccato attivismo su diversi social e su taluni network virtuali giovanili manifestanti interesse per tematiche jihadiste. In particolare, grazie alle evidenze investigative, si è rilevato come il giovane si sia costantemente impegnato nella condivisione ed esaltazione sul web di contenuti apologetici riguardanti l’Isis e la Jihad islamica palestinese e la pratica del martirio; i contenuti postati, peraltro, si sono progressivamente connotati per una peculiare forma di radicalizzazione che coniuga la matrice religiosa con un profondo sentimento antisemita.

Le foto con armi e proiettili

Le indagini hanno consentito di rilevare talune pubblicazioni dell’indagato sui propri profili social che rimandano ad immagini e video di propaganda dello Stato islamico, inneggianti alla jihad, al martirio e all’uso della violenza e messaggi celebrativi della ricorrenza dell’11 settembre; talora, peraltro, il giovane ha pubblicato la propria foto sui social mentre imbraccia armi da fuoco e proiettili. Numerose pure le condivisioni sui social di notizie del magazine dello Stato islamico «al Naba». Dalle evidenze investigative è emersa la volontà dell’indagato di passare all’azione, ponendo in essere condotte violente contro i Kuffar, gli «infedeli», in quanto cristiani. In particolare, è stata ricostruita l’attività preparatoria finalizzata a colpire i fedeli cristiani frequentatori di una chiesa al centro di Bergamo.

«Non era un lupo solitario»

L’indagato profila pure la figura di Masih al-Dajjal (l’Anticristo), che secondo la dottrina islamica apparirà nel «Giorno del Giudizio» nell’Islam, precisando che in quella circostanza musulmani e cristiani si uniranno in una lotta per combattere un terzo nemico, che viene indicato negli «israeliani ebrei», ma che, una volta sconfitti gli ebrei, i musulmani combatteranno i cristiani. Nel contesto delle attività, è pure stato ricostruito il circuito relazionale dell’indagato e sono stati sottoposti a perquisizione personale, con sequestro dei dispositivi informatici utilizzati, due connazionali. Dalle indagini è emerso, infatti, che il giovane non è un semplice «lupo solitario», ma opera in sinergia con altri soggetti con cui si coordina nella condivisione di progettualità comuni.

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