Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 16 Marzo 2022
Tendenze carovita: salasso sul carburante, ora i treni e bus tornano di moda
Trasporti Gli operatori registrano un aumento dei passeggeri sui loro mezzi. Emilio Grassi (Agenzia del trasporto): «Impatto anche sui costi del servizio».
Non è un assalto alla diligenza, ma la tendenza inizia comunque a osservarsi. Con i prezzi del carburante che galoppano, sempre più bergamaschi si stanno orientando verso il trasporto pubblico locale. Una scelta all’insegna del risparmio, soprattutto per i pendolari sull’asse Bergamo-Milano: non è un caso, evidentemente, che sia soprattutto Trenord a registrare – sull’intera scala regionale – un recente e costante aumento dei passeggeri.
Basta far di conto, per capire quanto incida il recente salasso petrolifero. Per un tragitto dal centro di Bergamo alle porte del centro di Milano, per esempio zona Loreto, il portale «ViaMichelin» calcola – ipotizzando il viaggio con un’utilitaria a benzina – un costo di circa 11,50 euro tra pedaggio autostradale (4,10 euro) e carburante (con la benzina a 2,20 euro al litro), importo che ovviamente va moltiplicato per due (andata più ritorno). Fanno 23 euro al giorno: con cinque giorni lavorativi si arriva a 115 euro alla settimana, in un mese la somma è di 460 euro. Viceversa, il sistema «integrato» del Tpl regionale propone per esempio la soluzione di «Io Viaggio Ovunque» che con 108 euro al mese permette di utilizzare tutti i mezzi pubblici (treni, metro, tram, bus) della Lombardia. Certo, l’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla (s)comodità e dall’incognita dei possibili ritardi: è qui che si gioca la scelta.
In aumento chi usa i pullman
In chiave più locale, per i pendolari «interni» che si muovono all’interno della provincia, Arriva rileva un aumento recente degli utenti sui propri bus; situazione monitorata anche da Atb, senza però sbilanciarsi sull’ampiezza dell’eventuale incremento di passeggeri per via del caro-benzina. Il fenomeno pare recente, la spirale dei prezzi dei carburanti s’è infiammata solo dall’ultima settimana; i dati di Google Mobility sugli spostamenti legati al trasporto pubblico locale in provincia di Bergamo stimano che si sia ancora attorno al -15% di utenza rispetto al pre-Covid. Nella seconda metà di gennaio si era invece addirittura ancora al -35%, a febbraio si volteggiava vicini al -20%. Una tendenza di maggior utilizzo dei mezzi pubblici c’è, ma sul più ampio periodo influiscono fattori diversi dal caro-carburante: a gennaio le quarantene tenevano a casa migliaia di studenti, oggi invece praticamente tutti sono in presenza.
I dati di Google Mobility sugli spostamenti legati al trasporto pubblico locale in provincia di Bergamo stimano che si sia ancora attorno al -15% di utenza rispetto al pre-Covid
«Un aumento di utenza per via dell’aumento della benzina potrebbe anche esserci, ma è ancora presto per confermarlo», rileva Emilio Grassi, direttore dell’Agenzia per il trasporto pubblico locale di Bergamo. C’è però anche l’altra faccia della medaglia: il caro-carburante è un salasso anche per le aziende del Tpl. «Impatta sicuramente sul costo del servizio – sottolinea Grassi -, tra l’altro con stime che variano di giorno in giorno alla luce della fluttuazione dei prezzi di gasolio, gas e metano». Arriva, che sul territorio bergamasco movimenta circa 420 bus ogni giorno (con un consumo quotidiano di 20mila litri di gasolio), ha calcolato un aumento del costo del carburante del 58% a partire da gennaio, ma solo nell’ultima settimana si è osservato un ulteriore aumento del 31%: in concreto, su Bergamo si spendono circa 13mila euro al giorno in più; e a livello nazionale, il Gruppo Arriva – che opera nell’intero Paese – stima extra-costi per 11 milioni di euro annui.
«Questa situazione complica ulteriormente il quadro del trasporto pubblico locale – sintetizza Grassi -, dopo due anni difficili come quelli del Covid. Il 2020 è stato in qualche modo coperto grazie ai ristori, al netto degli ultimi saldi. Per il 2021 il sistema bergamasco ha avuto 14 milioni in meno di ricavi da biglietti e abbonamenti, e i ristori non sono stati della stessa portata».
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