Taxi, Bergamo è 46ª in Italia. Presto 8 licenze, ma non bastano

IL CASO. Qui c’è un rapporto di 3,4 mezzi ogni 10mila abitanti, peggio di altre città vicine. Gori: la riforma del governo non ha cambiato nulla.

Qualche settimana e il bando dovrebbe essere pronto. Il potenziamento dei taxi in città, appunto attraverso la messa a bando di 8 nuove licenze, si avvicina, seppur a passo lento. Il tema resta sentito, le segnalazioni sulle difficoltà a trovare le «auto bianche» restano frequenti: «L’anno da Capitale italiana della Cultura è finito, ma i dati del turismo restano positivi e importanti, mentre riceviamo segnalazioni sull’esigenza di rafforzare la presenza dei taxi – conferma Stefano Zenoni, assessore alla Mobilità di Bergamo –. Per quanto i tassisti attuali lavorino bene e al massimo del potenziale, ne servono di più: bandiremo 8 licenze, come previsto dal decreto dello scorso anno, ma sono ancora insufficienti».

I numeri indicano infatti che attualmente le licenze in città sono 41: «Rispetto al nuovo bando – spiega Zenoni –, gli uffici del Comune hanno predisposto il testo sulla base del valore delle licenze: il testo è stato inviato all’Autorità di regolazione dei trasporti, che ha poi chiesto dei dati aggiuntivi che sono informazioni di pertinenza dei tassisti. Abbiamo chiesto un riscontro alle associazioni di categoria, ma penso che i passaggi si possano definire in qualche settimana».

Le nuove licenze

Passo indietro: il via libera alle licenze aggiuntive trae origine da una norma inserita nel decreto Asset approvato definitivamente dal Parlamento a inizio ottobre 2023, che dava la possibilità ad alcuni grandi Comuni – città metropolitane, capoluoghi di regione o sede di aeroporto internazionale – di aumentare fino al 20% il numero delle «auto bianche»; un’equazione che a Bergamo si traduceva appunto in 8 licenze in più. Tra il dire e il fare, cioè tra l’ok al decreto e i passaggi amministrativi necessari per metterle a bando, sono serviti però ben più di sette mesi. Intanto, a cadenza periodica emergono riscontri – specie tra i turisti, ma anche tra i residenti – sulle difficoltà a trovare i taxi in certe ore dei giorni; la direttrice più «calda» resta il collegamento tra la città e l’aeroporto.

Sul tema dei taxi, tra carenza di licenze e disagi per i cittadini, è intervenuto anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori: per il primo cittadino è «scandaloso» che «una città come Bergamo, Capitale della Cultura, che ha ospitato milioni di visitatori abbia un numero di taxi insufficiente rispetto al reale fabbisogno». «Stato e Regione non allargano il numero delle licenze e questa sedicente riforma dei taxi non ha cambiato nulla – rimarca Gori –. Abbiamo scritto e manifestato più volte, in tutte le forme possibili, questa nostra richiesta e di contro Regione ci ha obbligati a una procedura complicatissima che ci porterà ad avere 8 misere licenze in più, con il rischio ancora concreto di offrire un pessimo servizio sia ai cittadini bergamaschi che ai turisti. E, oltre che un pessimo servizio, una pessima immagine per la città, visto che considero i taxi una forma di trasporto pubblico». Contattato, il Consorzio tassisti bergamaschi non commenta, rimandando a una più ampia riflessione sul sistema dei trasporti a Bergamo.

I dati Istat

Intanto nei giorni scorsi l’Istat ha diffuso la nuova edizione del report «Ambiente urbano» con un ampio insieme di dataset anche sulla mobilità. Taxi inclusi: secondo i dati aggiornati a fine 2022 (ma i numeri delle licenze sono ancora sostanzialmente gli stessi in quasi tutto il Paese), Bergamo conta un rapporto di 3,4 taxi ogni 10mila abitanti, piazzandosi al 46° posto tra tutti i 107 capoluoghi di provincia in Italia, ed è superata anche da città più piccole o meno turistiche. Milano – prima città in Italia – conta un rapporto di 35,9 taxi ogni 10mila abitanti, cioè con una capillarità del servizio dieci volte migliore, mentre la vicina e comparabile Brescia ha un rapporto di 5,4 taxi ogni 10mila abitanti; sempre in Lombardia fanno meglio di Bergamo anche Como (5,4 taxi ogni 10mila abitanti), Mantova (4,7), Varese (4,6) e Pavia (4,1).

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