Taglio di 6,2 milioni in cinque anni per il Comune di Bergamo: «Serve autonomia fiscale». Ipotesi aumenti per la sosta

PALAZZO FRIZZONI. La manovra del governo peserà in media per 1,3 milioni all’anno, il vicesindaco Gandi: «Avanti così i Comuni non sopravvivono». Si chiedono «mani libere» su entrate e voci di bilancio.

Un taglio da 1,3 milioni di euro, tra il dato consolidato del 2024 e il taglio previsto dalla legge di bilancio per il 2025. Una «scure» che potrebbe confermarsi anche nel prossimo quinquennio, per un totale di 6,2 milioni in meno da qui al 2029 nelle casse comunali per le spese correnti. Palafrizzoni fa i conti con le ricadute della manovra del governo, in discussione a Roma, cercando la quadra per il Bilancio di previsione 2025 (la cui approvazione slitterà a gennaio). Il vicesindaco con delega al Bilancio Sergio Gandi mostra i fogli con le stime elaborate dagli uffici e non usa giri di parole. «Siamo ormai alle prese con dei tagli permanenti – dice – si scarica tutto sugli enti locali». Già chiamati a operare in un contesto difficile da tempo: «I bisogni crescono e richiedono servizi aggiuntivi, ma non possiamo rivedere il perimetro delle entrate», osserva Gandi.

L’analisi del «tesoriere» di Palafrizzoni entra nel dettaglio di quel «grido di dolore» sollevato dalla sindaca Elena Carnevali nel Consiglio comunale di giovedì sera. L’ordine del giorno del Pd che sollecitava i parlamentari bergamaschi a farsi portavoce a livello nazionale delle richieste già avanzate da Anci per rivedere i tagli agli enti locali è passato con i soli voti della maggioranza. «Ma le richieste formulate dall’Anci non sono di una parte politica – precisa Gandi –: qui non c’è in gioco un tema di destra, centro o sinistra, ma la stessa sopravvivenza dei Comuni».

I costi crescenti

I costi che Palafrizzoni deve sostenere crescono. Gandi elenca almeno tre fattori: «Aumenta il costo del lavoro, i rinnovi dei contratti nazionali sono sacrosanti ma determinano un aumento della spesa per il personale, sia lavoratori diretti sia quelli delle cooperative; aumenta l’inflazione e aumentano le dotazioni di servizio, vale a dire le risorse a disposizione dei diversi settori per lo svolgimento dei servizi e delle attività loro affidate (+539mila euro nell’ultima variazione di bilancio, ndr). Senza contare che il Comune ha deciso di investire sul Pnrr, con interventi in conto capitale che implicheranno servizi aggiuntivi, ad esempio più bambini negli asili nido».

I bisogni crescono, due voci esemplificative su tutte: i minori stranieri non accompagnati e l’assistenza scolastica agli alunni fragili, che è esplosa richiedendo 750mila euro in più sul 2025. «Ma le entrate sono sempre le stesse. In un quadro come questo, aggiungere ulteriori tagli significa colpire ancora di più i servizi», fa presente Gandi. Una delle voci della spesa corrente sono anche i mutui: «Ci siamo impegnati con investimenti e manutenzioni importanti ad esempio sul fronte del reticolo idrico, per far fronte alle recenti emergenze. Debiti che dobbiamo restituire».

Le richieste dell’Anci

Da qui il sostegno alle richieste avanzate dall’Anci. «I Comuni chiedono di poter avere “mano libera” su alcune voci di entrata, che attualmente invece non possono toccare, prendendosi la responsabilità delle scelte. Non solo paghiamo lo scotto della crescita del costo della vita, ma ci troviamo compressi anche dal punto di vista dell’autonomia fiscale – è lo sfogo di Gandi –. Ci auguriamo che qualcuno ci metta la testa su queste proposte, c’è ancora un mese davanti e qualcosa di positivo può succedere». Le proposte riguardano la possibilità di ritoccare il canone di occupazione del suolo pubblico (ad esempio per i dehors e i lockers) oppure l’addizionale Irpef. «Attualmente a Bergamo è già allo 0,8%, il massimo consentito – ricorda Gandi – ma se ci fosse la possibilità anche solo di un ulteriore incremento dello 0,1% varrebbe 2,5 milioni di euro. L’addizionale è “equa” , perché incide in base al reddito». E ancora: «La quota di avanzo sulla spesa corrente oggi si può usare solo per le spese non ripetibili, ma non per quelle fisse come il diritto allo studio: chiediamo una maggiore elasticità. Così come chiediamo di poter usare il Fcde (Fondo crediti di dubbia esigibilità), che oggi a Bergamo è iper-capiente, con decine di milioni di euro fermi».

Far quadrare i conti

In attesa di capire se le richieste (in parte o in toto) potranno essere accolte dal governo, la Giunta Carnevali sta già mettendo la testa sul Bilancio di previsione 2025, cercando di aggiustare il «disavanzo potenziale», ovvero il disequilibrio tra entrate e uscite. «I criteri guida sono due – assicura Gandi –: saremo attenti a razionalizzare la spesa e saremo equi: se ci sarà da chiedere qualche sacrificio ai cittadini, lo faremo salvaguardando le persone più fragili e le fasce Isee più deboli».

La spending review

Il «recupero», quindi, avverrà lavorando sul doppio lato della medaglia, uscite ed entrate. «Sul lato delle uscite – spiega il vicesindaco – ci sarà una “spending review” dei vari settori: è in corso una ricognizione tra gli assessorati, per verificare dove è possibile razionalizzare ulteriormente la spesa. Aspetto le proposte dei colleghi di Giunta». Tra i possibili «risparmi», l’illuminazione pubblica o il ritocco dei servizi non essenziali. Sul fronte delle entrate Gandi non si sbilancia: «Stiamo valutando diverse ipotesi». Una riguarda la sosta. Potrebbe essere rivisto il piano tariffario, aumentando il costo dei parcheggi nelle strisce blu. Ma i criteri sono al vaglio, non sono ancora stati decisi. «Ne stiamo discutendo, ma ogni ipotesi va gestita bene, valutando i pro e i contro», mette in guardia il vicesindaco Gandi. Il Bilancio di previsione 2025 non sarà comunque approvato entro dicembre, ma slitterà a gennaio.

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