Sulle strade già 53 vittime: «Troppe, più di tutto il 2023»

IL BILANCIO. I morti lo scorso anno furono 50, ma il trend provinciale è in calo. Carminati: «Dietro i dati, i drammi. Basta usare il telefono quando si guida»

Il dato positivo è che, a guardare il grafico degli ultimi 18 anni, il numero dei morti sulle strade della Bergamasca è andato diminuendo in maniera anche considerevole. Il dato negativo, al contempo, è che quest’anno si sono già registrate più vittime di tutto il 2023: lo scorso anno persero infatti la vita 50 persone, mentre dal 1° gennaio di quest’anno e fino a ieri le vittime sono state già 53, con un incremento percentuale del 6% e praticamente pari allo stesso numero dell’intero 2022, quando i morti sulle strade bergamasche furono 54.

Dietro ai dati ci sono esseri umani

Dietro però i freddi dati ci sono i nomi e i cognomi, i volti e le storie di chi ha perso la vita in un incidente stradale. E ogni caso è un dramma a sé, indipendente dalle statistiche. Lo sa bene Ivanni Carminati, che nel 2007 ha fondato la sezione di Bergamo dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, ente che ancora presiede: dopodomani, come ogni terza domenica di novembre, ricorre la Giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada, istituita dall’Onu nel 2005 e che quest’anno nella nostra provincia verrà celebrata a Cividate al Piano, paese della Bassa che ha perso sulle strade ben sette ragazzi tra i 15 e i 19 anni in due drammatici incidenti avvenuto nel giugno del 2001 e nel giugno del 2012. I genitori di alcuni di loro racconteranno i loro drammi questa sera nella sala della comunità dell’oratorio, mentre domenica mattina sarà celebrata una Messa in memoria di tutte le vittime.

I numeri degli incidenti nella Bergamasca

Vittime che, dal 2007 a giovedì, sono state qualcosa come 1.237, comprendendo nella statistica i bergamaschi morti nei confini della nostra provincia o fuori e i non bergamaschi morti sulle strade bergamasche. «È un dramma che continua e quest’anno purtroppo, guardando i numeri, sta già andando molto peggio del 2023 – spiega Carminati –: in tutto questo dolore, c’è un aspetto positivo, ovvero che dal 5 ottobre non si registrano più vittime. È dunque più di un mese che non ci sono morti sulle strade della nostra provincia. Questo non ci deve però far abbassare la guardia. Ci si deve ricordare sempre come sia importante essere utenti della strada consapevoli. Distrazioni come l’utilizzo del cellulare alla guida, oggi soprattutto per le chat di messaggistica più che per le chiamate, non sono più tollerabili. Il Codice della strada ha inasprito le pene, ma non basta. È necessario essere prudenti sia da automobilisti che da motociclisti, ciclisti e pedoni».

Da anni ormai l’associazione entra nelle scuole per insegnare l’educazione stradale, in collaborazione con la polizia stradale, fin dalle nuove generazioni. «Anche i ragazzi sono utenti della strada e sono i primi che devono conoscere le regole e i rischi – aggiunge Carminati –. Seminare nelle scuole vuol dire trasmettere l’importanza della prevenzione anche alle famiglie, che sono il fulcro della società». Le forze dell’ordine sono ancora oggi impegnate quotidianamente a contrastare fenomeni come la guida sotto l’effetto di alcol e droghe, ma anche il semplice mettersi al volante senza allacciare la cintura: «Sembra qualcosa di impensabile, eppure tante persone ancora oggi guidano senza le cinture allacciate – rileva il presidente dei familiari delle vittime –, senza rendersi conto dei rischi che potrebbero correre in caso di incidente stradale».

Il trend delle vittime

A livello statistico, il dato delle vittime è andato calando dal 2007 a oggi: 18 anni fa i morti sulle strade furono ben 147. Dato poi sceso a 113 l’anno seguente, per finire sotto i cento morti dal 2009 (quando le vittime furono 94) e, per fortuna, andando sempre in diminuzione, anche se incostante. Il numero più basso di morti sulle strade si registrò l’anno del Covid: nel 2020 le vittime furono 32. Anche l’anno successivo, anch’esso caratterizzato da diverse restrizioni per il contenimento della pandemia, i morti furono 33. Quest’anno il mese peggiore è stato luglio, con ben 9 vittime. Tre i morti per ciascun mese a gennaio, febbraio e marzo, 6 ad aprile, 4 a maggio, due a giugno, nove appunto a luglio, sette ad agosto, tre a settembre e due a ottobre. «I mesi estivi si confermano quelli più a rischio – aggiunge Ivanni Carminati –, mentre gli orari con più incidenti mortali sono quelli del pomeriggio, tra mezzogiorno e le 18. Il venerdì, il sabato e la domenica sono invece i giorni peggiori per quanto riguarda la mortalità. Tra i mezzi, spiccano le moto e gli scooter. Praticamente la metà delle vittime sulle nostre strade di quest’anno guidavano una moto. Inoltre, la stragrande maggiorana dei morti è di sesso maschile e aveva tra i 46 e i 65 anni. Dati che nascondono grandi tragedie».

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