Stufe a legna e camini? Ok in montagna e città, ma solo a quattro stelle

Crisi energetica. La Regione consente l’uso ovunque purché certificati per emissioni. Un tecnico: tanta disinformazione, si pensa che in pianura siano vietati.

Stufe a legna (o pellet) e caminetti anche in pianura? Sì, si può. Almeno in Lombardia, e quindi anche nella nostra provincia. Le limitazioni in base all’altitudine sono presenti in altre regioni (in Emilia Romagna) ma non nella nostra. Eppure qualcuno, quando va da un rivenditore di stufe, la domanda la pone. Soprattutto in questo periodo di crisi energetica dove, in molti, stanno tornando alla tradizionale stufa a legna. Stufa, peraltro, che in montagna molti hanno mantenuto e, nonostante i divieti di accensione (a esclusione di 48 comuni in quota) stanno accendendo in questi giorni di primo freddo.

Come per gli elettrodomestici, anche per le stufe o i camini a legna esiste una certificazione energetica, quella stabilita dall’Associazione italiana energie agroforestali

Ma cosa dice la normativa in materia? Come per gli elettrodomestici, anche per le stufe o i camini a legna esiste una certificazione energetica, quella stabilita dall’Associazione italiana energie agroforestali. Si chiama «Aria pulita», riguarda stufe, camini e caldaie a pellet con potenza, inferiore a 35 kW e certifica che emissioni e rendimento siano conformi. I generatori di calori sono così classificati in base a rendimento, emissioni di particolato, ossido di azoto, composti organici e monossido di carbonio. La classificazione è da uno a quattro stelle. In base a tale normativa in Lombardia sono autorizzati solo stufe e camini a quattro stelle. I divieti nascono da una direttiva europea del 2013 che prevedevano alcune limitazioni d’uso per contrastare l’inquinamento.

Direttiva che alcune Regioni italiane hanno applicato in vario modo, con limitazioni all’uso: tra queste l’Emilia Romagna, per esempio, dove è vietato ai Comuni sotto i 300 metri di altitudine l’uso di generatori a legna che hanno la certificazione sotto le tre stelle. In Lombardia nessuna limitazione rispetto all’altitudine: per tutto il territorio vale il divieto di usare stufe sotto le quattro stelle. Sempre in Lombardia (ma anche in Veneto) dal 2018, per le stufe a pellet di potenza termica nominale inferiore a 25 kW è obbligatorio usare combustibile certificato conforme alla classe A1. E in caso di controllo, è necessario mostrare la relativa documentazione. Chi ha però un impianto attivo prima del 2020, per esempio, può usare anche una stufa certificata tre stelle Se poi l’impianto risale a prima del 1° ottobre 2018, può usare anche stufe a due stelle.

La classificazione è da uno a quattro stelle. In base a tale normativa in Lombardia sono autorizzati solo stufe e camini a quattro stelle.

«Ci sono ancora tanta disinformazione e confusione perché la normativa varia a seconda della regione - spiega Riccardo Cornali, della Caminetti Cik di Almè - e molti pensano che la stufa non possa essere utilizzata in pianura. In realtà l’unica limitazione da noi riguarda la certificazione: serve un generatore di 4 stelle, poi si può usare ovunque. Noi, ai clienti, facciamo l’esempio dell’auto: non è che non si può usare in centro a Milano, serve un’auto con certe caratteristiche. Così è per le stufe che usano legna».

Intanto fino al 21 ottobre, resta in vigore il divieto di utilizzo degli impianti di riscaldamento (anche a legna), a eccezione dei comuni (48 nella nostra provincia) rientranti nella fascia F (quelli montani)

«Anche il combustibile, se acquistato, in particolare il pellet - continua Cornali - deve essere certificato a norma. Se poi uno prende la legna del proprio bosco va bene: deve essere secca, non resinosa, in genere di carpine, faggio, betulla o comunque latifoglie. I controlli, nel caso del combustibile, in genere, però, avvengono sulla provenienza del pellet». «L’unica differenza sulla fascia climatica - conclude - riguarda gli incentivi sulla rottamazione. Più favorevoli per chi abita in montagna».

I controlli sulle irregolarità sono affidati dalla normativa alle Province e in caso di inosservanza si rischia una multa che va da 500 a un massimo di 5.000 euro. Intanto fino al 21 ottobre, resta in vigore il divieto di utilizzo degli impianti di riscaldamento (anche a legna), a eccezione dei comuni (48 nella nostra provincia) rientranti nella fascia F (quelli montani).

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