Stretto di Messina a nuoto: «Tensione e fatica ripagate»

L’IMPRESA SPORTIVA. Flavio Doni, cardiologo, dopo cinque mesi di preparazione ha tagliato il traguardo in un’ora e tre minuti. Adesso torna alla corsa con la maratona di Honolulu: «L’unica al mondo senza un tempo limite per finirla».

Da sempre sostiene la tesi secondo la quale chiunque, partendo dal divano di casa propria (quindi chi è più propenso a coltivare la pigrizia piuttosto che la pratica sportiva), possa arrivare a partecipare alla maratona di New York. E per chi, non senza ragione, si appoggia al vecchio detto secondo il quale tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, Flavio Doni, cardiologo originario della Brianza ma da anni attivo in terra bergamasca (collabora con il Policlinico San Pietro e con il Centro Athaena), ha pronta una risposta: lo scorso 18 giugno ha compiuto a nuoto in un’ora e tre minuti la traversata dello Stretto di Messina.

«È tutta una questione di gradualità, di progressione», afferma, conscio che imprese come quelle che ha affrontato nel corso degli anni possono non essere alla portata di tutti, ma convinto che una costante attività fisica porti – questa sì, a chiunque – notevoli benefici fisici e psicologici. «È sufficiente partire camminando per cinque minuti, e aggiungere un minuto ogni giorno: una volta raggiunti i quarantacinque minuti di camminata, si può inserire un minuto di corsa leggera alternato a quattro a passo normale, e di lì a salire».

Sembra facile. Non penso però si possa dire altrettanto per la traversata a nuoto dello Stretto.

«In effetti quella richiede qualche elemento in più: bisogna innanzitutto saper nuotare bene, mentre la camminata o la corsa a livello amatoriale non necessitano di una particolare competenza tecnica. Inoltre, a un allenamento costante in piscina va accostata una giusta preparazione atletica. È decisamente faticoso: non è tanto (o solo) la distanza da coprire a rendere l’impresa impegnativa, quanto la presenza di correnti che arrivano fino a dieci chilometri all’ora. Fortunatamente non si è soli: si viene preceduti da barche che conoscono le correnti. La soddisfazione di giungere al traguardo ripaga comunque dei cinque mesi di preparazione, della tensione, della fatica profusa».

Lei ha un ricchissimo curriculum da camminatore/maratoneta. Da dove è nata l’idea di cambiare disciplina, e dedicarsi al nuoto?

«Dopo tanto cammino, ho voluto lasciare un po’ di riposo alle mie articolazioni. Negli anni ho portato a termine le “Six Major”, le sei maratone più prestigiose a livello mondiale (New York, Berlino, Londra, Chicago, Tokyo), e ho partecipato a numerose gare nazionali e internazionali. Ho affrontato due “Mezzi Ironman” (1.900 metri a nuoto, 90 chilometri in bicicletta, 21 di corsa). Ho voluto cogliere una sfida nuova: quella, appunto, della traversata dello Stretto».

Questo amore per lo sport ha in qualche modo a che fare con la specialità cui ha scelto di dedicare la sua vita professionale?

«Mi affascinava la complessità della cardiologia. Si tratta di una specialità legata inevitabilmente a molte altre: pneumologia, nefrologia, neurologia. Un cuore sano e “allenato” garantisce poi – oltre al benessere generale – una bella prestazione sportiva, e questo si lega chiaramente alla mia passione per l’attività fisica».

Ha parlato di benessere generale: al di là delle imprese di cui è stato protagonista, quali sono i benefici dei quali chiunque può godere praticando una regolare attività fisica?

«I benefici sono immensi. Camminando, i muscoli liberano piccoli frammenti di fibre che stimolano i collegamenti tra le cellule nervose. Chi cammina con regolarità ha quindi una probabilità inferiore di incappare in malattie neurodegenerative. Ci sono poi effetti positivi sulla memoria: il movimento agisce sull’ippocampo, area del nostro cervello coinvolta in processi cognitivi tra i quali il consolidamento della memoria stessa. È anche provato che attraverso una buona attività fisica si riesca a rallentare l’invecchiamento. Per non parlare del benessere psicologico: muovendoci liberiamo serotonina, quella che viene definita la “molecola della felicità”».

Veniamo proprio a quest’ultimo punto: non c’è il rischio che si crei una forma di dipendenza dalla camminata e dalla corsa?

«Ci sono effettivamente persone che quando non camminano o corrono hanno la sensazione di non stare bene. Penso però di poterla definire una dipendenza positiva perché, a differenza di quello che accade quando si assumono certe sostanze, ci spinge a non abbandonare il movimento e, quindi, a fare del bene a noi stessi».

Può dare qualche suggerimento a chi volesse avvicinarsi in maniera amatoriale alla camminata e alla corsa?

«Oltre alla gradualità, di cui ho già sottolineato l’importanza, bisogna dotarsi delle giuste calzature: senza lasciarsi troppo ammaliare dalle proposte commerciali, suggerisco scarpe ammortizzanti, di solito identificate con il codice A4. Nel periodo estivo è poi naturalmente importante prestare attenzione al clima, muovendosi preferibilmente la mattina presto o la sera. Fondamentale è poi una corretta idratazione: suggerisco di bere mezzo litro d’acqua prima di uscire».

E per chi volesse praticare un’attività più intensa?

«La regola d’oro è che tutto dev’essere compiuto tenendo conto delle proprie condizioni generali: come dicevo, è fondamentale la gradualità nell’approccio, ed è inutile – se non addirittura dannoso – “strafare”. Detto questo, è consigliabile per tutti, ma soprattutto per chi vuole dedicare più tempo alla corsa, sottoporsi a una visita cardiologica. È poi importante predisporre al meglio la propria muscolatura, affiancando all’attività su strada delle sedute di allenamento in palestra. Suggerisco anche di avvalersi dell’aiuto di un buon preparatore atletico, di una persona laureata in Scienze motorie la cui consulenza può essere preziosa».

Torniamo a lei: quali nuove sfide si prospettano all’orizzonte?

«Mi sto preparando per un appuntamento molto “soft”. L’8 dicembre si corre la Maratona di Honolulu: già il luogo in cui si svolge rende la partecipazione all’evento estremamente piacevole. Ci andrò con la famiglia: mentre sarò impegnato a camminare, gli altri si godranno le bellezze del posto. Ma c’è un altro aspetto che rende questa manifestazione in qualche modo unica: si tratta della sola maratona al mondo che non deve essere terminata entro un tempo limite, ognuno può arrivare quando vuole. Quindi meno stress per le mie articolazioni, e meno tensione agonistica: questi aspetti, uniti ai benefici di cui parlavamo, rendono questo appuntamento particolarmente interessante e piacevole».

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