Stranieri, in un anno versati oltre 250 milioni di Irpef

I DATI. La Fondazione Moressa ha «fotografato» l’apporto degli immigrati: sono il 12,7% dei contribuenti e il 9,4% degli imprenditori. L’analisi dei dati su L’Eco di Bergamo di domenica 20 ottobre.

Le fabbriche, l’agricoltura, i servizi. Ma anche la sanità, le professioni, e sempre più l’impresa. Presenze storiche, ormai pienamente «bergamaschizzate», e persone invece arrivate da poco e che hanno appena iniziato a percorrere il cammino dell’integrazione. Le migrazioni hanno anche un risvolto economico e produttivo, quantificabile in euro e in numeri: ad esempio, l’Irpef versata dai contribuenti stranieri in Bergamasca vale oltre 250 milioni di euro all’anno, mentre le imprese guidate da persone nate all’estero sono ormai quasi 12.500, con un balzo del 20% nel giro di dieci anni.

I dati

La fotografia è condensata nelle pagine del nuovo rapporto annuale della Fondazione Leone Moressa, lo storico «atlante» che dà conto dell’«economia dell’immigrazione», tra aspetti demografici e fiscali. Sullo sfondo rimangono però le fratture economico-sociali ampie, le disuguaglianze spesso profonde, perché – come si legge nel dossier – «rimane alto il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati, pari a oltre 8mila euro annui di differenza, conseguenza diretta della struttura occupazionale».

Il 50,5% degli immigrati è donna, una situazione ben diversa rispetto agli albori delle migrazioni, quando ad arrivare in Italia (e in Bergamasca) erano prevalentemente uomini

Il punto di partenza è nelle presenze. In Bergamasca, a fronte di 1,1 milioni di residenti, nel 2023 si contavano 120.821 abitanti di nazionalità straniera: il 10,9% del totale, circa un punto al di sotto della media regionale (in Lombardia l’incidenza degli stranieri sul totale dei residenti è dell’11,8%). Un primo dato fa da «ponte» al tema più strettamente economico: tra gli stranieri c’è ormai un sostanziale equilibrio di genere, visto che il 50,5% degli immigrati residenti in Bergamasca è donna. Una situazione ben diversa rispetto agli albori delle migrazioni, quando in Italia (e in Bergamasca) arrivavano prevalentemente uomini, padri di famiglia o giovani; ora, tra ricongiungimenti e seconde generazioni, s’è cristallizzato un nuovo equilibrio.

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