Stop alla violenza di genere: «Chiedete aiuto senza paura»

L’ACCORDO. Siglata la convenzione tra Comune e l’associazione Aiuto Donna. Nei primi 6 mesi dell’anno registrati 308 contatti: «Soggetti sempre più giovani».

«Non abbiate paura di chiedere aiuto per mettere in sicurezza voi stesse e i vostri figli»: è l’appello lanciato venerdì 12 luglio dalla sindaca di Bergamo Elena Carnevali, in occasione dell’approvazione in Giunta della convenzione tra il Comune e l’associazione Aiuto Donna–Uscire dalla violenza, per il sostegno dei servizi e delle azioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne. «La presentazione del documento è per noi occasione di riprendere un punto che ha una centralità rilevante come amministrazione. La violenza di genere è un’inaccettabile tragedia che, nonostante il rafforzamento delle misure normative a protezione e tutela delle donne messe in campo negli anni, continua a essere una drammatica condizione quotidiana di vittime, di orfani di femminicidio, di storie di prevaricazione, molestie e violenza», ha esordito Elena Carnevali, sindaca di Bergamo, città capofila della Rete interistituzionale antiviolenza degli ambiti territoriali di Bergamo e Dalmine.

In sei mesi 308 contatti

Aiuto Donna nelle sue tre sedi operative a Bergamo e provincia (Seriate e Terno d’Isola) ha registrato, in questo primo semestre 2024 (da gennaio al 30 giugno), 308 contatti (tramite il numero 1522, l’e-mail del Centro o, anche, in presenza nelle sedi) di cui 140 riguardano la Rete antiviolenza di Bergamo e di Dalmine (erano 315 quelli registrati nel 2023 solo su Bergamo e Dalmine). «L’età delle donne che prendono contatto con noi è sempre più bassa. Hanno anche dodici- quattordici anni – ha spiegato Sara Modora, coordinatrice del Centro antiviolenza Aiuto Donna – . Ma è altrettanto vero che ci sono sempre più donne anziane, dai 70 anni in su. Che subiscono violenze dai mariti, ma anche dai figli. L’omicidio di Giulia Cecchettin (studentessa di 22 anni uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, ndr) ha cambiato molto la nostra società. Dopo il suo caso un gruppo di mamme ci hanno chiamato per chiedere come aiutare le proprie figlie, ma anche i propri figli, in cui vedevano dinamiche relazionali simili a quelle del fatto di cronaca. Ci chiedevano come cogliere i segnali». In 25 anni il Centro antiviolenza Aiuto Donna è diventato un punto di riferimento per tutto il territorio (la sede, a Bergamo, è alla Social Domus in piazzetta Marcovigi), dove trovare aiuto per mettere in campo percorsi di emancipazione, supportando anche l’autonomia abitativa e l’indipendenza lavorativa. «Due pilastri in cui io stessa credo moltissimo e che, come amministrazione, intendo continuare a sostenere», ha sottolineato la sindaca.

«Il Centro una casa per la libertà della donna»

«Il Centro deve essere una casa per la libertà della donna, dove affidare il proprio bagaglio personale che, spesso, è pesantissimo. Per questo non possiamo restare soli e nessuno deve essere lasciato solo. Ognuno di noi, come società civile, può intercettare casi di violenza», ha fatto presente Oliana Maccarini, presidente dell’associazione Aiuto Donna. L’appello a lavorare uniti per aiutare donne che chiedono aiuto, è caldamente accolto dall’assessore alle Politiche sociali, Marcella Messina, che ribadisce l’importanza di procedere in sinergia con tutto il territorio: dalle forze dell’ordine alle realtà del Terzo settore fino alle scuole e il mondo del lavoro (con quattro aziende in Bergamasca il Centro porta avanti una formazione contro la violenza di genere). «Lavorando insieme si è anche maggiormente in grado di intercettare i nuovi fenomeni, come le forme di violenza che possono nascere dall’uso improprio dei cellulari – ha detto l’assessore Messina – . E ricordiamo che i casi di violenza non si verificano solo in contesti familiari svantaggiati, accadono in tutte le tipologie di famiglie. Possiamo e dobbiamo fare meglio per intercettare il prima possibile situazioni in cui le donne si sentono in pericolo, senza dimenticare che è un fenomeno che coinvolge tutti i target e tutte le età».

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