Stop al Superbonus, i nuovi cantieri aperti calati in un anno da 1.400 al mese a soli 32

I DATI LOMBARDI . Nel 2023 lavori per 8,4 miliardi, il mese scorso per 50milioni. L’Ance: «Anche in Bergamasca opere incompiute, gravi conseguenze per imprese e cittadini. Edifici da riqualificare: Europa e Stato aiutino le famiglie».

Lo stop è stato brusco e repentino, e dopo una lunga stagione di cantieri – ma anche di polemiche – il Superbonus è andato sostanzialmente in archivio. Ma le conseguenze della «ritirata» rischiano di essere costose anche in questo caso: tra gli effetti indiretti dei provvedimenti del governo – che hanno di fatto azzerato le possibilità di accesso al «110» – s’intravedono le difficoltà per le imprese edili e per i proprietari. Due facce della stessa medaglia.

Da un lato, appunto, ci sono i proprietari – e gli amministratori condominiali – che avevano programmato degli interventi quando il Superbonus era ancora in vigore, ma che hanno visto eliminate le agevolazioni poco prima di formalizzare l’avvio dei lavori oppure mentre avevano già avviato alcune prime opere. Dall’altro lato, le aziende che avevano fatto preventivi, pianificato assunzioni e investimenti, cominciato in alcuni casi le operazioni propedeutiche ai cantieri. A livello nazionale l’Ance, l’associazione dei costruttori edili, ha stimato che lo stop al Superbonus possa fermare lavori per circa 7 miliardi di euro.

La frenata del Superbonus in Lombardia

Anche su scala locale l’impatto rischia di tradursi in una forte contrazione per il settore edile. Per capire quanto abbia influito in questi anni il «traino» del Superbonus basta mettere in fila i dati su base regionale diffusi dall’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile: in Lombardia il Superbonus – introdotto nel corso del 2020 – ha riguardato circa 78mila edifici, con investimenti attorno ai 22 miliardi di euro. E ancora fino allo scorso anno viaggiava su numeri importanti: solo nel 2023 si sono aggiunti 17mila interventi (una media di 1.400 al mese) con quasi 8,4 miliardi di euro di lavori (circa 700 milioni al mese). E adesso? I dati dell’Enea arrivano a riepilogare quel che è accaduto a maggio 2024: e lo scorso mese, sostanzialmente con la stretta finale al Superbonus ormai in atto, in tutta la Lombardia si sono aggiunti solo 32 interventi (i casi limite per cui l’accesso al «110» era ancora possibile), per un valore di appena 50 milioni di euro. Una forbice decisamente evidente.

In questi anni, il valore dei singoli interventi spaziava – i dati sono sempre riferiti alla media lombarda – dai 120mila euro per gli edifici unifamiliari ai 710mila euro per i condomini. Senza questo «volano», è l’opinione dei costruttori, il settore edile ne risentirà.

Superbonus: «Gli sprechi potevano essere evitati»

«Negli ultimi mesi il Superbonus 110% è stato indicato come il principale esempio di sperpero pubblico, senza tener conto della potenzialità enorme che la leva fiscale ha rappresentato, grazie allo strumento dello sconto in fattura/cessione del credito che garantisce la monetizzazione della spesa, consentendone il sostenimento anche agli incapienti», è la

È tempo di guardare al futuro e la direttiva europea sulle “Case green”

premessa di Vanessa Pesenti, presidente dell’Ance Bergamo. Certo, in questi anni sono emerse anche delle evidenti criticità: «Sicuramente il costo del Superbonus è stato elevato, ma gli sprechi potevano essere evitati se si fossero adottate le giuste precauzioni – prosegue Pesenti -. Fin dell’inizio Ance aveva chiesto di impedire alle imprese non qualificate di accedere alle risorse ed è stata fautrice di un sistema di controlli rigorosi e pesanti per le imprese, per ridurre al minimo le frodi».

Oltre a impedire nuovi lavori, lo stop repentino rischia di lasciare qualche «scheletro» incompleto: «I tantissimi correttivi legislativi in corso d’opera hanno però minato la fiducia nei confronti dello Stato e adesso lasciano sul campo lavori incompiuti anche nella nostra provincia – segnala Pesenti -. Con gravi ripercussioni economiche e sociali per cittadini e imprese». E ora? «È tempo di guardare al futuro e la direttiva europea sulle “Case green” rappresenta un’opportunità che dobbiamo cogliere senza paura – è l’auspicio di Pesenti -. L’Italia ha spinto per una revisione della proposta iniziale, che appariva eccessiva, ottenendo un buon compromesso su cui lavorare. L’obiettivo di riqualificare gli edifici è ambizioso e necessario, e richiede un insieme di strumenti e soluzioni diversificate. Servono le risorse: Europa e Stato devono sostenere la spesa delle famiglie, e banche e operatori devono sviluppare strumenti finanziari innovativi».

«Fondamentale dare risposta alla domanda di abitazioni in affitto»

Allargando lo sguardo, l’Ance reputa poi «fondamentale dare risposta alla domanda di abitazioni in affitto, anche grazie al sostegno di una locazione di tipo industriale, con l’ingresso di operatori professionali, che oggi scontano una tassazione troppo elevata – conclude Pesenti -. Attendiamo un nuovo piano strategico che deve focalizzarsi su mobilità, connessione, sostenibilità, inclusione e servizi alla persona. Nel frattempo è urgente dotare il Paese di una legge chiara per la rigenerazione urbana con stanziamenti adeguati e stabili, dobbiamo migliorare la sicurezza nei cantieri, riducendo gli incidenti sul lavoro. E, per evitare una paralisi del settore, è essenziale che le imprese vengano pagate nei tempi previsti e che i ristori per il caro materiali siano erogati tempestivamente».

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