![La facciata di Palazzo Lupi dalla fontana del Delfino La facciata di Palazzo Lupi dalla fontana del Delfino](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2025/2/16/photos/cache/sos-palazzo-lupi-gioiello-dimenticato-a-bergamo-cercansi-acquirenti_fa9480a8-ebd8-11ef-9032-03330b513a87_1920_1080_v3_large_libera.webp)
(Foto di Foto Agazzi)
PIGNOLO. L’ex caserma in vendita da 12 anni, ma nessun interessamento è andato a buon fine. Ora Cdp vuole coinvolgere il Comune. Valesini: disponibili a parlarne
Il cartello con la scritta «vendesi» appeso al balcone del primo piano che dà sulla piazzetta del Delfino, è da un po’ che l’hanno tolto. Il catenaccio che tiene chiuso il portone lascia soltanto intravvedere quello che per qualche decennio è stato l’ingresso «nobile» dell’ex caserma che ospitava il Comando della Brigata Legnano. Accanto al citofono c’è ancora la targa con gli orari di apertura. Oltre quel portone, inaccessibile da anni, si sviluppa una delle più antiche dimore storiche della città, a metà strada verso Città Alta, proprio sull’incrocio tra via Pignolo e via Pelabrocco. Palazzo Lupi, per tanti l’ex caserma dell’esercito, è chiuso dal 1998, anno in cui gli ultimi effettivi della Brigata Legnano sono stati trasferiti. Fino al 2004 pochi soldati sono rimasti a fare la guardia, poi più nulla. Nel 2013 il palazzo è passato di mano dal Demanio a Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), contestualmente all’ex caserma Montelungo, e da allora è in vendita: dodici anni e nessun acquirente capace di arrivare fino alla firma. Perché di potenziali nuovi proprietari, negli anni, ce ne sono stati, ma l’affare non si è mai concluso.
Il palazzo è passato di mano dal Demanio a Cassa Depositi e Prestiti nel 2013 e da allora è in vendita: dodici anni e nessun acquirente capace di arrivare fino alla firma
La scheda pubblicata sul sito di Cdp è piuttosto scarna: c’è qualche foto, la descrizione sommaria che parla di un «palazzo di pregio con finiture e caratteristiche di pregio e di rilevanza storico/architettonica» dalla superficie lorda di circa 4mila metri quadrati. Una descrizione che non rende l’idea dell’enorme valore di questo complesso, ormai privo di mobili e suppellettili, ma ancora ricco di sale stuccate e affrescate come poche altre residenze cittadine. Servirebbe un investitore privato disposto ad investire non solo per acquistarlo, ma anche per rimetterlo a posto e dargli una nuova vita. Dodici anni fa il prezzo per accaparrarselo era stato fissato a 7,5 milioni di euro, oggi potrebbe essere un po’ inferiore, ma la spesa più alta da sostenere è quella di una ristrutturazione non facile da pensare, visto che la struttura è tutelata dalla Soprintendenza. Nulla si muove, dopo le ipotesi degli anni passati – l’ultima risale al 2019 – e per questo Cdp starebbe pensando di coinvolgere l’amministrazione comunale per dare vita a un’operazione simile a quella che ha portato alla chiusura dei progetti della ex Montelungo, degli ex ospedali Riuniti e del compendio delle suore Orsoline di San Tomaso.
Le parti potrebbero anche vedersi presto (ma al momento non ci sono ancora contatti in merito) per studiare una possibile soluzione in grado di «allettare» un ipotetico acquirente. Le operazioni chiuse negli ultimi anni lasciano ben sperare, anche se in nessuno di quei casi esistevano paletti così stringenti dal punto di vista della tutela artistica e architettonica. Le porte del Comune di Bergamo sono aperte: «Siamo disponibili, come sempre, a fare tutti i ragionamenti del caso su quel palazzo – assicura l’assessore ala Rigenerazione urbana Francesco Valesini –. In questi anni ricordo almeno un paio di possibili acquirenti. Il problema è che una voce in capitolo particolarmente condizionante è quella della Soprintendenza». Tradotto: per mettere mano al restauro di quei locali, immaginando di ricavarci residenze o un albergo, seppure di pregio, si deve intervenire su una struttura di quasi 500 anni, con vincoli e spese che al momento sono soltanto lontanamente immaginabili.
Il Comune di Bergamo si dice pronto a collaborare per sostenere la proposta di un eventuale acquirente, ma non ci sono possibilità che l’ente pubblico possa entrare nella partita della vendita.
Ed è qui che sta la difficoltà di portare avanti qualsiasi operazione. «Le prime due soluzioni che vengono in mente – conferma Valesini – sono effettivamente quelle delle residenze o di un hotel. Certo, i numeri dell’incremento turistico, farebbero pensare che una struttura d’accoglienza potrebbe essere una buona soluzione. Pensiamo per esempio al fatto che fino a sei, sette anni fa investimenti di questo tipo erano sporadici, adesso invece mi sembra che ci siano investitori più interessati proprio per l’andamento delle presenze turistiche in città. La posizione sarebbe molto interessante, a metà strada tra il centro e Città Alta».
La disponibilità del Comune ad accompagnare un’eventuale operazione di vendita, dunque, c’è. Nessuna possibilità, invece, di acquisto da parte dell’ente pubblico: «Comprarlo per poi ritrovarci nelle stesse condizioni di Cdp non avrebbe senso – conferma ancora l’assessore Valesini –. Il Comune non ha disponibilità economiche per fare acquisizioni di patrimonio di quel genere e poi bisognerebbe comunque sistemarlo e pensare a una nuova destinazione. Per quanto riguarda un interessamento privato, invece, con il nuovo Pgt l’amministrazione ha aperto anche alla possibilità di cambi d’uso, che ora non sono più così vincolanti. Resta il problema che trattandosi di un edificio sottoposto a un vincolo monumentale, anche le eventuali nuove destinazioni dovranno passare al vaglio della Soprintendenza».
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