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Cronaca / Bergamo Città
Sabato 01 Marzo 2025
Sono 400 i detenuti con dipendenze o problemi psichici
I NUMERI. Via Gleno, celle sovraffollate (+18% in 5 anni). Le azioni di Carcere e Territorio per il reinserimento.
Per qualche settimana, appena dopo le festività natalizie, i numeri si erano lievemente attenuati, scendendo attorno ai 560 detenuti. Ora però il carcere di Bergamo torna a sfiorare il record negativo, lambendo l’asticella dei 600 reclusi: al 26 febbraio, stando alle cifre aggiornate del ministero della Giustizia, la casa circondariale di via Gleno accoglieva 590 persone, a fronte dei 319 posti regolamentari, con un tasso di affollamento del 185%.
La crescita è continua, se rapportata al recente passato: il 29 febbraio 2024 i reclusi erano 552; il 29 febbraio 2020, un lustro fa, appena prima delle misure deflattive legate alla pandemia, i ristretti erano 499. Così, la popolazione carceraria di Bergamo è aumentata del 6,9% in un anno e del 18,2% in un quinquennio. Cifre che appunto oscillano continuamente, visto che il picco era stato toccato con i 595 detenuti presenti al 16 dicembre 2024.
Un anno critico
Quello da poco concluso è stato un anno critico per tutto il sistema carcerario italiano, tra sovraffollamento ed eventi critici. Nel penitenziario di Bergamo, secondo i dati raccolti dall’associazione Carcere e Territorio, lo scorso anno si è registrato un decesso per cause da accertare, ma anche 21 tentativi di suicidio, 131 episodi di autolesionismo e 20 aggressioni al personale, mentre i detenuti con problemi di dipendenza o disagio psichico sono circa 400.
«Per disporre di un minimo reddito vitale, per costruirsi una cultura del lavoro e per accedere alle misure alternative – riflette Fausto Gritti, presidente dell’associazione Carcere e Territorio, nella relazione che racchiude le attività svolte nell’anno da poco concluso, Molti soggetti necessitano di una opportunità di accompagnamento al lavoro. Rilevante è anche la quota di chi, non disponendo di una casa o di una rete famigliare, necessita di una accoglienza temporanea. Casa e lavoro sono i presupposti sociali indispensabili per i percorsi di reinserimento dei detenuti e su di essi l’associazione ha concentrato il maggior sforzo operativo».
Carcere e Territorio fa da regia progettuale, contribuendo al coordinamento di più progetti. «Reti» finanziato da Regione Lombardia (capofila è il Nuovo albergo popolare), «E uscimmo a rivedere le stelle» (con capofila sempre il Nuovo albergo popolare) finanziato dalla Fondazione della Comunità Bergamasca e da altri enti (Comune di Bergamo, Istituti educativi, Mia, Azzanelli, Caritas, associazione Homo, Opera Pia Caleppio), «Si può fare» finanziato dal ministero della Giustizia (capofila è il Consorzio Mestieri Lombardia), il «bando C» di Regione Lombardia per un centro diurno, «Liberi di abitare» sempre di Regione (capofila il Consorzio Mestieri).
Negli appartamenti dedicati al supporto di chi accede a misure alternative, nel 2024 Carcere e Territorio ha dato accoglienza a 33 persone (27 uomini, 6 donne; 2 persone tornate libere, 21 in misura di affidamento, 10 in detenzione domiciliare).
C’è poi il lavoro, con più modalità: col Consorzio Mestieri sono stati gestiti 96 tirocini per mansioni che vanno dall’operatore ecologico alle manutenzioni fino all’assemblaggio, in realtà come cooperative sociali (61 tirocini), enti pubblici (15 tirocini), fondazioni e associazioni (4 tirocini), imprese del privato «puro» (16 tirocini); in 25 casi si è arrivati poi all’assunzione, 40 progetti sono ancora in corso, 21 si sono conclusi per fine pena, in 10 casi sono stati interrotti. A questi si aggiungono 13 percorsi di lavori di pubblica utilità e 17 «messe alla prova». Ma ci sono poi anche Lavori le attività dentro il carcere, sia per garantire esperienze di lavoro, sia per costruire momenti di formazione. Una galassia ampia, quella dei laboratori: solo per citarne alcuni, quello tessile gestito da Abf ha coinvolto 18 detenuti con 2.253 ore di lavoro, Mosaico ha coinvolto nella cura dell’orto e del giardino 10 detenuti, Pedalopolis ha attivato un laboratorio di riparazione biciclette con 3 detenuti, il forno della cooperativa Calimero ha coinvolto 9 detenuti.
Le sfide future
Per il nuovo anno, spiega Gritti, «si consolideranno gli organismi sia a livello politico sia organizzativo», partendo da «una cabina di regia istituzionale che assicuri una visione unitaria e obiettivi strategici chiari per la progettazione». Una rete anche per superare le oggettive difficoltà di questa mansione, per esempio nel reinserimento abitativo: tema su cui, rileva Carcere e Territorio, «criticità si sono evidenziate nell’aumento delle spese manutentive, nella
difficoltà di accompagnare al mercato libero anche chi ha finito la pena». Sfide che riguardano fasce sempre più ampie di popolazione: tra chi ha alle spalle un’esperienza nella giustizia penale, però, gli ostacoli rischiano di farsi ancora più forti.
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