Cronaca / Bergamo Città
Sabato 20 Luglio 2019
Soldi per un aiuto all’esame di maturità?
«Tutto in regola, le carte lo dimostrano»
Lettera anonima contro l’istituto aeronautico: chiede 500 euro per la Maturità. La scuola: sono una tassa. Blitz della Guardia di Finanza durante la prova di matematica: un professore stava risolvendo il quesito in aula.
Soldi in cambio di un aiuto per l’esame di maturità? Per ora resta un’ipotesi ancora tutta da dimostrare. Ma il blitz degli ispettori addetti alla vigilanza dell’esame di Stato e dei militari della Guardia di finanza il 20 giugno scorso nell’aula del liceo scientifico dell’istituto aeronautico «Locatelli» in via Carducci, dove era appena iniziata la seconda prova (matematica-fisica), è diventato l’incipit del fascicolo che la pm Silvia Marchina ha aperto per concussione. L’unico indagato è il professore di matematica quarantenne, commissario interno, che stava compilando uno dei quesiti e che era stato immediatamente sospeso dall’attività di commissario.
Stava risolvendo il compito per poi passarlo agli studenti? È quello che stanno cercando di capire i militari della Gdf. «No – ribatte il professore, sentito da “L’Eco di Bergamo” – stavo cercando di risolvere il primo quesito per portarmi avanti nella correzione che era prevista l’indomani. Io ho cominciato a fare il professore a dicembre, chiamato per sostituire una collega in malattia. Sono lento e temevo di non farcela. Non sapevo che a noi commissari fosse vietato dal regolamento risolvere i quesiti all’interno dell’aula dove si svolge l’esame, altrimenti me ne sarei guardato bene dal farlo. Ma lo fanno tutti, così pensavo fosse lecito, tanto più che accanto a me c’era la commissaria esterna che non m’ha detto nulla. L’ho fatto in buona fede e non certo per facilitare gli studenti. Il denaro? Mai sentito parlarne, l’ho letto sul giornale».
«La sospensione? Ho commesso un errore perché ignoravo il regolamento – ammette il professore –, ma non mi aspettavo questo risalto, non mi aspettavo di finire sui giornali. Ci sono rimasto male, ma ho la coscienza a posto».
Sulla buona fede del quarantenne giura anche il preside dell’istituto Giuseppe Di Giminiani: «Il professore non aveva nulla da nascondere, tanto che il quesito lo stava risolvendo davanti ai colleghi. Evidentemente non sapeva che gli insegnanti delle commissioni possono risolvere i quesiti delle prove d’esame solo lontano dai luoghi dove si svolge la prova. Ci credete che nemmeno io, dopo 40 anni di insegnamento, lo sapevo?».
A dare il là alla vicenda è stata una lettera firmata genericamente da «Un gruppo di genitori» in cui si dava conto di possibili «aiutini» e si accennava a una quota di denaro, 500 euro, da versare «in contanti come spese per il lavoro dei docenti interni». La missiva è stata spedita all’Ufficio scolastico territoriale. «Una segnalazione piuttosto circostanziata – fanno sapere dagli uffici – su alcune anomalie che avrebbero potuto verificarsi nel corso della prova e su alcuni aspetti di gestione della scuola, al di là dell’esame in sé».
L’ha ricevuta pure la Guardia di finanza, che ha coordinato il blitz con gli ispettori dell’Ufficio scolastico e che è ora al lavoro per scoprire se ci sia una correlazione fra quei 500 euro e l’«aiutino» ipotizzato.
«I 500 euro di cui parla la lettera non sono altro che la tassa d’esame prevista dal contratto sottoscritto dalle famiglie al momento dell’iscrizione. Tutto fatturato, pure nel caso di pagamento in contanti», specifica Di Giminiani, che poi provvede a inviare il documento. Nel quale, in effetti, al capo C del punto 1, si trova la voce «Tassa d’esame» cui corrisponde l’importo di 500 euro. Gli inquirenti stanno cercando di accertare se, oltre alla tassa d’esame, alle famiglie degli studenti in difficoltà venisse richiesto un contributo sotto banco. Per il momento nulla è emerso in questo senso.
«Dal 1995, quando nel nostro istituto si sono svolti per la prima volta gli esami di maturità, non era mai successo, né mai avevo sentito queste voci – precisa il preside –. La lettera anonima l’ha scritta chi vuole male alla nostra scuola. Si vede che a qualcuno dà fastidio il nostro istituto, perché è il migliore della città»
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