Società sportive in forte difficoltà
«Emergenza, il 30% non riaprirà»

Dopo l’emergenza Covid il mondo dello sport si sta rialzando, gradualmente e non senza difficoltà.

Ne abbiamo parlato con Alberto Gamba, consigliere nazionale dell’Associazione nazionale impianti sportivi & fitness (Anif), e patron del club SportPiù presente a Bergamo e provincia con sei centri.

«L’associazione Anif fondata nel 1996, rappresenta 600 palestre iscritte al circuito. Abbiamo dialogato fin dall’inizio con il Governo, - dice Gamba, che per Anif è il riferimento in Lombardia e provincia di Bergamo –. Le società sportive dilettantistiche sono andate subito in difficoltà fin dall’inizio dell’emergenza. Sono state le prime a chiudere e le ultime a riaprire. Siamo stati vicini ai nostri istruttori, siamo riusciti a far mettere un budget al Governo per un bonus relativo al mese di marzo per tutta la categoria. Hanno promesso che faranno in modo di garantirlo anche per aprile e maggio. Non sono dipendenti ma collaboratori e sono stati penalizzati da questa emergenza. Ma l’aspetto più importante è che il ministro Spadafora ha promesso un rinnovamento del contratto collettivo nazionale. Noi spingiamo per questo». Sarebbe un passo significativo per gli operatori dello sport che in Lombardia sono circa 85 mila.

Ma l’emergenza ha lasciato un segno su tutto il settore, che probabilmente si manifesterà nei prossimi mesi: «Pensiamo che il 30% delle società sportive non riaprirà e il 20% non arriverà a fine anno, - prosegue Gamba - ho saputo che qualcuno ha posticipato la riapertura a settembre e questo non è un bel segnale». Capitolo abbonamenti e rimborsi a carico dei gestori già in difficoltà: potrebbe essere questa la goccia che fa traboccare il vaso.

Nel decreto Rilancio il Governo ha stabilito che i titolari degli abbonamenti possono presentare un’istanza di rimborso di quanto già versato allegando la ricevuta di pagamento. «Dobbiamo restituire i giorni non usufruiti dell’abbonamento per i clienti - conclude Gamba -. Senza aiuti questa restituzione sarà onere dei club, piscine comunali incluse. Né i clienti, né le società hanno avuto colpa di quello che è successo. Una visione globale sarebbe stata d’aiuto a tutto lo sport che in Italia è prevalentemente gestito da privati. Ricordiamo che solo il 2% è pubblico»..

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