Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 17 Aprile 2024
Soccorsi tempestivi per infarto e ictus, in Bergamasca la rete funziona
L’INDAGINE. La provincia di Bergamo sopra la media lombarda. Per il 60% dei pazienti infartuati intervento entro 90 minuti. Lorini: serve una cultura preventiva. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo di mercoledì 17 aprile.
Il nome può sembrare forse spigoloso, ma custodisce l’essenza di un’attività salvavita: reti tempo-dipendenti. In quella definizione è riassunto il complesso sistema dell’emergenza-urgenza dedicato a dare risposte tempestive a situazioni acute in cui il fattore-tempo è decisivo: infarti, ictus e gravi traumi. Perché in questi casi è appunto dal tempo che dipende la vita del paziente (e la qualità della vita in caso di sopravvivenza). La Bergamasca, numeri alla mano, può contare su risultati importanti: l’indagine nazionale dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, branca del ministero della Salute) ha elaborato un’amplissima mole di indicatori riferiti al 2022, in cui emerge come la provincia di Bergamo abbia spesso performance sopra la media regionale, oltre che nazionale. Più in generale, la Lombardia e le altre regioni del Nord staccano il resto d’Italia.
Infarti e ictus, i dati
Partendo dall’ambito cardiologico delle patologie tempo-dipendenti, l’indagine analizza ad esempio l’attività legata all’infarto miocardico acuto: la Bergamasca ha trattato 609 ricoveri di questo tipo nel 2022, e nel 60,59% dei casi il paziente è stato sottoposto a una Ptca (angioplastica coronarica percutanea transluminale) entro 90 minuti. Un indicatore, questo, che indica la tempestività della risposta del sistema sanitario: Bergamo ha la seconda miglior performance lombarda e si colloca quasi 9 punti percentuali sopra la media lombarda (al 51,48%) e oltre 10 punti sopra la media delle regioni italiane (50,48%). Più tempestivamente si interviene e migliori sono gli esiti: in Bergamasca il tasso di mortalità per infarto miocardico acuto – calcolato entro i 30 giorni dal ricovero – è del 7,70%, in linea col 7,71% lombardo e al di sotto del 7,91% di media italiana; analogamente anche la mortalità a 30 giorni da un intervento di bypass aorto-coronarico in provincia di Bergamo è all’1,93%, mentre a livello nazionale sale al 2,06% (in questo caso la media lombarda è ancora più bassa, all’1,82%). Altra patologia tempo-dipendente è l’ictus. Anche qui la reattività nella risposta si può leggere attraverso gli esiti dell’evento acuto: a 30 giorni dal ricovero, in Bergamasca il tasso di mortalità è dell’8,87%, più basso di quanto si fa a livello regionale (9,26%) e due punti anche sotto la media nazionale (10,87%); a livello di valori assoluti, nel 2022 la Bergamasca ha ricoverato 723 persone per ictus ischemico.
Traumi e Ps
I traumi restano una delle attività che più impegnano la rete dell’emergenza-urgenza. Nel 2022 gli ospedali bergamaschi hanno contato 7.654 ricoveri per «patologie traumatiche e postumi di trauma»: l’1,49% dei ricoveri (114 casi) ha necessitato di un transito in neurochirurgia (a livello lombardo si sale al 2,86%), l’1,71% (131 casi) ha avuto un transito in terapia intensiva (contro il 2,25% di media lombarda).
Complessivamente, sempre nel 2022 i pronto soccorso della provincia di Bergamo hanno accolto 311.360 pazienti, oltre 850 al giorno. Ma qual è la «distribuzione» dei codici? Emerge una doppia chiave di lettura: i codici bianchi (i casi meno gravi, dove molto spesso l’accesso è improprio) sono stati solo il 3,1%, contro l’8,2% di media regionale e l’11,9% di media nazionale, ma qui sono più alti i codici verdi, che arrivano al 72%, contro il 67,1% di media regionale e il 50,5% di media nazionale; in sostanza, solo il 24,9% dei casi – uno su quattro – è associato a un codice giallo o rosso, quasi in linea col 24,7% lombardo, ma al di sotto del 37,6% nazionale. C’è però anche un 5,75% di pazienti che abbandona l’ospedale prima della visita medica, durante gli accertamenti o prima della chiusura della cartella clinica: circa un paziente su 20 che accede in pronto soccorso, in sostanza, lo lascia prima che la «pratica» sia definita. Quanto ai tempi di permanenza in pronto soccorso (dall’arrivo alla dimissione), la media per un codice bianco in Bergamasca è di 163 minuti (contro i 153’ lombardi), 247 minuti per un codice verde (in linea con la media regionale), 448 minuti per un codice giallo (378’ la media regionale), 280 minuti per un codice rosso (318’ la media regionale).
Prevenzione e formazione
Ma l’approccio alle patologie tempo dipendenti necessita anche di un lavoro culturale. «Per infarto e ictus, ogni secondo è fondamentale per la sopravvivenza e la qualità della sopravvivenza – premette Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica del “Papa Giovanni” e professore di Anestesia e Rianimazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca –. Per questo bisogna ragionare in maniera approfondita e innovativa anche su ciò che succede prima dell’ospedale, sul ruolo che può avere ciascuno di noi. Mettendo al centro una parola: cultura».
Da quella parola discendono due declinazioni: «Serve una cultura preventiva dedicata alla salute, su cui investire tempo e risorse, veicolando attraverso i media la corretta cultura della prevenzione. Serve poi una cultura della formazione rispetto alle manovre da eseguire nei momenti in cui si incontra una patologia come l’infarto: un corso per il massaggio cardiaco impiega solo 8 ore e serve per tutta la vita, ma troppe poche persone sono preparate. Pensiamo alla differenza che potrebbe fare avere migliaia di persone correttamente formate: pensiamo agli insegnanti, o a chi lavora a contatto col pubblico. Soccorrere tempestivamente una persona è decisivo, andrebbero promossi corsi di formazione. E pensiamo anche all’importanza di far imparare i bambini a nuotare, alla luce dei troppi annegamenti che avvengono ogni estate». Serve un cambio di rotta: «Dobbiamo convincere il cittadino, la comunità, le istituzioni che la rete tempo-dipendente non è rappresentata solo dall’ospedale, ma anche da una cittadinanza preparata – sottolinea Lorini –. È un percorso fattibile, serve la giusta volontà e la giusta organizzazione».
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