Sintomi Covid, su le chiamate al 118
Aumentate del 49% in un mese

Fra Bergamo, Sondrio e Brescia è questo il dato relativo alle richieste per problemi respiratori o infettivi registrato da Soreu.

La rincorsa delle date, quasi un anno dopo, è eloquente. Lo scorso lunedì, il 22 febbraio, alle porte di una settimana di nuovo epidemiologicamente critica, alla Soreu Alpina – il riferimento del 118 per le province di Bergamo, Brescia e Sondrio – sono arrivate 125 chiamate per «motivi respiratori o infettivi», la galassia di emergenze che immediatamente richiamano il Covid. Per ritrovare un numero così elevato di telefonate, tocca scavare parecchio: fino al 13 aprile 2020, quando si era ancora nel pieno della prima ondata del virus. È anche dai numeri dell’Areu, l’agenzia regionale per l’emergenza-urgenza, che corre l’allarme per questo «pezzo» di Lombardia, il più esposto al nuovo rimbalzo di contagi, quello innescato soprattutto dalle varianti.

«La situazione a Bergamo è contenuta - premette Rainiero Rizzini, responsabile operativo della Soreu delle Alpi -. Il trend per la nostra provincia si mantiene costante, parliamo di circa 20-25 soccorsi di media al giorno. Il 70-75% delle chiamate della centrale ricade invece su Brescia: ci sono delle aree di cluster dove la tendenza di crescita si registra da fine gennaio. La situazione, pur in crescita, è comunque sotto controllo sia nei tempi di risposta telefonica sia nei tempi di soccorso e ospedalizzazione. Sono state già potenziate le ambulanze. Chiaramente, occorrerà vedere come si evolverà. Se il trend di rialzo continua, si può entrare in una fase più critica: siamo pronti per mettere in campo tutti gli eventuali interventi compensativi».

L’eco delle sirene è tornato, soprattutto a Brescia. Di riflesso, però, anche il territorio bergamasco ne è interessato: «Con gli ospedali del Bresciano in sofferenza, sono aumentati i trasferimenti anche verso le strutture della Bergamasca, soprattutto verso il Papa Giovanni e Seriate. Ma è una situazione ancora contenuta», aggiunge Rizzini. Nell’ultima settimana per cui sono disponibili i dati, cioè nel periodo 19-25 febbraio, si sono sempre superate le 95 chiamate quotidiane tra le province di Brescia, Bergamo e Sondrio. E se si guarda alla media mobile su 7 giorni, l’indicatore che permette di armonizzare le oscillazioni quotidiane (per esempio, nei giorni festivi ci sono spesso più chiamate perché non ci sono gli ambulatori dei medici di base), al 25 febbraio si è raggiunta quota 106 chiamate giornaliere: di nuovo, tocca tornare indietro sino ad aprile per trovare dati simili.

Agli inizi di questa «terza ondata», come la definiscono in Regione, l’attività dei servizi di emergenza tra Brescia (soprattutto) e Bergamo appare dunque addirittura superiore a quella osservata nel picco della seconda ondata, che aveva appunto solo sfiorato Bergamo e Brescia: l’apice, durante la replica autunnale del virus, era stata di 119 chiamate «reali» il 9 novembre, e una media mobile di 102 il 15 novembre. «La seconda ondata era stata molto contenuta, per certi versi anche inferiore a quanto si vede ora – riflette Rizzini -. Stiamo vivendo ora quello che le altre province hanno vissuto a novembre».

La crescita delle chiamate è andata spedita negli ultimi giorni, esattamente come l’escalation di contagi. Sempre guardando alla media mobile delle telefonate, nell’ultima settimana sono cresciute del 18% (dalle 90 del 20 febbraio alle 106 del 25 febbraio); nelle ultime due settimane l’incremento è stato del 39%, nell’ultimo mese del 49%. Distantissimo è comunque il picco che si raggiunse nei giorni più drammatici dell’ondata primaverile: il 13 marzo, la Soreu Alpina – che ha sede al «Papa Giovanni» – toccò le 694 chiamate «reali» in 24 ore, praticamente cinque volte e mezzo l’allarmante dato registrato il 22 febbraio.

È nella Lombardia orientale che l’emergenza sanitaria è più intensa, ma ormai il via vai delle ambulanze si sta intensificando ormai in quasi tutta la Lombardia: «Ci sono segnali di crescita anche dalle altre province, in particolare Milano e l’area dei laghi – prosegue Rizzini -, ma sempre in una situazione complessivamente contenuta». Se la centrale Alpina appunto ha visto una crescita di quasi il 50% nelle chiamate nell’ultimo mese, le altre registrano rialzi significativi ma più tenui: +29% di chiamate alla Soreu dei Laghi, che ha competenza sulle province di Como, Lecco e Varese; +27% nella Soreu Metropolitana, che si occupa delle chiamate da Milano e Monza; situazione invece quasi stabile nella Soreu della Pianura, dedicata alle emergenze di Cremona, Lodi, Mantova e Pavia, dove l’incremento nell’ultimo mese è stato «solo» dell’8%.

Lo stress sul sistema dell’emergenza nelle ultime settimane si era acuito anche per una socialità e mobilità molto alta. «Ci sono stati alcuni weekend recenti, penso a quello di San Valentino, con moltissima gente in giro, soprattutto in montagna – ricorda Rizzini -: questo ha comportato un’intensa attività di soccorso ordinaria, per incidenti stradali o cadute. Rispetto alla prima ondata o al lockdown della seconda, l’attività del 118 e dell’emergenza in generale si è così dovuta sdoppiare, con uno sforzo maggiore».

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