Sigarette, in Bergamasca il 42% fuma e uno su 4 ha iniziato tra i 14 e i 15 anni

I DATI. Lo studio commissionato dalla Lilt a Swg. Tra i giovani sono sempre più diffuse quelle elettroniche. E solo il 26% ritiene efficaci i divieti all’aperto.

Ci sono la «tradizionale» sigaretta o i più vetusti sigari, e poi la proliferazione dei nuovi dispositivi, da quelli a tabacco riscaldato allo svapo della sigaretta elettronica, sino ad arrivare alla cannabis. Nelle sue diverse forme, il fumo resta una delle dipendenze più diffuse (e dannose): il totale dei fumatori resta sostanzialmente stabile, ma le nuove «mode» attraggono pericolosamente i più giovani (soprattutto i «dispositivi digital»), e la Bergamasca segnala una certa diffidenza rispetto ai possibili nuovi divieti.

In occasione della Giornata mondiale senza tabacco, ricorrenza che cade domani, il coordinamento regionale della Lilt (Lega italiana lotta tumori) ha commissionato alla società di ricerca Swg un’approfondita analisi del fenomeno (con un’indagine su un campione di 2.317 persone tra i 18 e i 74 anni), capace di restituire una fotografia nitida anche sulla Bergamasca.

In provincia di Bergamo fuma il 42% della popolazione (in linea col 41% lombardo), mentre un altro 22% si dice ex fumatore. E si inizia sempre presto: l’età media in cui si comincia è 17,8 anni (anche in questo caso la media lombarda è simile: 17,7 anni), e lo si fa quasi sempre con una sigaretta tradizionale (nell’84% dei casi) e in compagnia di amici (nel 70% dei casi).

Chi fuma

Oggi fumare vuol dire farlo attraverso modalità sempre più diverse, e quel 42% di bergamaschi fumatori è frammentato su più voci (in alcuni casi si fa ricorso anche a più modalità). La sigaretta tradizionale, pur meno diffusa di un tempo, resta però lo «strumento» più frequente: il 29% dei bergamaschi fuma ancora così. I dispositivi a tabacco riscaldato (come le Iqos) prendono sempre più piede e oggi sono utilizzate dal 14% dei bergamaschi, più di quanti fumino le sigarette arrotolate (i drum, 13% dei bergamaschi); c’è poi un 12% che utilizza gli «svapo» (sigaretta elettronica) con nicotina e un altro 11% che preferisce lo «svapo» senza nicotina.

Fumano di più le donne (qui si raggiunge il 35%) e soprattutto nelle fasce d’età più elevate (si arriva al 48%, a prescindere dal genere); il 53% vorrebbe però smettere.

I dati complessivi regionali aggiungono alcune differenze significative tra generazioni più giovani e meno giovani. Se appunto l’età media della prima esperienza è di poco inferiore ai 18 anni, in Lombardia il 7% di chi ha fumato lo ha fatto ancora prima dei 14 anni, e capitava soprattutto in passato: tra chi oggi ha 65-74 anni, ben il 10% ha iniziato prima dei 14 anni. Tornando invece al presente, il 24% di chi fuma ha tirato la prima boccata tra i 14 e i 15 anni e il 19% tra i 16 e i 17 anni. Dati in linea anche in Bergamasca. Ma perché ci si avvicina al vizio? Il 47% dei fumatori lombardi dice di averlo fatto «per curiosità», ed è così soprattutto tra chi oggi è più giovane (si arriva al 53% nella fascia 18-34 anni), oppure perché si voleva sentirsi grandi (12%, ma con una punta del 17% tra chi oggi ha 55-74 anni).

Gli identikit

Sempre su scala regionale prende forma l’«identikit» di chi oggi fuma le sigarette tradizionali, dalle «bionde» a quelle arrotolate. Partendo dal 29% di «fumatori tradizionali», spiccano alcuni fattori con un’incidenza più alta: succede di più tra le donne (qui si raggiunge il 35%) e soprattutto nelle fasce d’età più elevate (si arriva al 48%, a prescindere dal genere); il 53% vorrebbe però smettere. E qual è, invece, il profilo di chi fuma «dispositivi digital», cioè sigarette elettroniche o dispositivi per tabacco riscaldato? Se il dato complessivo lombardo inserisce in questa categoria il 16% della popolazione, la propensione è decisamente più forte tra i giovani, visto che nella fascia dai 18 ai 24 anni si sale a un’incidenza del 24%; quello verso i «dispositivi digital» è nella gran parte dei casi un passo successivo all’inizio dell’abitudine al fumo, visto che il 66% di questi consumatori ha comunque cominciato con le sigarette tradizionali. L’indagine regionale legge il fenomeno anche attraverso le lenti opposte, cioè con lo sguardo di chi non è fumatore: la maggioranza dei non fumatori è restato lontano dalle sigarette per contrarietà al fumo, perché non vuole correre rischi per la salute o perché non ha piacere dell’odore o del sapore del fumo

I divieti? Nì

Solo qualche settimana fa, la stretta sul fumo all’aperto aveva animato il dibattito politico in diverse grandi città d’Italia, da Torino a Milano. E a Bergamo?Tema al momento fuori dal perimetro di scelte amministrative e campagna elettorale, il parere dei bergamaschi segnala più freddezza rispetto alla media regionale. Si dice favorevole a un qualche divieto di fumo nei parchi giochi l’85% dei bergamaschi, contro l’88% dei lombardi; nelle aree esterne degli ospedali è favorevole al divieto il 79% dei bergamaschi, poco al di sotto dell’81% di media regionale; la forbice è più ampia rispetto alla possibilità di divieto di fumo nelle aree esterne dei ristoranti, condivisibile per il 70% dei bergamaschi contro il 75% di media regionale. Da un’altra prospettiva, solo il 26% dei bergamaschi ritiene efficace il divieto assoluto di fumare all’aperto (in Lombardia il consenso è del 29%); analogamente, il 27% dei bergamaschi considera poco importante l’obiettivo di una città «smoke free», mentre in Lombardia lo pensa solo il 22% degli intervistati.

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